05. Secondo alcuni studiosi, la purificazione del santuario di Daniele 8:14 non ha nulla a che fare con il cielo o con il 1844, perché il “piccolo corno che diventò molto grande”, che invase la Palestina e profanò il tempio è Antioco Epifane e non Roma imperiale e papale. Inoltre, le 2.300 sere e mattine corrispondono a 1.150 giorni, per cui un po’ più di tre anni.

05. Secondo alcuni studiosi, la purificazione del santuario di Daniele 8:14 non ha nulla a che fare con il cielo o con il 1844, perché il “piccolo corno che diventò molto grande”, che invase la Palestina e profanò il tempio è Antioco Epifane e non Roma imperiale e papale. Inoltre, le 2.300 sere e mattine corrispondono a 1.150 giorni, per cui un po’ più di tre anni.

Il libro di Daniele comprende quattro principali profili profetici: Daniele 2; 7; 8 e 9; 11. Queste principali linee profetiche coprono praticamente lo stesso periodo storico, però ciascuna di esse aggiunge dei particolari che non si trovano in quelle precedenti. Gli imperi (Babilonia, Medo-Persia, Greco e Roma) rappresentati nei variegati simboli, hanno avuto a che fare con il popolo di Dio attraverso i secoli.

Il capitolo 7, dopo il frazionamento dell’impero romano, annuncia l’apparizione di un potere politico-religioso raffigurato nel piccolo corno, che opprime il popolo di Dio e svilisce la legge di Dio, per poi essere giudicato alla presenza del figlio dell’uomo.

Daniele 8, rispetto a Daniele 2 e 7, si concentra in modo particolare su quel periodo noto come giudizio, in relazione alla salvezza. La profezia inizia con l’impero medo-persiano, prosegue con quello greco (Dn 8:3-4, 20) e quindi arriva a Roma.

Il problema, secondo alcuni studiosi, si presenta a partire da versetto 9. "Da uno di essi uscì un piccolo corno, che si ingrandì enormemente in direzione del mezzogiorno, dell'oriente e del paese splendido" (Dn 8:9). Una traduzione infelice di questo testo fa credere che questo piccolo corno sorge da una delle 4 corna elleniche e quindi si pensa che il piccolo corno sia Antioco Epifane. In realtà il testo dice: "da uno dei quattro venti del cielo". La spiegazione data ai versetti 23-25 conferma ciò: il piccolo corno sorgerà "alla fine del loro regno...», in altre parole dopo la distruzione di questi o dei rispettivi regni.

Inoltre, il corno di Daniele 8 ha le stesse caratteristiche del corno di Daniele 7 e, pertanto, la profezia addita lo stesso potere che sarà infranto senza opera di mano e nel giorno del giudizio.

Daniele VII

versetto 20: maggiore dei precedenti

versetto 25: parole contro l’Altissimo

versetto 25: cambia tempi e legge

Daniele VIII

versetto 9: divenne molto grande

versetti 11 e 25: autoesaltazione

versetto 13: calpesterà la verità

versetto 25: perseguiterà i santi

versetto 26: sarà sterminato

versetto 10: calpesterà l’esercito del cielo

versetto 26: sarà distrutto senza opera umana

(vedere anche 2:45; 7:26)

Il corno di Daniele 8 rappresenta Roma nella sua fase politico–religiosa. Infatti, scrive Oscar Culman: "il culto dell’imperatore era il punto in cui lo Stato romano superava i suoi limiti, in cui si ergeva per così dire a istituzione divina, al fine di dominare anche sulle anime dei suoi sudditi... Rifiutare di offrire i sacrifici all’immagine dell’Imperatore e di pronunciare Kyrios Kaiser (Signore Cesare) comportava d’ufficio la condanna a morte" (Oscar Culman, Dieu et Césare, Neuchatel, 1936, p. 83, 84). Il cattolico Wladimir d’Omersson, accademico francese e ambasciatore per otto anni presso la santa sede, scrive: "Sul piano storico il Papa è l’erede dei Pontefici Romani e questo titolo interessa sia l’antico impero di Roma sia l’era cristiana" (Wladimir d’Omersson, il Papato, ed. Paoline, 1958, p. 156).

In breve, è evidente che il potere dietro il quale si nasconde il piccolo corno non può essere Antioco Epifane (re di Siria dal 175 al 164 a.C.) e che pertanto la purificazione del santuario non riguarda il tempio di Gerusalemme.

APPROFONDIMENTO

Daniele 8: il quinto corno

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