06. Dobbiamo considerare le 2.300 sere e mattine come giorni letterali o profetici?

06. Dobbiamo considerare le 2.300 sere e mattine come giorni letterali o profetici?

In risposta a questa domanda è importante non perdere di vista il contesto profetico il cui genere letterario è caratterizzato dal simbolismo, quali le profezie di Daniele e Apocalisse. Pertanto, la spiegazione dei testi biblici non può essere cambiata a piacimento passando dal simbolico al letterale come fanno alcuni autori. Ad esempio, il montone, il capro con le quattro corna e il corno che spunta da una di esse hanno un valore simbolico e rappresentano re e regni, le 2.300 sere e mattine costituiscono invece dei semplici giorni.

Nel 1729, T. Crinsoz scriveva: "Io non penso che le 2.300 sere e mattine, dopo le quali il santuario deve essere purificato, significhino duemilatrecento giorni naturali. L’avvenimento ha fatto fin troppo vedere che il santuario e l’esercito dovevano essere calpestati per un periodo molto più lungo. Trattandosi qui di una profezia, è ragionevole intendere attraverso questo numero di sere e mattine, non dei giorni naturali, ma dei giorni profetici» (Essai sur l’Apocalypse, avec des éclaircissements sur les prophéties de Daniel qui regardent les derniers temps, Genève, 1729, p. 391).

Che le 2.300 sere e mattine debbano essere prese non in senso letterale è dato dall’evidenza del testo stesso. Alla domanda: "Fino a quando durerà la visione..." si risponde con 2.300 sere e mattine. La "visione" riguarda tutto il quadro che è presentato. Per tre volte nei versetti 1 e 2 si parla della visione. Inoltre è detto che questa visione riguarda un tempo lontano e concerne il tempo della fine (Dan 8:17; cfr. Dan 12:4, 9). La visione va quindi dal tempo dell’impero medo-persiano alla fine. È fare violenza all’intenzionalità del testo se si vuole sostenere i 2.300 giorni come tempo letterale.

L'equivalenza giorni-anni

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