03. Perché la chiesa cristiana avventista non fa parte del Consiglio mondiale delle chiese?

03. Perché la chiesa cristiana avventista non fa parte del Consiglio mondiale delle chiese?

Con una risposta veloce e superficiale potremmo dire che non siamo stati invitati a unirci, né abbiamo mai fatto richiesta. È probabile che se la chiesa cristiana avventista avesse avanzato una domanda di affiliazione le sarebbero stati riconosciuti i requisiti necessari, anche se potrebbero esserci delle obiezioni da parte di qualche chiesa che non conosce bene chi siamo.

Alcune, poche, affermano falsamente che gli avventisti non credono nella trinità (dottrina basilare del Consiglio mondiale delle chiese) e ci accusano di disturbare la pace religiosa di alcune nazioni per via di un indecoroso proselitismo.

Riconosciamo onestamente che il Consiglio mondiale delle chiese ha alcuni scopi lodevoli e che ha portato a termine diverse cose positive. Nessun avventista può opporsi a quell’unità per la quale Gesù stesso ha pregato.

Il Consiglio mondiale delle chiese è contro le diatribe e le relazioni aspre tra chiese; ha contribuito a rimuovere pregiudizi infondati, a divulgare un’informazione più accurata sulle chiese e ha sostenuto con forza i diritti umani e la libertà religiosa. Ha combattuto la piaga del razzismo e non solo, quando veniva considerata un’attività politicamente corretta. Ha convogliato attenzioni sulle implicazioni socioeconomiche presenti nel Vangelo.

Da una prospettiva avventista, esistono molti ostacoli a una nostra eventuale affiliazione; il problema principale è l’interpretazione profetica avventista. Noi crediamo, naturalmente senza presunzione e arroganza, che questa chiesa rappresenti lo strumento chiave scelto da Dio per la proclamazione del Vangelo eterno, così come lo si può percepire nelle profezie di Apocalisse 14 e 18.

Gli avventisti si riconoscono nel «rimanente storico» che si unisce al «rimanente dei fedeli», superando contrasti religiosi, per compiere la volontà di Dio. Questa visione ha un carattere marcatamente diverso da quello dell’appello ecumenico a un’unità complessiva di elementi separati e molto divergenti, se non conflittuali.

Ci sono altre problematiche che possiamo toccare solo succintamente. La comprensione ecumenica della Scrittura non considera la Bibbia come un corpo in sé unico, autorevole e normativo. Il Consiglio mondiale delle chiese tende a sottovalutare l’evangelizzazione, la santificazione e la conversione personale, preferendo enfatizzare la moralità sociale e la «conversione» delle inique strutture della società. Un obiettivo lodevole, ma evangelizzazione, santificazione e nuova nascita rappresentano la conversione presentata dalla Bibbia. Apostasia ed eresia sono vocaboli radicati nella tradizione cristiana, ma sistematicamente evitati negli ambienti ecumenici. Ciò è comprensibile, perché non si amalgamano bene

allo sfondo ecumenico e all’auspicata unità di tutta l’umanità. Alcuni ecumenismi danno l’impressione (fortunatamente solo l’impressione) che esistano solo tre tipi di eresia:

  1. La disunità
  2. L’antitrinitarismo
  3. Il razzismo.

Il Nuovo Testamento mostra la minaccia della penetrazione anticristiana nel «Tempio di Dio» stesso (2 Ts 2:3,4). Il quadro escatologico della chiesa negli ultimi tempi del gran conflitto tra bene e male, tra Cristo e Satana, non mostra una mega-chiesa che riunisce tutta l’umanità intorno al grande trono bianco, ma un rimanente fedele a Dio che ha fede in Gesù e osserva i comandamenti (cfr. Ap 12:17; 14:12).


Nota: La risposta è stata tratta da: J. Graz e B. B. Beach, 101 Domande - Gli interrogativi più frequenti degli avventisti, Edizioni ADV, Firenze, 2008.