I polemici per vocazione

Ci sono degli oppositori amabili, seriamente informati, che espongono il loro punto di vista con competenza, equilibrio e rispetto. L’orgoglio umano spingerebbe naturalmente ad apprezzare soprattutto coloro che dicono “bravo”,  ma bisogna essere ugualmente riconoscenti anche ai critici, perché costringono a sfuggire al pericolo dell’abitudinarietà e all’assenza di riflessione e di approfondimento. Ci sono invece degli oppositori per vocazione, che criticano a prescindere, quasi come un bisogno istintivo del loro cuore, una droga che li aiuta a sentirsi vivi e importanti. Costoro, in genere, creano solo animosità e dispiaceri e… fanno perdere moltissimo tempo.

Per individuarli, ecco alcuni elementi identificativi:

  1. Parlano degli altri solo per enfatizzarne gli aspetti ritenuti negativi.
  2. A volte elencano anche qualcosa di positivo, ma tanto per sembrare obiettivi.
  3. Non propongono opinioni ma “verità” indiscutibili: chi è dunque contrario a loro si oppone a Dio, alla ragione e alla verità. Tendono quindi sistematicamente a descrivere le opinioni altrui come eresie e  falsità.
  4. Un corollario di quanto appena detto è che, per essi, gli altri sono troppo ignoranti o in mala fede.
  5. Di conseguenza, non accettano il contraddittorio (non ne vale la pena, dal loro punto di vista) o al contrario lo cercano per farsi conoscere e per illuminare gli altri, ma non per cercare insieme ciò che è vero e ciò che è buono: essi sanno già dove si trova con assoluta certezza (tranne che la loro apparente sicurezza è una maschera per nascondere incertezze e problematiche inconfessate).
  6. I loro toni sono spesso assoluti, senza o con poche sfumature: il mondo è diviso tra loro, seguaci, nemici… e vittime dei loro nemici.
  7. Non sanno, in genere, distinguere tra questioni fondamentali e marginali, o di nessuna importanza.
  8. Tendono a vedere tutto in negativo. Per esempio, se all’interno di una comunità cristiana vi sono idee diverse, invece di apprezzare questa realtà come un segno di tolleranza, libertà, rispetto, democrazia, parlano di contraddizioni, di confusione, di prova di assenza di verità. Se invece tutti condividono le stesse convinzioni, allora li descrivono come vittime di uniformismo illecito, di una situazione dittatoriale.
  9. In genere non si ritengono polemici, ma servitori della verità e degli altri. Se fanno quello che fanno non è perché lo amano, ma perché vi sono costretti dal loro amore per Dio e per le persone che debbono illuminare contro i pericoli della falsità.
  10. In genere si presentano e si dichiarano come persone molto umili. Si dichiarano servitori degli altri. Il loro linguaggio (almeno di quelli che criticano in nome dei valori della fedeltà) è molto impregnato di terminologie bibliche. Parlano come se fossero apostoli e profeti anche se negherebbero  decisamente di sentirsi tali.
  11. Non hanno una visione temporale dello sviluppo di una esperienza religiosa. Per loro un errore fatto nei secoli passati è comunque attribuibile anche ai figli attuali. Non hanno consapevolezza della fase interlocutoria, di ricerca di una identità, con quella della maturità. Non riconoscono il condizionamento universale delle diverse condizioni storiche, geografiche, culturali. Sembra che loro vivano, invece, in un mondo in cui tutto è assoluto, incontaminato, eterno, e dall’alto di questo mondo giudicano la miseria e la relatività degli altri. Basta che aspettino di avere dei figli che li contestino per comprendere meglio la complessità della situazioni e della vita anche cristiana.

Non si tratta naturalmente del ritratto di nessuno, e nessuna delle caratteristiche elencate ha valore assoluto. Ma l’insieme potrebbe non essere lontano dalla verità.  Potrebbe forse essere saggio seguire anche per loro il consiglio dell’apostolo Paolo? Egli infatti dice: “Anche da costoro allontanati!” (2 Timoteo 3:5).