Alcuni hanno qualificato come “rivelazione” e “visione” l’esperienza di Hiram Edson. Nel descrivere la sua esperienza, egli non parla di rivelazione, ma afferma letteralmente: “Giunto all’incirca a metà del campo fui costretto a fermarmi. Vidi distintamente e chiaramente che il nostro Sommo Sacerdote invece di uscire dal luogo santissimo del santuario celeste per venire su questa terra (il 22 ottobre), ... per la prima volta entrava in quel giorno nella seconda stanza di quel santuario; e che aveva un’opera da compiere nel luogo santissimo prima di venire sulla terra” (Citato in C. M Maxwell, Tell it to the World, p. 49).
Evidentemente Edson dice che qualcosa di sorprendente gli accadde, ma non attribuisce questo a una rivelazione profetica. Tutto può essere semplicemente spiegato attraverso una intuizione che gli fece vividamente percepire la realtà che poi descrisse. La sorpresa di questa intuizione lo bloccò per un momento, impedendogli di camminare.
Anche alcuni avventisti, per descrivere l’esperienza di Edson, usano un linguaggio che potrebbe fare pensare a un intervento diretto di Dio. A volte questo potrebbe nascere dalla convinzione generale che Dio guidi il suo popolo, come quando noi stessi attribuiamo a Dio tanti fatti della nostra vita.
A volte potrebbe nascere da una convinzione che Dio avesse voluto aiutare il suo popolo in modo diretto attraverso questa persona. Tuttavia, Edson non lo dice, ma descrive semplicemente che cosa successe. Comunque, prendendo atto di quello che Edson dice e di ciò che non dice, non c'è nulla di anticristiano nel pensare che Dio abbia voluto spingere il pensiero di un suo figlio verso una realtà biblica ancora non sufficientemente capita. Di tali “intuizioni” è piena la nostra vita e la storia della chiesa. Potremmo magari parlare di “provvidenza” del Signore. È un termine che Edson non usa, ma che potrebbe corrispondere al suo sentimento.
APPROFONDIMENTI
Leggi l’ultimo capitolo in quelli tradotti dal libro di Maxwell, Tell It to the World. Dillo al mondo.