(v. nota a piè di pagina per E. G. White e le accuse di plagio)1
Ellen White è stata accusata di plagio. L’accusa solleva sul tema almeno cinque legittime domande:
- Quale valore di originalità possiede un’opera realizzata utilizzando il lavoro altrui?
- Il plagio è un’azione eticamente riprovevole. Come può un’opera avere un valore spirituale e morale se è stata realizzata in maniera eticamente dubbia?
- Opere come Il Gran Conflitto affermano di essere frutto di una visione. Come si conciliano le visioni celesti con l’utilizzo del pensiero altrui?
- Esistono casi estremi in cui frasi pronunciate da personaggi della visione si ritrovano in opere preesistenti. Non è questa la prova che le visioni siano delle invenzioni?
- Se i libri di Ellen White sono da considerarsi ispirati, come considerare ispirati libri di cui interi paragrafi appartengono ad altri autori?
Originalità e utilizzo del lavoro altrui
Va da sé che è cosa errata oggi utilizzare materiale altrui senza porlo tra virgolette e senza citare ogni volta l’autore. Oggi questo è assai chiaro e rientra nell’abitudine di qualunque buon ricercatore. Ma i criteri dell’800, e soprattutto la prassi, non erano quelli attuali. Tutto questo però nulla ha a che vedere con l’originalità né con l’ispirazione.
Contrariamente a quanto a prima vista si potrebbe pensare, l’originalità di un’opera e del messaggio che un autore vuole trasmettere è spesso indipendente dall’uso più o meno abbondante di materiale altrui.
Tutte le opere moderne sono quasi sempre il frutto di infinite letture; le opere più infarcite di citazioni non sono necessariamente le meno originali perché l’originalità non sta tanto nel lavorare da soli ma nella capacità di padroneggiare un dato materiale in modo tale da farne scaturire una tesi, una forma o un messaggio originale.
La Scrittura implicitamente ed esplicitamente evidenzia il fatto che l’ispirazione e l’originalità sono cose assai diverse; l’assistenza dello Spirito Santo può sia agire ispirando lo scrittore verso intuizioni originali (E.G. White ne ha avute un’infinità) che ispirando l’autore sacro a scegliere tra le tante le giuste intuizioni avute da altri.
I pionieri avventisti sapevano perfettamente che ciò che veniva da Ellen White trovava spesso sia la sua originalità sia la sua ispirazione nella sintesi che il Signore aveva guidato, non necessariamente nel processo. J.H Waggoner riconosce tutto questo, riferendosi alla sintesi che la Chiesa Avventista, aiutata dallo Spirito di Profezia, aveva fatta con la dottrina della Riforma Sanitaria.
Scrive Waggoner: «Noi non pretendiamo di essere i pionieri nei principi generali della riforma sanitaria. I fatti sul quale questo movimento si fonda sono stati elaborati in una grande misura da riformatori, medici, esperti di fisiologia e di igiene che possono essere dispersi su tutta la terra. Ma noi riteniamo che Dio ha scelto un metodo chiaro e potente per svelarlo, per produrre un effetto che non avremmo recepito in nessun altro modo».2
Ciò che Waggoner afferma relativamente alla Riforma Sanitaria potrebbe essere detto per tutta l’opera di Ellen White, ma anche per l’intera dottrina avventista. Le singole tessere del mosaico possono essere ritrovate altrove, una per una. Ma il capolavoro è il raggruppamento e l’organicità.
L’ispirazione non si rivela nell’originalità dei singoli aspetti, ma nella sintesi e nella cornice spirituale in cui questa sintesi è stata inserita.
Da questo punto di vista opere come La Speranza dell’Uomo, Guida a Gesù, Il Gran Conflitto, per il ruolo che si proposero, sono opere assolutamente originali che non hanno nessun riscontro nella letteratura religiosa del tempo in cui furono composte.
Ellen White non ha compiuto alcun plagio
Né Ellen White né i suoi più stretti collaboratori hanno fatto mai mistero della utilizzazione di materiale altrui.
Ellen White, spesso non ha citato volta per volta gli autori utilizzati, come oggi giustamente si fa. Ma utilizzare materiale altrui senza citarne dettagliatamente gli autori e plagiare un autore sono due cose assai diverse.
Il plagio, per l’enciclopedia Motta, è: «Una speciale forma di furto intellettuale, consistente nell’attività scientemente dolosa del riprodurre in tutto o in parte un’opera di un altro autore, attribuendosene la paternità». Per lo Zanichelli è: «L’appropriazione totale o parziale di lavoro altrui».
Nulla di tutto questo è accaduto con Ellen White.
Dopo il polverone sollevato da W. Rea, che accusava la White di plagio, la Conferenza Generale ha incaricato l’ufficio di Vincent L. Ramik, un noto procuratore legale di matrice cattolica, specializzato nella trattazione legale del copyright, di esaminare l’uso delle fonti compiuto da Ellen White per verificare se, nella sua opera, sussistano o meno problemi di plagio. I risultati della ricerca fatta dallo studio Ramik sono stati sintetizzati in una relazione di 27 pagine. In conclusione questa relazione afferma in modo inequivocabile che: «Sulla base della nostra analisi dei fatti e dei precedenti legali… Ellen White non fu una plagiaria, e la sua opera non costituisce plagio o violazione del copyright».3
Warren H. Jones ha analizzato le ragioni enunciate nel documento che escludono la possibilità del plagio: «Dalla mia analisi delle 27 pagine del rapporto, trovo che la definizione legale di plagio o di furto letterario deve rispondere a cinque interrogativi essenziali:
- Motivazione: Esiste nell’opera l’intento di ingannare?
- Estensione e finalità: L’autore si riferisce pesantemente a una singola fonte?
- Stile: L’autore produsse soltanto “lievi alterazioni”?
- Contenuti: È stato ripreso il tema, l’ossatura o la struttura portante di una precedente opera?
- Inganno: I profitti delle vecchie opere sono stati diminuiti dalla vendita delle nuove?
L’accusa di plagio non può essere contestata sulla base di qualcuno dei cinque elementi presi isolatamente».4
Nessuna delle opere di Ellen White risponde a questi requisiti, né prese isolatamente né prese assieme. Ogni suo lavoro, anche quelli nei quali si trova molto materiale attinto da altre fonti differisce da quelle per finalità, propositi e contenuti.
Nessun materiale è stato utilizzato con lo scopo di ingannare i lettori apponendo il proprio nome su un’opera altrui. Qualunque prestito letterario è stato adoperato per costruire opere totalmente autonome; e che Ellen White e i suoi assistenti fossero in buona fede è provato dal fatto che spesso ella consigliò ai suoi lettori di leggere proprio quei libri da cui aveva attinto del materiale.
Questo accadde in modo assai evidente con uno dei libri maggiormente utilizzati da chi accusa Ellen White di plagio: Sketches from the Life of Paul. Per scrivere questo libro, che fu pubblicato nel 1883 per le classi della Scuola del Sabato, ma di cui molto materiale era stato utilizzato già nel volume 1 di Spiritual Gifts del 1858, Ellen White sfruttò molto un lavoro di Conybeare e Howson intitolato The Life and Epistles of St. Paul. Questo libro cominciò a circolare tra gli avventisti prima del 1883 come premio ai sottoscrittori dell’abbonamento alla Review and Herald e a Signes of the Times. «Nel Signes of the Times del febbraio del 1883 compare questa dichiarazione firmata da Ellen White: “The Life and Epistles of St. Paul di Conybear e Howson, lo riconosco come un libro altamente meritevole, di rara utilità per gli studiosi seri della storia del Nuovo Testamento”».5
Va da sé che un simile fatto non solo dimostra la buona fede di Ellen White ma anche l’utilità che ne venne all’editrice del libro in oggetto. La stessa cosa accadde con altri libri. Steps to Christ, ad esempio, attinge materiale da The Christian’s Secret of a Happy Life - ma i contenuti generali sono assai diversi -, ma il libro di Hannah Whitall Smith fu pubblicizzato su Signs of the Times del 2 dicembre 1889.6 Questo accadde anche con La History of Reformation di M. D’Aubignè utilizzata per Il Gran Conflitto e consigliata dalla White ai suoi lettori sulla pagine della Review and Herald.7
Proprio Il Gran Conflitto è forse l’opera che, meglio di qualunque altra, dissolve l’accusa di plagio. L’introduzione che è del 1888, fatta dalla stessa Ellen White, ci dà gli spunti fondamentali per la comprensione del problema. Scrive Ellen White nella parte finale dell’introduzione (il corsivo è un nostro commento al testo citato):
«Mediante la luce impartita dallo Spirito Santo, le scene del lungo conflitto tra il bene e il male sono state presentate a chi ha scritto queste pagine…».
Ellen White è cosciente dell’autorità del suo scritto inteso a raccontare cose a lei mostrate dallo Spirito Santo, la Fonte Primaria dei suoi scritti.
«Di quando in quando mi è stato consentito di contemplare gli sviluppi attraverso i secoli della grande lotta fra Cristo, il principe della vita, autore della nostra salvezza, e Satana, principe del male, autore del peccato e primo trasgressore della santa legge di Dio…».
Scopo primario nel Gran Conflitto non è la ricerca storica ma le tracce nella storia della lotta tra Cristo e Satana.
«Nel grande conflitto finale, Satana ricorrerà agli stessi espedienti, manifesterà lo stesso spirito e agirà come del resto ha sempre fatto nel passato per il conseguimento del medesimo fine. Quello che è stato, sarà ancora, a parte il fatto che la battaglia futura sarà caratterizzata da una violenza senza precedenti. Gli inganni di Satana risulteranno più sottili, i suoi attacchi più determinati e tali “per sedurre, se fosse possibile, anche gli eletti” Marco 13:22. (…) Mentre lo Spirito di Dio schiudeva davanti alla mia mente le grandi verità della sua Parola e faceva passare dinanzi a me le scene del passato e del futuro, ho ricevuto l’incarico di far conoscere agli altri quello che mi era stato così rivelato, per modo che fosse possibile rifare la storia della lotta attraverso i secoli e presentarla in maniera da gettare luce sulla lotta che si sta avvicinando rapidamente».
La sua dichiarazione, più che storia, è rilettura della storia allo scopo di preparare l’approccio spirituale dell’avvenire.
«A questo scopo ho cercato di selezionare e di raggruppare le varie vicende della storia della chiesa, sì da poter scorgere le grandi verità basilari che nelle diverse epoche sono state date al mondo, suscitando così l’ira di Satana e l’inimicizia di una Chiesa attaccata al mondo; verità che sono state conservate per la testimonianza di coloro che “non hanno amato la propria vita, anzi l’hanno esposta alla morte”.
“Selezionare, raggruppare”, (e in seguito dirà ancora) “condensati brevemente”, “raggruppato gli eventi sì da fornire in sintesi”, “condensati in poco spazio”, “riassunto i particolari… allo scopo di rilevare le verità date da Dio nei secoli”… Non ricostruzione storica ma rilettura antologica della storia in vista della verità basilare rivelata.
«In questa rievocazione si può scorgere un presagio del conflitto che va profilandosi dinanzi a voi. Considerandola alla luce della Parola di Dio e con l’ausilio dello Spirito Santo, si possono smascherare le astuzie di Satana e i pericoli che dovranno essere evitati da chi vuole essere trovato “immacolato” all’avvento del Signore».
La storia non ricostruita ma rievocata e riletta per conoscere gli inganni di Satana presenti e futuri.
«I grandi avvenimenti che nei secoli passati hanno contrassegnato il progresso della riforma appartengono alla storia e sono molto noti, oltre che universalmente riconosciuti dal mondo protestante. Si tratta di fatti incontestabili. Questa storia l’ho presentata brevemente, in armonia con l’intento di questo libro. Tale brevità andava necessariamente osservata, e così i fatti sono stati condensati in poco spazio e secondo un criterio di coerenza in vista di un’adeguata comprensione della loro applicazione».
Fatti noti e incontestabili che non appartengono alle rivelazioni ricevute ma alla storiografia più conosciuta… le rivelazioni ricevute riguardano il loro significato spirituale.
«In alcuni casi, quando uno storico aveva raggruppato gli eventi sì da fornire in sintesi una visione abbastanza vasta dell’argomento e aveva riassunto i particolari in maniera adatta, sono state riportate testualmente le sue parole. In altri casi, invece, non si è seguito questo principio…».
Viene qui chiaramente rivelato l’uso di materiale citato testualmente a motivo delle sintesi che agli storici erano riuscite, compatibili con le finalità del libro, ma anche di materiale utilizzato ma non citato per cui non si è seguito lo stesso principio… Viene, quindi, denunciato ciò che è stato candidamente rivelato nel 1888 come un metodo di lavoro, discutibile per le abitudini attuali, ma normale all’epoca, e in ogni caso, in un quadro di eccezionalità.
«Le citazioni vengono fatte non perché lo scrittore costituisce un’autorità in materia, ma perché le sue affermazioni forniscono una precisa ed efficace presentazione del soggetto».
Gli autori vengono utilizzati per la loro capacità letteraria ed espressiva. Ellen White non si sentiva una grande scrittrice e non lo nascondeva. Sapeva di doversi affidare, per la sintesi espressiva, all’aiuto altrui, agli assistenti letterari, ma anche agli studiosi che avevano correttamente trattato precedentemente la materia, da angolature e per finalità diverse. Scrive di se stessa come scrittrice:
«Non so come esprimere, come descrivere con la penna i vasti soggetti del sacrificio espiatorio. Non so come presentare gli argomenti con la viva potenza che hanno quando mi stanno davanti. Tremo per la paura di sminuire il grande piano della salvezza con parole dozzinali… Non sono che una misera scrittrice, e non sono capace di esprimere né con la penna né a voce i grandi e profondi misteri di Dio».8
Herbert E. Douglass, nella sua voluminosa opera, dedica un lungo capitolo9 sia alla necessità che Ellen sentì di avere dei collaboratori letterari, di far leggere, prima della stampa, ogni sua opera a uomini fidati, possibilmente specializzati nelle materie che trattava, ma anche i libri che comperava a profusione riguardanti tutti i campi di cui si occupava, dalle storie per i bambini alla Riforma Sanitaria.
Ampio spazio dedica alla revisione che ella volle fare di diverse sue opere come Il Gran Conflitto, contro il parere di molti suoi fan che credevano nell’ispirazione verbale e che rifiutavano l’idea di una rivelazione ed una ispirazione limitata, complessa, incarnata nell’imperfezione umana. Tutto ciò di cui mai Ellen White ha fatto mistero.
Le finalità del volume, così chiaramente espresse, inseriscono qualunque brano altrui in una cornice complessa e originale che esclude categoricamente qualunque ipotesi di plagio.
Il largo uso di materiale altrui non è stato mai un mistero per chi è stato avvezzo all’intera sua opera. I motivi li possiamo facilmente ricavare dalle tre affermazioni che seguono. La prima è di William White. fatta nel 1933:
«Nelle sue prime esperienze, quando ella era gravemente preoccupata della difficoltà di tradurre in linguaggio umano la rivelazione della verità che le era stata impartita, ella ricordava che tutta la sapienza e la conoscenza vengono da Dio ed era certa che Dio le avrebbe accordato grazia e guida. Le era stato detto che nella lettura di libri religiosi e giornali, ella avrebbe trovato preziose gemme di verità espresse in un linguaggio accettabile, e che le sarebbe stato dato aiuto dal cielo per riconoscere queste e separarle dalla robaccia e dagli errori con i quali le avrebbe trovate associate».10
In una visione teorica dell’ispirazione, ci si aspetterebbe che la verità venisse al profeta solo per via sovrannaturale. Ma non è mai stato così, le vie di Dio comprendono i miracoli ma non sono vie miracolistiche. I circa mille volumi della biblioteca di Ellen White sono di per sé significativi che ella non pretendeva tutto dalle visione ma credeva nell’operare umano guidato dal Signore che ispira rivelando e ispira ricercando.
La seconda è di Ellen White: «Cristo non disdegnava la ripetizione di familiari e vecchie verità profetiche quando esse servivano ai suoi propositi di insegnamento. Egli era l’originatore di tutte le antiche gemme di verità… attraverso l’opera del nemico queste verità erano state rimosse; esse erano state spostate dalle posizioni che avrebbero dovuto assumere e poste in cornici d’errore. L’opera di Cristo consistette nel restaurare e ricollocare le preziose gemme nella cornice della verità... Cristo stesso usava ogni vecchia verità… Poiché tutte erano state originate da lui. Lui le aveva ispirate alle generazioni precedenti, e quando venne in questo mondo, egli riorganizzò e rivitalizzò le verità morte riempiendola di energia a beneficio delle generazioni future. Era Gesù che aveva avuto il potere di recuperare le verità dagli errori per restituirle nella loro freschezza originaria. Quando Cristo presentava queste verità polverizzava il pensiero precedente su di esse, e una nuova e trasformante economia della verità era tessuta nella loro esperienza. Egli perciò, stimolò le loro menti presentando loro la verità adoperando un linguaggio loro familiare».11
Anche Cristo utilizzava verità della sua cultura; la sua ispirazione operava in lui nella distinzione delle gemme dalla robaccia, spesso strettamente collegate.
Ellen White poteva dire perciò coerentemente: «Io non scrivo nessun articolo esprimendo le mie idee. Esprimo solo ciò che Dio mi ha rivelato in visione: i preziosi raggi di verità che splendono dal suo trono».12
Coerentemente, poiché la Rivelazione di Dio e la sua ispirazione agiscono sull’intera persona e si inseriscono nel lavoro umano.
Note:
1 Ellen G. White and her Critics, R&H Publishing Association, Takoma Park, Washintoin D.C., 1951. Cfr. R. Rizzo, L’eredità di un profeta, Ed. ADV, Firenze, 2001, pp. 463-477.
2 Review and Herald, 7 agosto 1866, cit. da Warren H. Johns, Ministry, luglio 1982, p. 17.
3 Adventist Review, 17 settembre 1981, p. 3, cit. da Warren H. .Johns, Ministry, giugno 1982, p. 13.
4 Warren H. Johns, Ministry, giugno 1982, p. 13.
5Signs of the Time, 22 febbraio 1883 p. 96, cit. da F.D.Nichol, Ellen G. White and her Critics, R&H Publishing Association, Takoma Park, Washintoin D.C., 1951. p. 423.
6 Warren H. Johns, op. cit., p. 13.
7Review and Herald 26 dicembre1882, cit. da Giovanni Leonardi, L’Opinione (organo della Gioventù Avventista Italiana), maggio 1988, p. 4.
8 E.G. White, Il Gran Conflitto, Ed. ADV, Firenze, 1979, pp. 7-12.
9 Op. cit., pp. 108-120.
10 W.C. White, Brief Statement, Elmashaven 1933, cit. da John J. Robertson, The White Truth, Pacific Press Publishing Association, 1981 p. 38.
11 Manoscritto 25, 1890, cit. da John J. Robertson, pp. 38-39.
12 E.G.White, Testimonies for the church, vol. 5, Pacific Press Publishing Association, Mountain View, California, 1948, p. 67.