“Settanta settimane sono state fissate riguardo al tuo popolo e alla tua santa città, per far cessare la perversità, per mettere fine al peccato, per espiare l’iniquità e stabilire una giustizia eterna, per sigillare visione e profezia e per ungere il luogo santissimo. Sappi dunque e comprendi bene: dal momento in cui è uscito l’ordine di restaurare e ricostruire Gerusalemme fino all’apparire di un unto, di un capo, ci saranno sette settimane; e in sessantadue settimane essa sarà restaurata e ricostruita, piazza e mura, ma in tempi angosciosi. …” (Daniele 9:24,25).
La profezia di Daniele 9:25,26 introduce i tempi della ricostruzione della città di Gerusalemme e dell’arrivo del Messia. Il tempo complessivo perché tutto quanto profetizzato avvenga è di un tempo lungo, letteralmente, sette gruppi di sette. Le uniche due comprensioni possibili di questa indicazione temporale è che si tratti di giorni o di anni. Evidentemente si tratta di anni – 490 – poiché niente di tutto quanto è profetizzato potrebbe compiersi in 490 giorni (poco più di un anno).
Il testo fa partire tale periodo dal momento in cui sarebbe uscito una parola (così nel testo originale), cioè un ordine o un decreto che avrebbe consentito di riedificare Gerusalemme, precedentemente distrutta da Babilonia.
È evidente che un tale ordine doveva partire dall’autorità persiana che, nel 538/37, prese il posto di quella babilonese consentendo, in tappe successive il rimpatrio degli esuli in Babilonia, la ricostruzione del tempio e quella di Gerusalemme..
La storia biblica ci ha conservato ben quattro decreti emanati dall’autorità persiana. Quale di questi è quello che corrisponde a quello indicato in Daniele 9:25?
Lista dei quattro decreti persiani riguardanti Israele:
Re persiano |
Anno |
Testo biblico |
Oggetto |
Ciro |
538/537 a.C. |
Esdra 1:1-4; |
Rimpatrio degli esiliati e ricostruzione del tempio. |
Dario I |
519 a.C. |
Esdra 6:1-12 |
Conferma del decreto precedente riguardo alla ricostruzione del tempio. |
Artaserse I |
457 a.C. |
Esdra 7:6-28 |
Servizio del tempio. Ristabilimento della legge ebraica in Israele con potere politico-amministrativo (Inizio della ricostruzione di Gerusalemme). |
Artaserse I |
445/444 a.C. |
Neemia 2:7,8. |
Conferma del decreto precedente che permetteva, di fatto, la ricostruzione di Gerusalemme. |
I primi due decreti debbono essere esclusi perché riguardano solo il tempio e non la città. Evidentemente, i Persiani, pur concedendo la possibilità del rimpatrio e la ricostruzione del Tempio con la restaurazione dei servizi religiosi, si guardarono bene di fare ricostruire la città in quanto questo avrebbe dato inizio ad una realtà fortificata (tutte le città antiche lo erano) con il rischio che la nuova sicurezza che questo avrebbe dato creasse tentazioni di rivolta. Aspettarono invece di consolidare prima il loro potere, riorganizzare l’impero su basi solide, in modo da potere controllare al meglio l’insieme. Inizialmente concessero quindi solo una autonomia religiosa e solo successivamente una amministrativa e politica, quale quella implicita nella ricostruzione della città in quanto capitale della nazione.
Con il terzo decreto, il re Artaserse 1 Longimano concede ad Esdra, ripetutamente qualificato come uno scriba esperto nella legge di Dio (Torah), il permesso di
1) Andare a Gerusalemme con quanti altri lo desiderassero (v. 13) …
2) … per informarsi su come vi era osservata la legge del suo Dio (v. 14)
3) per recarvi i doni di Dio per il tempio e i suoi servizi (v. 15) insieme ai doni di altri (v. 16).
4) Doveva inoltre costituire dei magistrati e dei giudici (v. 25) …
5) … e dotarsi di tutti gli strumenti amministrativi, politici, polizieschi per fare rispettare la legge e punire gli eventuali trasgressori. (v. 26)
Insomma, Israele rinasce non solo come entità religiosa ma anche amministrativa e politica, libera di reggersi sulla base delle proprie leggi. Questo implicava, naturalmente, e così capirono gli ebrei, il diritto di ricostruire la loro capitale.
Poiché il quarto decreto è l’unico in cui si menziona esplicitamente la ricostruzione della città, potremmo essere tentati di pensare che sia quello giusto annunciato in Daniele 9:25. Ma esso non corrisponderebbe a tutti i dati forniti dalla profezia del profeta Daniele 9:25-27, mentre tutto corrisponde alla perfezione facendo partire il tutto dall’anno 457.
Questo quarto decreto ebbe la sua origine nel fatto che Neemia, un ebreo che viveva alla corte del re persiano Artaserse, aveva ricevuto notizie sullo stato di abbandono di Gerusalemme che continuava a giacere ancora in rovine: «I superstiti della deportazione sono là, nella provincia, in gran miseria e nell’umiliazione; le mura di Gerusalemme restano in rovina e le sue porte sono consumate dal fuoco» (Neh 1:3). È improbabile che il messaggero si stia riferendo alle porte di Gerusalemme bruciate dai Babilonesi nel 586 a.C., 144 anni prima: dopo tanto tempo di quelle porte non sarebbe rimasta alcuna traccia. Inoltre, il testo ci mostra un Neemia che rimane sconvolto a questa notizia, come se la cosa lo sorprendesse, come se per lui le mura e le porte dovessero essere ormai state rizzate al loro posto.
In questa prospettiva, sembra chiaro che il decreto precedente del re Artaserse I deve avere consentito di cominciare la ricostruzione e di portarla a un buono stato, ma che l’opposizione dei nemici li aveva bloccati e fatti arretrare. Neemia chiede dunque il permesso di andare per riprendere i lavori e portarli a compimento. Questo è quanto previsto dal decreto del 445/444 a.C.
Questa ricostruzione doveva avvenire in «tempi difficili» (Daniele 9:26) e, in effetti, avvenne con l’opposizione dei popoli circostanti, gelosi della sua autonomia e della sua rinascita. Possiamo leggere sulle difficoltà incontrate in Esdra 4:7-23 dove si parla della ricostruzione di Gerusalemme e non soltanto del tempio.
Esdra stesso dice che i re persiani avevano dato il permesso di ricostruire il tempio e di innalzare un «recinto», cioè una muraglia di difesa in Giuda e in Gerusalemme (Esdra 9:9) anche se i decreti in nostro possesso non menzionino direttamente quest’ultimo fatto: doveva essere quindi considerato implicito come abbiamo detto per il decreto del 457. Lo stesso re Artaserse, col decreto del 457, aveva concesso ad Esdra «tutto quanto egli chiese» (Esdra 7:6). In altre parole, Esdra ebbe pieni poteri e questo permise di cominciare le opere di ricostruzione della città.
Il fatto che Esdra abbia compreso il decreto ricevuto come un permesso di ricostruire Gerusalemme è confermato anche in Esdra 4:12ss. Il testo racconta di come i nemici di Israele, vedendo i Giudei ricostruire la città, avessero mandato una lettera al re Artaserse per informarlo della cosa e chiedere che quell’impresa, descritta come molto pericolosa per la sicurezza dell’impero, fosse bloccata. Il re, impaurito dalla storia continuamente tendente alla ribellione di Israele, comandò infatti che i lavori fossero bloccati. Questo corrisponde perfettamente al quadro delineato dal profeta Daniele che parla di una ricostruzione avvenuta in tempi “angosciosi” (Daniele 9:25), e spiega come, al tempo di Neemia 1, la città fosse ancora in rovine e le sue porte (nuovamente) bruciate.
Per intercessione di Neemia e con l’aiuto di Dio, il re Artaserse avrebbe però fatto riprendere i lavori con il quarto decreto contenuto in Neemia 2.
Come il lettore attento avrà notato, abbiamo presupposto che i fatti descritti in Esdra 4:12ss come se fossero successivi al decreto di Artaserse in Esdra 7. Non ci si deve però stupire della cosa. Il capitolo 4, infatti, contiene come una antologia di materiali diversi accomunati solo dal fatto che descrivono varie difficoltà incontrate dai Giudei nell’opera di ricostruzione, senza curarsi del loro collocamento temporale. Il collocamento temporale corretto può essere ristabilito, come abbiamo fatto noi, sulla base dei riferimenti a persone e fatti menzionati.