I gruppi cui si riferiscono i nostri interlocutori, sarebbero “il gruppo capeggiato da Hiram Edson, che metteva enfasi sulla dottrina del santuario celeste; il gruppo con a capo Joseph Bates, che metteva enfasi sull’osservanza del sabato; e il gruppo che riconosceva in Ellen G. White una profetessa tramite cui si manifestava ‘lo Spirito di profezia’”. Questi gruppi, è stato scritto, “si unirono e diedero vita alla denominazione della Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno”.
Non ci risulta che Edson e Bates “capeggiassero” un qualche tipo di gruppo. Già il termine usato è poco gentile e inappropriato. “Guidare” sarebbe un’espressione migliore. Per quanto riguarda la sostanza, è vero che le persone menzionate erano dei leader naturali che avevano un certo ascendente tra i loro conoscenti, ma questo non significa che fossero dei “capi”. Parlare di “gruppi” non è appropriato, in quanto potrebbe trasmettere l’idea che si trattasse di gruppi più o meno organizzati, consapevoli di sé. In questo senso non c’era nessun gruppo. Né tantomeno c’era un gruppo organizzato di sostenitori di Ellen G. White distinto dagli altri. Si tratta evidentemente di una lettura frettolosa della realtà. La verità è che tre linee di studio sostenute da fratelli diversi si fusero, a poco a poco, in un insieme teologico che costituirà il nocciolo duro della teologia e dell’identità avventista.
La realtà dei pionieri avventisti era molto fluida, le idee circolavano molto liberamente, e ognuno influenzava ed era influenzato dagli altri. Questo è uno degli aspetti più belli dell’origine della Chiesa Critiana Avventista del Settimo Giorno. Essa non nasce da un fondatore, da un capo, da un leader carismatico, ma dalla collaborazione di diverse persone, ognuna delle quali ha dato un suo contributo in un processo di ascolto reciproco e di condivisione. Anche questo ha fatto di noi un popolo democratico e rispettoso degli altri (almeno per quanto la nostra natura umana limitata, ci consente di esserlo). (G.L.)