Lettera del Past. Giovanni Leonardi a Giacinto Butindaro
Malta, 15 febbraio 2001
Caro fratello Butindaro,
Permettimi di presentarmi. Sono Giovanni Leonardi ed ho il privilegio di servire il nostro caro Signore Gesù come pastore della Chiesa Avventista del 7° Giorno su cui hai fatto degli studi approfonditi. Ho letto qualcosa delle tue conclusioni a nostro riguardo sul sito web che hai sviluppato. Come capirai non posso condividere le tue conclusioni, non perché non le ami, e quindi per partito preso, ma perché mi sembrano molto infondate e frutto di grossi pregiudizi.
Anche se sei da ammirare per il faticoso lavoro di ricerca che hai fatto, mi sembra - e se così non è ti prego di perdonarmi - che esso non nasca da un tuo desiderio di conoscerci per quello che siamo, ma solo dal desiderio di confermare e motivare una tua precedente avversione nei nostri riguardi. Quando si studia qualsiasi cosa con queste intenzioni si troverà sempre qualcosa - o si penserà di averla trovata - che sostenga le nostre convinzioni.
Da parte mia sono ben disposto a considerare le tue osservazioni e a discuterne serenamente con te. Supponendo che la tua intenzione sia quella di servire la verità per come tu la comprendi, ti chiedo se tu non sia disposto ad avere un colloquio pubblico con me sul tuo sito. Non mi sembrerebbe onesto, da parte tua, accusarci di essere un pericolo per la fede di tanti fratelli, senza dare a questi stessi fratelli la possibilità di conoscere l’opinione di un esponente della nostra chiesa.
È vero che tu citi molti nostri documenti, ma tu sai che è molto facile criticare testi che non ti possono rispondere. I testi sono importanti, ma un testimone vivente può trasmettere qualcosa di più. In ogni caso, se quello che io credo è veramente un pericolo, non potrò che darti ulteriori prove della correttezza delle tue critiche e quindi i tuoi lettori saranno ancora più favorevoli alle tue tesi.
Saresti anche così gentile da dirmi a quale comunità di fede appartieni? Questo potrebbe aiutarci a comprenderci meglio.
Un tuo riscontro testimonierà della tua disponibilità al dialogo e alla comprensione.
Tuo in Cristo,
Giovanni Leonardi
Gesù insegna: "Tutte le cose dunque che voi volete che gli uomini vi facciano, fatele anche voi a loro; perché questa è la legge e i profeti."
Risposta di Butindaro a Leonardi
Roma, il 16 Febbraio 2001
Giovanni, pace a te. Ascolta, io non vedo l'utilità di questo dialogo sul nostro sito, per svariati motivi. Il principale è perché non c'è affatto il bisogno di conoscere l'opinione di un esponente della chiesa avventista perché sul libro che io ho scritto si possono tranquillamente leggere tutte le dottrine che voi Avventisti insegnate e che si oppongono alla Parola di Dio. Io cito tantissime voci avventiste autorevoli, cito poi tantissimo la White la più autorevole voce avventista; come chiunque - avventista o non avventista che sia - può vedere, io mi sono studiato di esporre la dottrina avventista nei minimi particolari e con più conferme possibili, e credo di averlo fatto con la grazia di Dio. Sono chiare le vostre posizioni, molto chiare. Sul giudizio investigativo, sulla dottrina del santuario, e sulla carne, sul te, sul caffè, sul vino, sul sabato, sul dopo la morte, sugli eventi finali, e tante altre cose, ho consultato una marea di libri, italiani e stranieri, ed ho trovato sempre le medesime posizioni, ripeto sempre le medesime. Ho citato pure delle tue parole sulla menzogna che sono le seguenti: 'Il cristiano non mente, ma se in casi straordinari la bugia rappresenta l’unica possibilità di salvare l’innocente dall’ ingiustizia, allora credo che sia non solo lecito ma doveroso dirla perché il Signore ha dato la sua legge non per far morire ma per far vivere, non per tutelare l’ingiusto ma il giusto’ (Giovanni Leonardi, "La legge nella prospettiva avventista", in Adventus n° 1, anno 1988, pag. 63-64) Parole queste che si oppongono all'insegnamento biblico, perché il divieto di dire menzogne è assoluto senza nessuna eccezione. Ho compreso male le tue parole se dico che per voi Avventisti la menzogna in alcuni casi è lecita anzi un dovere? Non credo.
Ho letto poi quello che dite su noi Pentecostali, anche qui la posizione è chiara, molto chiara. Per voi nella sostanza siamo una massa di posseduti, di gente influenzata da spiriti maligni, di gente ingannata. Mi potresti dire, per favore, anche se uno lo volesse, che tipo di dialogo si può instaurare con qualcuno che ti dà del posseduto? Cosa potresti dire di più o di diverso dalla White o di altri autorevoli avventisti? Io credo proprio nulla, ripeto proprio nulla. A meno che tu abbia abbandonato quelle che io giudico le eresie avventiste, ma allora non saresti più un Avventista.
Io non mi traggo mai indietro a dialogare con qualcuno che è pronto ad accettare la correzione, ma quando vedo che qualcuno si ostina in cuore suo e vuole persistere nel suo errore, lascio perdere. E devo dire che questo è il caso di tanti di voi. Per ciò che mi concerne conosco bene le vostre peculiari dottrine, non credo di averle né travisate e né distorte, perché quando confuto le eresie di qualcuno mi studio di citare le dottrine eretiche in maniera corretta e di capirle io medesimo prima di tutto perché sono pienamente persuaso che se uno non capisce lui le cose non le può spiegare agli altri. L’ho fatto con le dottrine dei guru, con quelle dei preti, con quelle della Torre di Guardia, con quelle dei Mormoni, e mi sono studiato di farlo anche con le vostre dottrine. Vi ho attribuito delle dottrine che mi sono inventato io, delle false posizioni dottrinali? Allora desidero che mi sia dimostrato tutto ciò, ma non credo che possiate farlo. Voi lo sapete molto bene, che io per esporre le vostre dottrine mi sono basato solo sui vostri libri, che se c’è qualcuno in Italia che ha scritto un libro su di voi esponendo non in maniera superficiale le vostre dottrine quello sono proprio io. Dico questo perché so bene come sono la stragrande maggioranza dei libri sugli Avventisti che vengono scritti da parte Evangelica (che sono molto rari, anzi rarissimi qui in Italia). Non piacciono neppure a me, perché non spiegano bene le vostre posizioni dottrinali.
Ci tengo a precisare poi, che io prima di intraprendere le ricerche per scrivere il mio libro su di voi Avventisti, conoscevo molto poco su di voi. Conoscevo solo alcune poche delle vostre dottrine e in maniera molto superficiale, in maniera devo dire molto insoddisfacente. E devo dirti, che è stato appunto proprio per conoscervi meglio che mi sono messo a studiare molto le vostre dottrine. Ho voluto addentrarmi nell’Avventismo per capire bene, per conoscervi bene. Non per confutarvi solo, ma anche per conoscere bene la vostra storia e le vostre dottrine, e farle conoscere a coloro che le conoscevano o per niente o pochissimo. Quando ho trovato che dite delle cose giuste, non ho avuto niente da ridire, ma quando ho trovato dei falsi insegnamenti non ho potuto non confutarli.
Ovviamente non mi aspettavo che mi batteste le mani, o che mi faceste i complimenti, so perfettamente che vi sentite infastiditi dal mio libro; sappiate però che quello che ho fatto l’ho fatto perché desidero che voi siate liberati dai diversi errori dottrinali che voi avete accettato in buona fede. Sono degli errori; alla luce della Scrittura lo sono. Quegli ex Avventisti che sono stati illuminati dal Signore ed hanno dovuto ritirarsi da voi, lo riconoscono in tutto e per tutto. Lo dicono pure loro, non solo io che professate parecchie dottrine false.
Io spero comunque che con l’aiuto di Dio tu, Giovanni, e con te tanti altri possiate giungere alla retta comprensione della Parola di Dio e della dottrina della salvezza per la grazia mediante la sola fede, dottrina questa che i vostri predecessori hanno oscurato con la dottrina del santuario e del giudizio investigativo, a abbandonare così tutte quelle falsità che ripeto voi in buona fede avete accettato come cose vere e giuste. Smettete di farvi guidare dagli scritti di Ellen White nella comprensione delle Scritture, lasciatevi guidare invece dallo Spirito di Dio che è la verità e vedrete come tante cose dette dalla White sono menzogne.
Nella speranza e pregando Dio che questo un giorno possa accadere ti saluto cordialmente. Dio ti benedica. Giacinto Butindaro.
Fedeli sono le ferite di chi ama, frequenti i baci di chi odia (Proverbi 27:6)
Risposta di Leonardi a Butindaro
Malta, 19 febbraio 2001
Caro Giacinto,
Ti ringrazio per avermi comunque risposto.
Prendo atto del tuo rifiuto di dialogo pubblico. Noto anche, con dispiacere, che non credi neppure opportuno chiamarmi fratello, come avevo fatto io per te nella mia precedente lettera (Può darsi però che tu non usi mai questo termine nella tua corrispondenza. In questo caso ti prego di scusarmi). Come vedi, un "legalista", seguace di "dottrine sataniche" come le definisci tu, è molto più tollerante e accogliente di te che parli "per grazia di Dio".
Non posso commentare tutto quello che scrivi perché richiederebbe troppo tempo e non sarebbe neppure molto utile. Credo comunque doveroso rispondere a quanto tu dici in questa tua corrispondenza.
1) Mi rattrista profondamente il fatto che tu, a dispetto delle tue probabili intenzioni coscienti, non cerchi di capire ma solo di criticare e condannare. Quando leggo libri contro di noi (e tu sai benissimo che ce ne sono anche contro i Pentecostali), siano essi Protestanti o Cattolici, vedo comunque un desiderio di obiettività. Essi cercano perlomeno di descrivere l’insieme della nostra esperienza e delle nostre convinzioni. Non si limitano soltanto a fare delle critiche distruttive. Sarebbe stato utile che tu elencassi anche quegli elementi che tu puoi condividere. Ce ne sono, non è vero? Perché non ne parli?
2) Il tono è sempre talmente polemico e demonizzante da risultare sgradevole, credo, anche a molti che possono condividere la tua fede. Perché devi usare espressioni come "La loro dunque è una guerra che si prefigge di far tornare la cristianità sviata (dal papato) ad osservare il sabato" (Cap. 3). Perché non parli invece di "impegno" o di "desiderio", o di "missione"? A me sembra che tu abbia toni guerreschi, non la nostra letteratura né i nostri animi. Perché parli di "imposizione" del sabato o della decima (Cap. 3), e non di "insegnamento"? Noi non abbiamo potere di "imporre niente a nessuno. Ognuno è libero di accettare e condividere o di rifiutare. Cosa mi diresti se dicessi che voi imponete ai credenti "il parlare in lingue"? Le tue critiche sarebbero meglio accolte se il tuo linguaggio fosse veramente quello del ricercatore e dello studioso, e non invece quello del nemico.
3) Tu rifiuti il dibattito perché pensi che non ce ne sia bisogno visto che hai abbondantemente citato da fonti avventiste. E’ proprio il modo in cui tu citi che obbliga a ritenere il dibattito pubblico e diretto l’unica via per chiarire la verità. Le tue numerose citazioni di testi avventisti, per quanto autorevoli, non provano il tuo desiderio di obiettività. L’obiettività va molto al di là delle parole, per capire le intenzioni e di chi si cita. Tu manchi notevolmente a questo dovere che, prima ancora di essere cristiano, è intellettuale e umano. Il modo in cui citi me è prova di quanto sto affermando. Ne parleremo tra poco.
3) No, non è vero che per "gli Avventisti" mentire, in certi casi, è un dovere. Quella che tu citi è una mia opinione personale e non hai il diritto di attribuirla a tutti gli Avventisti. Molti fratelli avventisti potrebbero dissentire da essa. Questo è un difetto di molta parte del tuo scritto. Tu rastrelli in una letteratura immensa, citando spesso pareri personali che attribuisci a tutti. Io ho l’impressione che non tutti i Pentecostali si ritrovino in ogni cosa che tu dici e si sentirebbero offesi se io riportassi alcune tue frasi attribuendole a tutti loro.
4) Un altro fatto che sminuisce molto il valore delle tue citazioni, é che tu rischi di citare senza tenere conto del contesto, sia letterario che storico, citando soltanto ciò che vuoi criticare e non anche ciò che può aiutare a capire. Tu citi spesso Ellen G. White senza capire che, come lei stessa diceva, le sue affermazioni debbono essere comprese alla luce del loro contesto, del tempo e delle circostanze. Il linguaggio che i Cristiani usavano nel secolo scorso non è quello di oggi perché tutto il contesto era diverso. Oggi, Ellen G. White stessa, pur mantenendo le sue convinzioni, le esprimerebbe con termini diversi. Al cap. 3 parli della nostra ossessione del sabato dicendo: “E per capire con quanta decisione e forza portano avanti il messaggio del sabato nel mondo intero basta leggere le loro riviste, i loro numerosi libri, o sentirli parlare". E poi cosa porti a riprova delle tue affermazioni? Non brani tratti dalla nostra letteratura o testimonianze personali, ma il parere di Canright (nota 4. del capitolo 3), senza tenere conto del fatto che si tratta di opinioni di un avversario e che comunque riguarderebbero esperienze di un secolo fa.
Il caso della citazione del mio testo è sintomatico. Riporto a futura memoria il brano completo in questione, che fa parte di un contesto ancora più ampio:
“Il cristiano, quindi, non osserverà la legge meno di un Ebreo ma la osserverà con più fedeltà perché ha compreso pienamente il suo senso e la sua portata. «Se la vostra giustizia non supera quella degli scribi e dei Farisei, voi non entrerete punto nel regno dei cieli» (Mat. 5:20).
“Potrà anche accadere che, di fronte alle esigenze dell’amore, lo spirito della legge debba prendere il sopravvento sulla sua lettera. Il credente avventista, il sabato va in chiesa per celebrare Dio come padre creatore e la fraternità dei Suoi figli (Es. 20:8-11; Lev. 23:3). Ma se in una casa del suo vicino scoppia, in quel giorno, un incendio, volenterosamente rinuncerà ad andare in chiesa per aiutarlo, e ciò non costituirà una trasgressione del comandamento di Dio sul sabato: proprio perché il sabato è il segno della nostra figliuolanza da Dio, Padre comune di tutti gli uomini, è un dovere andare in soccorso del fratello che soffre. E’ nello spirito del sabato aiutare il prossimo come Gesù stesso ha insegnato (Mat. 12:12). Il Cristiano non mente, ma se in casi straordinari la bugia rappresenta l’unica possibilità di salvare l’innocente dall’ingiustizia, allora credo che sia non solo lecito ma doveroso dirla perché il Signore ha dato la sua legge non per far morire ma per far vivere, non per tutelare l’ingiusto ma il giusto. Il cristiano non supererà però la lettera della legge in nome del principio dell’amore a favore di sé stesso ma dell’altro: l’amore di sé non sarà mai una scusa per rinunciare alla propria fedeltà verso Dio.”
Se tu avessi tenuto conto del contesto, avresti capito e avresti testimoniato correttamente, ad esempio, che la tua esperienza durante il servizio militare narrata nel tuo libro, non poteva rientrare nel discorso da me fatto, per almeno tre motivi:
1) La tua bugia sarebbe nata solo da motivazioni egoistiche.
2) La punizione che avresti dovuto ricevere era giusta.
3) Il caso non rientrava nell’ambito di una straordinaria ingiustizia che un innocente avrebbe dovuto subire.
Pensa invece a un matto che ti chiede se sai dov’è una donna che vuole uccidere. Cosa fai? gli dici che non vuoi rispondere ... che lo sai ma che non glielo vuoi dire? Non pensi che riusciresti solo ad irritarlo ancora di più? E se fossero stati dei nazisti a chiederti il nascondiglio di alcuni Ebrei da mandare al campo di sterminio, cosa avresti fatto? Credi che la legge di Dio sarebbe disonorata se dicessi di non saperlo? O pensi che saresti stato capace di fare l’eroe rischiando la vita di altri? Sta attento, caro Giacinto, a non correre il rischio di essere tra quelli che, pensando di stare in piedi più degli altri, sono poi i primi a cadere. Quand’è che hai detto la tua ultima bugia, probabilmente per casi meno gravi di quelli che ho ipotizzato? Molte volte le diciamo senza neppure badarci, a volte solo per essere gentili come dice l’Enciclopedia che tu citi.
Nel tuo libro, accosti la mia tesi alla casistica espressa nell’Enciclopedia Cattolica, come per dire: "Vedete questi avventisti? Che differenza c’è poi tra loro e i cattolici. Tutta una massa di infedeli ipocriti!" Non mi sembra proprio che questo sia il modo corretto di sviluppare una critica cristiana.
Ti chiedo anche perché non hai citato l’esempio che faccio sul sabato? Eppure era il primo! La mia impressione è che se lo avessi fatto, la reazione dei lettori sarebbe stata diversa da quella che volevi suscitare. Essi avrebbero potuto dire: "Guarda questi avventisti. Non è che siano poi così fanatici come pensavamo nella loro osservanza del sabato!" Tu scegli invece il caso della bugia, senza citare l’intero contesto, e confrontandola con fatti che niente hanno a che fare con il discorso che io portavo avanti. Perché hai scelto questa strategia?
Io cerco di motivare la mia tesi con dei testi biblici, sarebbe stato utile che tu dicessi perché la mia comprensione di quei testi è sbagliata, ma tu non lo fai. Perché?
Nella nota 12 del capitolo 2 del tuo libro, mi citi in rapporto alla dottrina del santuario. Cito per esteso. "[12] L’Avventista Giovanni Leonardi dice invece (per cercare di annullare questa palese contraddizione) che ‘la descrizione di Cristo alla destra del Padre nel santuario celeste non contraddice la teologia avventista sull’inizio del giudizio premilleniale nel 1844. Da un punto di vista spirituale, salvifico, Gesù ha aperto la via – con la sua morte, risurrezione e ascensione – a una comunione diretta con il Padre, assicurando ai credenti una salvezza che non dipende più dai riti del santuario terreno, ma dalla fede in Cristo stesso. Grazie a Gesù, in rapporto alla loro esperienza pratica e alla loro certezza di salvezza, i credenti hanno avuto un accesso immediato al Padre celeste nel Santissimo. Questo è il messaggio fondamentale della Lettera agli Ebrei e dei vari testi del Nuovo Testamento che riportano il quadro suddetto’ (Giovanni Leonardi, ‘Il Santuario – 2’, in Il Messaggero Avventista, Marzo 1993, pag. 13). Come potete vedere il suo parlare è contraddittorio perché egli dice che dal punto di vista spirituale e salvifico i credenti con la morte, risurrezione e ascensione di Gesù hanno avuto accesso immediato al Padre nel Santissimo, ma continua a sostenere che Gesù è entrato nel luogo Santissimo solo nel 1844. Ma noi vorremmo domandare a Giovanni Leonardi: come potevano i credenti avere accesso nel Santissimo per mezzo di Cristo quando quest’ultimo si trovava ancora ‘materialmente’ nel luogo santo? Se Cristo non era ancora entrato nel Luogo Santissimo, ma ci erano entrati i suoi discepoli, come poteva lo scrittore agli Ebrei dire più di millenovecento anni fa che Egli è entrato per noi qual precursore al di là della cortina (cfr. Ebr. 6:19-20)? Perché chiamò Gesù precursore?"
Anche in questo caso ripeti gli errori fatti precedentemente:
1) Il tono è demonizzante. Perché, tra l’altro, dici che "cerco di annullare questa palese contraddizione"? Così dicendo sembra che io voglia consapevolmente rimediare a qualcosa che so essere sbagliata. Cosa ci guadagnerei? Perché dici che la "contraddizione" è "palese". È palese per te, ma non necessariamente nei fatti. Con uno spirito più obiettivo avresti potuto dire: "Leonardi, rendendosi conto che esiste un problema cerca di chiarirlo dicendo che ...".
2) Ancora una volta, la tua citazione è limitata. Il brano che tu citi è solo il riepilogo della parte precedente di un articolo in cui ho proprio spiegato il perché della mia tesi (2 pagine di testo), tesi che sviluppo poi in altre ulteriori 4 pagine. Tu non tieni conto di neppure una delle tante argomentazioni esegetiche e teologiche che porto. E poi ti permetti di dire sarcasticamente che quello che dico è "contraddittorio".
No, caro Giacinto, non credo che tu stia rendendo un servizio alla verità. Tu stai solo affermando la tua verità, e non ti basta citare gli altri per dire la verità come essa è.
Non avrei voluto entrare nel merito di quanto hai scritto a mio riguardo, ma tu non hai mancato di punzecchiarmi direttamente nella tua lettera (dal tuo punto di vista, certamente per offrirmi una occasione di ravvedimento!) e d’altra parte, conoscendo bene il mio pensiero e quello che ho scritto posso chiarirlo meglio che se parlassi di altri. Quindi ben venga la tua provocazione.
Tu dici che non è possibile un dialogo con chi pensa che i pentecostali siano "posseduti" e sedotti da "spiriti maligni."
Mi dispiace che tu abbia questa impressione. Certo, il mondo pentecostale è così variegato e diviso che è difficile esprimere un giudizio che rispetti le singole esperienze. La mia impressione è che anche tra di voi non siano pochi quelli che giudichino guidati da spiriti maligni fratelli di altri gruppi con tendenze teologiche diverse. Non mi risulta comunque che questi giudizi siano giudizi ufficiali della nostra chiesa. Personalmente ho degli ottimi amici in campo carismatico protestante e non credo affatto che siano degli assatanati. Certo, quando un pentecostale si introduce in una nostra comunità siciliana pretendendo di diventare una guida spirituale, di avere il dono di discernimento degli spiriti, e cercando di imporre le mani ai fratelli perché ricevessero lo Spirito Santo, scoprendosi poi che viveva in stato di incesto con la propria sorella e che ha commesso dei delitti per cui è stato arrestato, il dubbio che possa essere una vittima di Satana mi è venuto. Ma questo può accadere all’interno di qualsiasi gruppo umano e non vuol dire che i Pentecostali siano come lui.
Forse, se tu accettassi di guardare agli altri con più serenità, potresti anche capirli meglio e avere con loro un rapporto migliore. Anche se alcuni fratelli hanno espresso delle perplessità e delle preoccupazioni riguardo ad alcuni aspetti del mondo carismatico, questo non vuol dire ritenere che i Pentecostali, in quanto tali, siano dei posseduti. In ogni caso non è che risolvi il problema ingiuriando noi. Sarebbe molto meglio ascoltarsi con serenità e obiettività, per quanto sia umanamente possibile.
Ti consiglierei anche di non polemizzare su tutto, anche su ciò che non ha nessuna importanza. Tu arrivi a considerare un casus belli anche il nostro rifiuto di credere che i figli di Dio che prima del diluvio sposano le figlie degli uomini, fossero dei demoni. Trovi che ci sia proprio da polemizzare su un fatto come questo? Al massimo puoi criticare la nostra esegesi, se la ritieni sbagliata. Ma non ne farei un motivo di polemica tra chiese.
Ho l’impressione che difficilmente tu riusciresti a tenere insieme un qualsiasi gruppo, anche il tuo, se tutti dovessero condividere ogni particolare delle cose che affermi.
Tieni conto che non tutto ciò che scriviamo è dottrina ufficiale della chiesa. La Dottrina ufficiale cui tutti i membri aderiscono è quella espressa nei nostri punti fondamentali di fede che tu ben conosci. Credo che tu abbia, dal tuo punto di vista, già molto da dire a riguardo senza scendere in particolari molto secondari che non svolgono alcuna funzione concreta nella vita dei credenti. Il rischio che corri, criticando ogni cosa che gli altri dicono, è di sviluppare nel tuo animo un sentimento di infallibilità teologica e spirituale che è molto pericolosa. Fraternamente ti invito a riflettere su ciò.
Un’ultima parola su Ellen G. White. Noi la consideriamo una sorella chiamata dal Signore a svolgere un ruolo profetico. Ma non pensare che si viva con l’ossessione di ogni cosa che lei ha scritto. Guarda che la maggior parte degli Avventisti hanno potuto leggere pochissimo dei suoi scritti, e quando lo fanno ne sono incoraggiati ad amare Gesù e la Bibbia. Non c’è quindi da invitarci a liberarci dal suo peso e dai suoi inganni satanici. Come Pastore, posso insegnare tutto ciò che credo di sostanziale, senza mai citare Ellen G. White.
D’altra parte, come pentecostale tu credi nei doni dello Spirito e tra di voi ci sono moltissimi profeti e membri che dicono di avere delle rivelazioni. Credi che i loro messaggi siano molto più cristiani di quelli che Ellen G. White ha dato?
A me sembra che tu divida il mondo in due: da una parte i Pentecostali del tuo gruppo che hanno la verità, e dall’altra tutti gli altri. Molte delle critiche che fai a noi, le potresti fare anche ad altri credenti evangelici. Credi proprio che la tua missione sia quella che tu stai attuando? Tra i doni dello Spirito non mi sembra ci sia quella della critica ad ogni costo.
Tutto sommato, con speranza e affetto.
Giovanni Leonardi