Czechowski e le origini della missione avventista italiana

Czechowski e le origini della missione avventista italiana

«Dopo aver riflettuto e pregato molto ho deciso di seguire il consiglio di cari amici e fratelli, e di far sapere a tutti che sto per recarmi in Italia per predicare la buona novella della venuta del regno di Cristo… mi stabilirò nella Val Pellice, nei pressi di Torino dove risiedono i valdesi. Cari fratelli aiutatemi a realizzare questo viaggio…».[1]

Con queste parole pronunciate nel marzo del 1864, Michael Belina Czechowski (1818-1876) esprime il suo desiderio di lasciare gli Stati Uniti e rientrare in Europa per portarvi l’avventismo. In Polonia, dov’era nato, aveva abbracciato la vita monastica e il 25 giugno 1843, all’età di 25 anni, con un’imponente cerimonia, era stato consacrato prete cattolico.

Il 24 dicembre dello stesso anno, avendo aderito al movimento rivoluzionario sollevato dal clero in vista della liberazione del giogo zarista, lascia Cracovia e si mette in viaggio alla volta dell’Italia. A Roma viene ricevuto da papa Gregorio XVI per lasciargli un promemoria in latino riguardante la riforma del clero polacco. Il 20 gennaio, però, lascia anche Roma per recarsi a Parigi e dopo lunghe peripezie giunge a Ginevra, la città di Calvino, in cui matura la decisione di rompere con la politica e con la chiesa di Roma. Impara il mestiere del rilegatore e il 5 ottobre 1850 sposa Marie-Virginie Delavouet, semianalfabeta. Avendo alle spalle i gesuiti, trova rifugio a Londra e, grazie a lord Dudley Stuart e ai battisti, riceve un passaggio gratuito per New York.

Nel 1857, a Findlay, diventa membro della chiesa avventista e osservatore del sabato. Dopo un soggiorno a Battle Creek ha modo di conoscere i dirigenti del nascente movimento avventista. Ottiene un discreto successo nel Quebéc, a Montreal, nella predicazione del messaggio dell’avvento in lingua francese, e da lì a poco comincia ad accarezzare il desiderio di ritornare nel vecchio Continente. Ne parla con i dirigenti, ma questi si dimostrano alquanto freddi nei suoi confronti. Conoscono bene la sua inaffidabilità e la propensione a fare debiti. Gli consigliano di ricercare la prudenza e la saggezza, perché la sua incapacità a esercitare un sano discernimento potrebbe creare non poche difficoltà ai membri.

Non ha intenzione di interrompere la collaborazione con Battle Creek, ma è comunque pronto a ricevere il finanziamento dal gruppo avventista osservatore della domenica.[2] Il 6 giugno 1864 sbarca a Londra con sua moglie, quattro figli (Ludomir, Anne Sophie, Michelandré e Victor Emmanuel) e la segretaria, Annie Eliza Butler, avventista del primo giorno e sorella di George Ide Butler (1834-1918), avventista sabatista, che diventerà poi presidente della Conferenza Generale.

Ai primi di luglio del 1864, Czechowski entra in Italia dal passo di Moncenisio e, passando da Susa, Torino e Pinerolo, giunge a Torre Pellice. In tasca ha solo un dollaro, chiede alloggio in un albergo di proprietà di una coppia valdese che gli fa credito. In una cittadina di circa tremila abitanti esistono due chiese protestanti di lingua francese curate dallo stesso pastore. Il concistoro valdese gli dà la possibilità di presentare le sue dottrine e ciò avviene nel tempio dei Coppieri, in presenza del pastore Malan, dei professori del collegio e di Cotter, un laico inglese.

Il tempio è stracolmo e le tavole profetiche che l’oratore utilizza fanno impressione. Evoca le persecuzioni subite dai valdesi e dagli ugonotti e afferma di essere fiero di trovarsi in mezzo ai loro discendenti. Nel nuovo Continente, Dio ha offerto un rifugio ai credenti perseguitati in Europa. Negli Stati Uniti d’America, in quel momento in piena guerra di secessione, Dio ha suscitato un popolo che osserva i comandamenti di Dio e ha la fede di Gesù Cristo. Egli ha risposto all’appello di far ritorno in Europa per proclamare questo messaggio anche in Italia. La risposta dei dirigenti valdesi è molto cortese e gentilmente lo ringraziano per le parole lusinghiere, ma gli consigliano di recarsi presso popoli slavi. Solo tra i darbysti, la chiesa dei fratelli, trova un certo interesse. Gli abitanti di Torre sono poveri contadini che lavorano molto duramente ma guadagnano poco, così, scrive al gruppo di sostenitori oltreoceano per far conoscere la necessità di avere altri mezzi economici per proseguire l’opera.

Una delle prime persone che si interessa al messaggio dell’imminente venuta in gloria di Cristo e dell’osservanza di tutti i comandamenti, incluso il sabato, è Catherine Revel (1830-1930), valdese dissidente. Anche Barthélemy, suo marito, ha cominciato a osservare il sabato ma, non riuscendo più a sopportare le derisioni dei compaesani, dimostra una certa ostilità e rifiuta le visite di Czechowski a casa sua. Catherine, prima di aderire al movimento avventista, chiede a uno degli anziani della sua chiesa perché i valdesi osservano la domenica invece del sabato. la risposta le dà la conferma che la scelta che sta per fare onora l’autorevolezza della Parola di Dio. [3]

Nei 17 mesi della sua permanenza in Italia, Michael prende contatto con Bartolomeo Pons, pastore valdese; Jean Pierre Combe, della chiesa libera d’Angrogna; il conte Piero Guicciardini, della chiesa dei fratelli; e Francesco Lagomarsino, della chiesa libera italiana.[4] Diverse persone si interessano al messaggio avventista ma solo Catherine e Jean David Geymet (1842-1923) rimarranno collegati a essa. Quest’ultimo segue Czechowski in Svizzera e il 7 febbraio 1866 viene battezzato nel lago di Neuchâtel, nei pressi di Grandson, insieme con una signora «molto intelligente e influente»: Louise Piqueron.[5] A Tramelan viene organizzata la prima comunità avventista europea. il successo negato in Italia lo ottiene tra i fratelli e le sorelle nei villaggi del Jura bernese. Grazie a una donazione del Conte di Firenze comincia la pubblicazione della rivista L’Evangile Eternel et l’accomplissement des prophéties sur la venue du Sauveur.

Ritorna nuovamente in Italia e predica il messaggio avventista a Torino, dove incontra tra gli altri Louis Kossuths, ex dittatore ungherese, che accetta una cartina profetica e una copia del volume L’Evangile Eternel. A Brescia, Battista Bandelli, membro della chiesa valdese, comincia a osservare il sabato. Sempre da Brescia scrive al conte Guicciardini per ricevere in prestito 50 franchi per far ritorno in Svizzera e per l’occasione gli chiede se desidera rinnovare l’abbonamento alla rivista. Nel 1876, solo e malato, dopo aver testimoniato la sua fede in Italia, Svizzera, Germania, Ungheria, Romania e Austria, muore quest’uomo di fede, incline a fare debiti, un po’ troppo individualista, forse anche eccentrico, ma animato dal sincero desiderio di servire il Signore.

[author] [author_image timthumb=’on’]http://gliavventistirispondono.it/wp-content/uploads/2015/10/Giuseppe-Marrazzo.jpg[/author_image] [author_info]Giuseppe Marrazzo.

Nota: Questo studio, di Giuseppe Marrazzo, è stato tratto da La chiesa avventista compie 150 anni, Ed. ADV, Firenze, 2014[/author_info] [/author]


[1] A.F. Vaucher, M.B. Czechowski, imprimerie Fides, Collonges sous Salève, 1976, pp. 16,17.
[2] Le lettere che Czechowski invia dall’Europa sono indirizzate all’American Second Advent Union Missionary Board, all’attenzione dei fratelli Litch e Grant. Jean David Geymet nota la discrepanza e afferma: «Un fatto singolare è che egli invia i rapporti agli avventisti del primo giorno che gli forniscono i mezzi di sussistenza, mentre lavora per gli avventisti del settimo giorno» (J.D. Geymet, «Petits commencements», in Revue Adventiste, anno XXVI, n. 9 del 1° maggio 1922, pp. 1,2).
[3] Il Catechismo di Baltimora in vigore fino al 1966 istruiva il mondo cattolico a osservare la domenica invece del sabato perché «il Sabato è il giorno prescritto nell’antica legge e la domenica è quello della nuova legge, che ha preso, quindi, il posto del Sabato» (art. 1251).
[4] Cfr. Giovanni de Meo, «Michael Belina Czechowski. il missionario avventista», in Scelte di fede e di libertà, Claudiana, torino, 2011, pp. 70-72.
[5] A. F. Vaucher, op. cit., pp. 28,29.