02. Il dono di profezia

02. Il dono di profezia

“Uno dei doni dello Spirito Santo è la profezia. Questo donoè un segno che identifica la chiesa del rimanente e si è manifestato nel ministero di Ellen G. White. Quale messaggera del Signore, i suoi scritti sono una continua e autorevole fonte di verità e offrono incoraggiamento, guida, istruzione e correzione alla chiesa. Essi affermano anche, in modo chiaro, che la Bibbia è la norma in base alla quale ogni insegnamento e ogni esperienza devono essere provati” (cfr. Gl 2:28,29; At 2:14-21; Eb 1:1-3; Ap 12:17; 19:10).

Giosafat, re di Giuda, era ormai disperato. Le truppe nemiche lo circondavano e le prospettive sembravano non lasciare speranza. Giosafat «si dispose a cercare il Signore, e bandì un digiuno per tutto Giuda» (2 Cr 20:3). Il popolo affluiva al tempio per implorare la grazia di Dio e la liberazione. Mentre presiedeva quella riunione, Giosafat implorò Dio di cambiare le circostanze. Disse: «Signore, Dio dei nostri padri, non sei tu Dio dei cieli? Non sei tu che domini su tutti i regni delle nazioni? Non hai tu nelle tue mani la forza e la potenza, in modo che nessuno può resistere contro di te?» (v. 6). Non aveva forse Dio protetto altre volte in passato il popolo che si era scelto? Non era stato forse lui a consegnargli quella terra? Giosafat, dunque, supplicò: «Dio nostro, non vorrai giudicarli? Poiché noi siamo senza forza, di fronte a questa gran moltitudine che avanza contro di noi; e non sappiamo che fare, ma gli occhi nostri sono su di te!» (v. 12).

Mentre tutto il popolo di Giuda era prostrato davanti al Signore, sorse fra loro il profeta Iaaziel. Il suo messaggio arrecò coraggio e guida a un popolo intimorito. Egli esortò: «Non temete… poiché questa non è battaglia vostra, ma di Dio… Questa battaglia non sarete voi a combatterla: presentatevi, tenetevi fermi, e vedrete la liberazione che il Signore vi darà… il Signore sarà con voi» (vv. 15-17). Il mattino seguente il re Giosafat disse alle sue truppe: «Credete nel Signore, vostro Dio, e sarete al sicuro; credete ai suoi profeti, e trionferete!» (v. 20).1

Il re si fidò pienamente delle parole di quel profeta poco conosciuto, che sostituì le truppe in prima linea con un coro inneggiante lodi a Dio e alla bellezza della sua santità! Mentre canti di fede riempivano l’aria, il Signore si mise all’opera per portare confusione tra le armate nemiche di Giuda. Il massacro dei nemici fu tale che «nessuno riuscì a scampare» (v. 24). Iaaziel era stato il portavoce di Dio in quella speciale circostanza. I profeti hanno svolto un ruolo essenziale ai tempi dell’Antico e del Nuovo Testamento. Con la chiusura del canone biblico, la profezia ha forse esaurito la sua forza propulsiva? Per cercare una risposta ripercorriamo insieme la storia della profezia.

IL DONO PROFETICO AI TEMPI BIBLICI

Il peccato ha interrotto la comunicazione diretta (a faccia a faccia) tra Dio e gli esseri umani (Is 59:2), ma Dio non ha rinunciato a comunicare con l’umanità. Egli ha utilizzato altre modalità di comunicazione. Tramite i profeti, ha inviato messaggi d’incoraggiamento, di avvertimento e di rimprovero.2

Nella Scrittura, il profeta è colui che «riceve comunicazioni da Dio e che ritrasmette il loro intento al suo popolo».3 I profeti non preannunciano di loro propria iniziativa, «infatti nessuna profezia venne mai dalla volontà dell’uomo, ma degli uomini hanno parlato da parte di Dio, perché sospinti dallo Spirito Santo» (2 Pt 1:21). Nell’Antico Testamento la parola profeta è generalmente tradotta dal termine ebraico nabi. Il suo significato è spiegato in Esodo 7:1,2: «Il Signore disse a Mosé: “Vedi, io ti ho stabilito come Dio per il faraone e tuo fratello Aaronne sarà il tuo profeta [nabi]. Tu dirai tutto quello che ti ordinerò e tuo fratello Aaronne parlerà al faraone”». Mosè di fronte al faraone era come Dio nei confronti del suo popolo. Come Aaronne comunica le parole di Mosè al faraone, così il profeta trasmette le parole di Dio al suo popolo.

Il termine profeta, dunque, indica un individuo che Dio si è scelto come suo portavoce. L’equivalente greco per il termine ebraico nabi, è proféthès, dal quale deriva il termine oggi in uso. «Veggente», che traduce l’ebraico roeh (Is 30:10) o hozeh (2 Sam 24:11; 2 Re 17:13), serve a designare persone dotate del dono di profezia. I due termini, «profeta» e «veggente», sono strettamente collegati. Le Scritture affermano: «Anticamente, in Israele, quando uno andava a consultare Dio, diceva: “Venite, andiamo dal veggente!”. Infatti colui che oggi si chiama profeta, anticamente si chiamava veggente» (1 Sam 9:9). La designazione di veggente sottolinea la ricezione del messaggio divino da parte dei profeti. Dio apriva gli «occhi» o la mente del profeta, circa le cose che voleva trasmettere al popolo.

Nel corso dei secoli, Dio ha rivelato la sua volontà per il suo popolo tramite persone con il dono della profezia, «Poiché il Signore, Dio, non fa nulla senza rivelare il suo segreto ai suoi servi, i profeti» (Am 3:7; Eb 1:1).

Le funzioni del dono profetico nel Nuovo Testamento. Il Nuovo Testamento conferisce alla profezia un posto d’onore tra i doni dello Spirito Santo, classificandola una volta al primo posto e due volte al secondo, tra i ministeri più utili alla chiesa (Rm 12:6; 1 Cor 12:28; Ef 4:11). Ciò incoraggia i credenti a desiderare in modo speciale questo dono (1 Cor 14:1,39).Il Nuovo Testamento descrive così le funzioni che i profeti esercitano.4

  1. Contribuiscono alla nascita della chiesa. La chiesa è edificata «sul fondamento degli apostoli e dei profeti, essendo Cristo Gesù stesso la pietra angolare » (Ef 2:20,21).
  2. Danno il via alla missione della chiesa. È tramite i profeti che lo Spirito Santo seleziona Paolo e Barnaba per il loro primo viaggio missionario (At 13:1,2) e sono loro a indicare i luoghi dove i missionari avrebbero portato il loro servizio (16:6-10).
  3. Edificano la chiesa. «Chi profetizza» dice Paolo, «parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di esortazione e di consolazione» (1 Cor 14: 3,4). Dio dà alla chiesa il dono di profezia per preparare i credenti «in vista dell’opera del ministero e dell’edificazione del corpo di Cristo» (Ef 4:12).
  4. Uniscono e proteggono la chiesa. I profeti contribuiscono a realizzare «l’unità della fede», che protegge la chiesa dalle false dottrine, affinché i credenti non siano «più come bambini sballottati e portati qua e là da ogni vento di dottrina per la frode degli uomini, per l’astuzia loro nelle arti seduttrici dell’errore» (vv. 13,14).
  5. Preannunciano le difficoltà imminenti. Un profeta del Nuovo Testamento ha segnalato l’approssimarsi di una carestia. In risposta a ciò, la chiesa inizia un programma di assistenza verso coloro che avrebbero maggiormente risentito di tale emergenza (At 11:27-30). Altri profeti annunciano l’arresto e l’imprigionamento di Paolo a Gerusalemme (20:23; 21:4,10-14).
  6. Difendono la fede in mezzo alle controversie. Durante il primo concilio, lo Spirito Santo guida la chiesa a prendere posizione su un argomento molto controverso riguardo la salvezza dei non ebrei. Tramite i profeti, lo Spirito riconferma i credenti nella vera dottrina. Dopo aver comunicato la decisione del concilio ai membri, «Giuda e Sila, anch’essi profeti, con molte parole li esortarono e li fortificarono» (15:32).

IL DONO PROFETICO NEGLI ULTIMI GIORNI

Numerosi cristiani pensano che il dono di profezia sia cessato con la fine dell’età apostolica. La Bibbia, però, rivela che la chiesa necessiterà in modo particolare della guida divina per la crisi degli ultimi giorni; le Scritture testimoniano che ci sarà un costante bisogno del dono di profezia e che esso sarà elargito da Dio anche dopo l’epoca del Nuovo Testamento.

Permanenza dei doni spirituali. La Bibbia non fa mai intendere che Dio intenda ritirare i doni spirituali accordati alla sua chiesa prima che essa abbia portato a compimento il suo obiettivo, il quale, secondo Paolo, consiste nel condurre i suoi membri «all’unità della fede e della piena conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomini fatti, all’altezza della statura perfetta di Cristo» (Ef 4:13). La chiesa non ha ancora raggiunto questo traguardo, quindi ha ancora bisogno dei doni dello Spirito. E questi, incluso il dono di profezia, continueranno a operare per il beneficio del popolo di Dio fino al ritorno di Cristo. Per questa ragione, Paolo ammonisce i credenti: «Non spegnete lo Spirito»; «non disprezzate le profezie» (1 Ts 5:19,20), e consiglia di desiderare, invece, «ardentemente l’amore, non tralasciando però di ricercare i doni spirituali, principalmente il dono di profezia» (1 Cor 14:1).

Questi doni non sono stati manifesti in modo abbondante solo nella chiesa cristiana primitiva.5 Dopo la morte degli apostoli, verso il 300, i profeti ricoprono posizioni di rispetto in molti ambienti culturali.6 Ma il declino della spiritualità nella chiesa e la risultante apostasia (cfr. cap. 13, p. 161), apporta una drastica diminuzione sia della presenza dello Spirito sia dei suoi doni.

Contemporaneamente, falsi profeti generano sfiducia nel dono profetico.7 Il declino di questo dono durante certi periodi della storia della chiesa non significa che Dio lo abbia ritirato definitivamente. La Bibbia indica che, con l’avvicinarsi dei tempi della fine, il dono di profezia permetterà alla chiesa di attraversare i tempi difficili. Annuncia, anzi, che ci sarà un accrescimento dell’attività di questo dono.

Il dono della profezia prima del secondo avvento. Dio ha dato il dono di profezia a Giovanni il battista per annunciare la prima venuta di Cristo. Similmente, dobbiamo aspettarci che egli invierà lo stesso dono per proclamare il suo secondo avvento, affinché ognuno abbia l’opportunità di prepararsi a incontrare il Salvatore. Infatti, Cristo annuncia la venuta di falsi profeti come un segno della prossimità della sua venuta (Mt 24:11,24). Se non ci fossero anche veri profeti durante il tempo della fine, Cristo non ci avrebbe avvertito contro coloro che pretenderanno di possedere questo dono. Il suo avvertimento contro i falsi profeti implica che ce ne saranno anche di autentici!

Il profeta Gioele predisse che ci sarebbe stato uno speciale conferimento del dono profetico poco prima del ritorno di Cristo. Egli dichiarò da parte di Dio: «Dopo questo, avverrà che io spargerò il mio Spirito su ogni persona: i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno dei sogni, i vostri giovani avranno delle visioni. Anche sui servi e sulle serve, spargerò in quei giorni il mio Spirito. Farò prodigi nei cieli e sulla terra: sangue, fuoco, e colonne di fumo. Il sole sarà cambiato in tenebre, e la luna in sangue, prima che venga il grande e terribile giorno del Signore» (Gl 2:28-31).

La prima Pentecoste è testimone di una manifestazione straordinaria dello Spirito. Pietro, citando la profezia di Gioele, ricorda che Dio aveva promesso una tale benedizione (At 2:2-21). Potremmo chiederci, in ogni caso, se la profezia di Gioele abbia raggiunto il suo scopo ultimo alla Pentecoste o se dovrà esserci un adempimento ancora più completo. Non abbiamo certezze bibliche per dire se il fenomeno del sole e della luna, di cui parla Gioele, abbia preceduto o seguito la discesa dello Spirito alla Pentecoste. Questi fenomeni non accadono se non diversi secoli più tardi (cfr. cap 25, p. 335).

La Pentecoste, dunque, è solo un’anticipazione della piena manifestazione dello Spirito che precederà il secondo avvento. Come la pioggia della prima stagione cadeva in Palestina poco dopo la semina, così, durante la Pentecoste, lo Spirito Santo inaugura la distribuzione della sua potenza. Il completo e finale adempimento della profezia di Gioele corrisponde alla pioggia dell’ultima stagione che, cadendo in primavera, matura il grano rendendolo pronto per la mietitura (cfr. Gl 2:23). Così, l’elargizione finale dello Spirito di Dio avrà luogo poco prima del secondo avvento, dopo i segni nel sole, nella luna e nelle stelle (cfr. Mt 24:29; Ap 6:12-17; Gl 2:31). Come l’ultima pioggia, questa discesa finale dello Spirito porterà a maturazione i «frutti della terra» (Mt 13:30, 39), e allora «chiunque invocherà il nome del Signore sarà salvato» (Gl 2:32).

Il dono profetico nella chiesa del rimanente. Il capitolo 12 di Apocalisse parla di due grandi periodi di persecuzione. Durante il primo di essi, che si estese dal 538 al 1798 (12:6,14; cfr. cap. 13, p. 161), i credenti soffrono una violenta persecuzione. Accadrà che, poco prima del secondo avvento, Satana attaccherà nuovamente «quelli che restano della discendenza di lei», cioè la chiesa del rimanente, che si sarà rifiutata di rinnegare la loro alleanza con Cristo. L’Apocalisse descrive i fedeli che formeranno il rimanente, come coloro che «osservano i comandamenti di Dio e custodiscono la testimonianza di Gesù» (12:17).

L’espressione «la testimonianza di Gesù» riguarda la rivelazione profetica; ciò si evince chiaramente dalle conversazioni tra l’angelo e Giovanni.8 Verso la fine del libro, l’angelo identifica se stesso: «Sono un servo come te e come i tuoi fratelli che custodiscono la testimonianza di Gesù» (19:10); poi ripete nuovamente: «Sono un servo come te e come i tuoi fratelli, i profeti » (22:9). Queste due espressioni parallele confermano che i profeti sono coloro che custodiscono «la testimonianza di Gesù».9 Ciò spiega la precedente dichiarazione dell’angelo: «La testimonianza di Gesù è lo spirito di profezia » (19:10).

Commentando questo testo, James Moffatt scrive: «“Poiché la testimonianza di (data da) Gesù è (costituisce) lo spirito di profezia”. Questo… identifica particolarmente i fratelli, che ritengono la testimonianza di Gesù, come possessori dell’ispirazione profetica. La testimonianza di Gesù è, in pratica, equivalente a ciò che Gesù stesso testimoniò (22:20). È, in ultima analisi, la stessa rivelazione di Gesù (secondo Apocalisse 1:1, dovuta a Dio) che anima i profeti cristiani».10

Così, l’espressione «Spirito di profezia» può riferirsi: a) allo Spirito Santo che inspira i profeti con le rivelazioni di Dio; b) all’esercizio del dono di profezia; c) al profeta stesso, in qualità di intermediario della profezia. Il dono profetico, cioè la testimonianza di Gesù data «alla chiesa tramite un intermediario della profezia»,11 è una caratteristica distintiva della chiesa del rimanente. Geremia collega l’abbandono di questo dono con la trasgressione della legge, affermando: «Non c’è più legge, e anche i suoi profeti non ricevono più visioni dal Signore» (Lam 2:9). L’Apocalisse identifica chiaramente i due elementi distintivi che deve possedere la chiesa degli ultimi tempi; i suoi membri «osservano i comandamenti e custodiscono la testimonianza di Gesù», cioè il dono di profezia (Ap 12:17).

Dio elargisce il dono della profezia alla «chiesa» dell’Esodo per organizzare, istruire e guidare il suo popolo (At 7:38). «Mediante un profeta il Signore condusse Israele fuori d’Egitto; Israele fu custodito da un profeta» (Os 12:14).

Non sorprende, dunque, ritrovare lo stesso dono fra quelli che saranno coinvolti nell’ultimo «esodo», cioè nell’uscita da questo pianeta inquinato dal peccato per entrare nella Canaan celeste. Questo esodo, che seguirà il secondo avvento, è l’adempimento completo e finale di Isaia: «In quel giorno, il Signore stenderà una seconda volta la mano per riscattare il residuo del suo popolo rimasto» (11:11).

Soccorso nella crisi finale. Le Scritture rivelano che, negli ultimi giorni della storia di questa terra, il popolo di Dio sperimenterà l’ira del «dragone», Satana, che tenterà un ultima volta di distruggerlo (Ap 12:17). Questo sarà «un tempo di angoscia, come non ce ne fu mai da quando sorsero le nazioni» (Dn 12:1). Per aiutare i fedeli a superare il più intenso conflitto della storia, Dio, nella sua immensa benignità, dà loro la certezza di non essere soli. La testimonianza di Gesù, cioè lo Spirito di profezia, li guiderà fino al traguardo finale, il suo secondo avvento, in cui si ricongiungeranno al loro Salvatore.

L’illustrazione qui di seguito spiega la relazione esistente tra le circostanze bibliche e post-bibliche relative al dono profetico. «Supponiamo di dover intraprendere un viaggio. Il proprietario della nave ci dà un manuale con delle istruzioni, spiegandoci che esso contiene tutto ciò di cui abbiamo bisogno di sapere per l’intera durata del viaggio e ci assicura che, se le applichiamo, raggiungeremo tranquillamente il nostro porto di destinazione. Quindi issiamo le vele e apriamo il manuale per conoscere il suo contenuto.

Constatiamo che l’autore enuncia i principi generali per guidarci nel nostro tragitto presentandoceli nel modo più pratico possibile e prevede tutti gli imprevisti che potrebbero eventualmente succederci. Ci informa anche del fatto che l’ultima parte del viaggio sarà estremamente pericolosa, che il mare lungo le coste è pieno di pericoli a causa delle tempeste e delle sabbie mobili.

“Ma per questa parte del viaggio” egli afferma, “ho previsto un timoniere, che vi assisterà dandovi le istruzioni necessarie per far fronte con successo a tutte le eventuali emergenze e pericoli; a lui dovrete dare ascolto”. Grazie a queste istruzioni, riusciamo a proseguire il viaggio, arriviamo ai tempi pericolosi precedentemente predetti e il timoniere, come promesso, fa la sua comparsa. Ma, nel momento in cui egli offre il suo servizio, alcuni membri dell’equipaggio lo respingono.

 “Abbiamo le istruzioni del manuale originale”, si difendono costoro, “e questo ci basta. Confidiamo in questo e questo soltanto; ciò che dice il timoniere non ci interessa”. Chi sta veramente seguendo le istruzioni fornite dal manuale originale? Coloro che rigettano il timoniere, o quelli che lo ricevono, come il manuale ha indicato loro di fare? Giudicate voi».12

LA RELAZIONE TRA LA BIBBIA E I PROFETI POST-BIBLICI

Il dono profetico ha generato la Bibbia stessa. Dopo l’epoca biblica esso non sostituirà, né aggiungerà nulla, alle Scritture poiché il loro canone è ormai chiuso. Negli ultimi tempi il dono profetico funzionerà in modo molto simile a come l’ha fatto nel periodo apostolico. Il suo obiettivo è quello di confermare la Bibbia come base della fede, di spiegare i suoi insegnamenti e di applicare i suoi principi alla vita quotidiana. Esso è impegnato a edificare e rendere stabile la chiesa, rendendola capace di portare a termine la sua missione divina. Il dono di profezia esorta, avverte, guida e incoraggia sia la chiesa sia i singoli individui, proteggendoli dall’eresia e fortificandoli nelle verità bibliche.

I profeti post-biblici funzionano in modo molto simile a profeti come Natan, Gad, Asaf, Semaia, Azaria, Eliezer, Aia e Obed, a Miriam, Debora, Culda, Simeone, Giovanni il battista, Agabo, Sila, Anna e le quattro figlie di Filippo, la cui testimonianza, sebbene vissero ai tempi biblici, non è entrata a far parte integrante della Bibbia. Lo stesso Dio che parla tramite i profeti, i cui scritti compongono la Bibbia, ispira anche questi altri profeti e profetesse. Il loro messaggio non contraddice i messaggi divini precedentemente rivelati.

Esaminare le profezie. La Bibbia ci avverte che prima del ritorno di Cristo sorgeranno molti falsi profeti: si rende dunque necessario valutare attentamente tutti coloro che sostengono di avere il dono profetico. «Non disprezzate le profezie», dice Paolo. «Ma esaminate ogni cosa e ritenete il bene; astenetevi da ogni specie di male» (1 Ts 5:20-22; 1 Gv 4:1). La Bibbia specifica diverse linee guida con cui possiamo distinguere il dono profetico genuino da quello falso.

  1. Il suo messaggio è in armonia con la Bibbia? «Alla legge! Alla testimonianza! Se il popolo non parla così, non vi sarà per lui nessuna aurora!» (Is 8:20). Questo testo implica che i messaggi di qualsiasi profeta devono essere in armonia con la legge di Dio e con l’intera testimonianza biblica. Un nuovo profeta non deve contraddire i profeti che lo hanno preceduto. Lo Spirito Santo non contraddice mai la testimonianza che ha dato precedentemente, poiché in Dio «non c’è variazione né ombra di mutamento» (Gc 1:17).
  2. Le sue predizioni si sono avverate? «“Come riconosceremo la parola che il Signore non ha detta?” Quando il profeta parlerà in nome del Signore e la cosa non succede e non si avvera, quella sarà una parola che il Signore non ha detta; il profeta l’ha detta per presunzione; tu non lo temere» (Dt 18:21,22; Ger 28:9).Sebbene le predizioni possano costituire anche solo una piccola parte del messaggio profetico, la loro accuratezza deve poter essere dimostrata.
  3. Riconosce l’incarnazione di Cristo? «Da questo conoscete lo Spirito di Dio: ogni spirito, il quale riconosce pubblicamente che Gesù Cristo è venuto nella carne, è da Dio» (1 Gv 4:2,3). Questa condizione richiede molto più che riconoscere che Cristo è vissuto sulla terra. Il vero profeta deve proclamare l’insegnamento biblico dell’incarnazione di Cristo, deve credere nella sua divinità, nella sua preesistenza, nella sua nascita da una vergine, nella sua umanità, nella sua vita senza peccato, nel suo sacrificio espiatorio, nella sua risurrezione, nella sua ascensione, nel suo ministero d’intercessione e nel suo secondo avvento.
  4. Quali sono i suoi «frutti»? La profezia proviene dallo Spirito Santo che ispira «santi uomini di Dio» (2 Pt 1:21 ND). I falsi profeti possono essere riconosciuti dai loro frutti. «Un albero buono non può fare frutti cattivi», dichiarò Gesù, «né un albero cattivo dare frutti buoni. Ogni albero che non dà buon frutto è tagliato, e gettato nel fuoco. Voi dunque li riconoscerete dai loro frutti» (Mt 7:16,18-20). Questo consiglio è fondamentale nell’esaminare le pretese del profeta. Riguarda prima di tutto, la vita del profeta. Ciò non significa che il profeta deve essere assolutamente perfetto; le Scritture dicono che Elia era «un uomo sottoposto alle nostre stesse passioni» (Gc 5:17). Ma la vita del profeta deve essere caratterizzata dal frutto dello Spirito, e non dalle opere della carne (Gal 5:19-23).

Secondo, questo principio si riferisce all’influsso che il profeta esercita sugli altri. Quali sono i risultati nella vita di coloro che accolgono i suoi messaggi? Il suo messaggio qualifica il popolo di Dio per compiere la sua missione e lo fortifica nella fede (Ef 4:12-16)? Ogni persona che pretende di avere il dono profetico dovrebbe essere sottoposta a queste prove bibliche. Se egli/ella soddisfa tali criteri, siamo chiamati ad avere fiducia nel fatto che lo Spirito Santo ha veramente dato il dono della profezia a quell’individuo.

LO SPIRITO DI PROFEZIA NELLA CHIESA CRISTIANA AVVENTISTA DEL 7°GIORNO

Il dono di profezia si è manifestato nel ministero di Ellen G. White, uno dei fondatori della Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno. Ha trasmesso istruzioni ispirate per il popolo di Dio del tempo della fine. Quando, all’inizio del 19° secolo, Ellen G. White inizia a proclamare i messaggi di Dio, il mondo in cui viveva era dominato da uomini. La sua vocazione profetica è stata oggetto di un esame scrupoloso. Avendo superato le prove bibliche, il suo ministero dovuto al dono spirituale è proseguito per settant’anni. Dal 1844, all’età di 17, fino al 1915, l’anno della sua morte, ha ricevuto più di 2.000 visioni. In questi anni ha vissuto e lavorato negli Stati Uniti, in Europa e in Australia, consigliando, fondando nuove missioni, predicando e scrivendo.

Ellen G. White non ha mai rivendicato il titolo di profetessa, ma non ha mai obiettato quando gli altri la definivano in quel modo. Ella spiega: «In gioventù mi è stato chiesto diverse volte: “Sei tu un profeta?”. Ho sempre risposto: sono la messaggera del Signore. Lo so che molti mi hanno chiamato “profetessa”, ma io non ho mai preteso questo titolo… Perché non ho mai dichiarato di essere una profetessa? Perché in questi giorni, molti che si ritengono orgogliosamente dei profeti sono invece un ostacolo per la causa di Cristo e poi perché il mio ministero include molto più di ciò che la parola “profeta” implica… Dichiarare di essere una profetessa è una cosa che non ho mai fatto. Se altri mi chiamano con quel termine, non mi oppongo. Ma il mio lavoro ha coperto così tante aree che non posso definire me stessa altro che una messaggera».13

L’applicazione delle prove profetiche. Come si misura il ministero di Ellen G. White con le prove bibliche che identificano un vero profeta?

  1. Armonia con la Bibbia. Nella sua abbondante produzione letteraria cita decine di migliaia di brani biblici, spesso accompagnati da una dettagliata esposizione. Un attento studio ha dimostrato che i suoi scritti sono coerenti, accurati e in piena armonia con le Scritture.
  2. Predizioni realizzate. Gli scritti di Ellen G. White contengono un numero relativamente piccolo di predizioni. Alcune di queste sono in corso di adempimento, altre invece devono ancora avverarsi. Ma quelle che sono state esaminate, si sono avverate con una sorprendente esattezza. Qui di seguito sono presentati due casi che confermano l’accuratezza delle sue visioni profetiche.
  3. Il sorgere dello spiritismo moderno. Nel 1850, quando sorse lo spiritismo, il movimento che sostiene la comunicazione con il mondo degli spiriti e dei morti, Ellen G. White lo identifica come uno degli ultimi inganni e ne predice la crescita. Sebbene a quei tempi il movimento era senza dubbio anti-cristiano, ella previde che questa ostilità sarebbe diminuita e che sarebbe diventato un movimento rispettato all’interno del cristianesimo.14 Da allora lo spiritismo si è diffuso globalmente, guadagnando milioni di aderenti. La sua posizione anti-cristiana è cambiata; infatti, oggi molti si definiscono cristiani spiritisti, professando di avere la vera fede cristiana e dichiarando che «gli spiritisti sono i soli religiosi che usano i doni promessi da Cristo, tramite i quali guariscono i malati e dimostrano un’esistenza progressiva e cosciente nell’aldilà».15 Sostengono anche che lo spiritualismo dia «più conoscenza di tutti i grandi sistemi religiosi e, ancora adesso, fornisce maggiore conoscenza sulla Bibbia cristiana di tutti i commentari messi assieme. La Bibbia è un libro dello spiritualismo».16
  4. Una più stretta cooperazione tra i protestanti e la chiesa cattolica romana. Durante la vita di Ellen G. White, fra protestanti e cattolici romani c’era un abisso tale da precludere la possibilità di una qualsiasi cooperazione tra i due. L’anti-cattolicesimo dilagava fra i protestanti. Ma profetizzò che dei grandi cambiamenti nel protestantesimo avrebbero portato a un allontanamento dalla fede della Riforma. Di conseguenza, le divergenze tra i protestanti e i cattolici sarebbero diminuite, costruendo un ponte sull’enorme divario che li separava.17 Gli anni successivi alla sua morte videro il sorgere del movimento ecumenico, la fondazione del Consiglio mondiale delle chiese, il Concilio Vaticano II, il progressivo rifiuto, da parte del mondo protestante, dell’interpretazione profetica della Riforma.18 Questi cambiamenti hanno fatto crollare le barriere esistenti tra protestanti e cattolici, portando a una sempre più crescente collaborazione.
  5. Il riconoscimento dell’incarnazione di Cristo. Ellen G. White scrisse moltissimo sulla vita di Cristo. Il suo ruolo di Signore e Salvatore, il suo sacrificio espiatorio sulla croce, il suo attuale ministero d’intercessione, dominano tutte le sue opere letterarie. Il suo libro La speranza dell’uomo è stato proclamato come uno dei trattati più spirituali che siano mai stati scritti sulla vita di Cristo, mentre La via migliore, il suo libro più distribuito, ha portato milioni di persone a una più profonda relazione con lui. Le sue opere proclamano Cristo come vero Dio e vero uomo. La sua equilibrata esposizione è completamente in armonia con la visione biblica; sempre attenta a non sottolineare mai una sua natura a scapito dell’altra: un problema, questo, che ha causato molta controversia nel corso di tutta la storia cristiana. Del ministero di Cristo ne sottolinea soprattutto il risvolto pratico. Non importa quale aspetto trattasse: il suo scopo rimaneva sempre quello di portare il lettore a una più stretta relazione con il Salvatore.
  6. L’influsso del suo ministero. È passato più di un secolo da quando Ellen G. White ha ricevuto il dono profetico. La chiesa della quale ha fatto parte e la vita di coloro che hanno ascoltato i suoi consigli rivelano ancora oggi l’impatto della sua vita e dei suoi messaggi. «Sebbene non abbia mai avuto una posizione ufficiale, non era infatti un ministro consacrato, e malgrado non avesse mai ricevuto un salario dalla chiesa fino alla morte di suo marito, il suo influsso ha plasmato la chiesa avventista del settimo giorno più di ogni altro fattore, fatta eccezione della Sacra Bibbia».19

Ellen G. White è la forza motrice che ha dato vita nella chiesa alle istituzioni editoriali, scolastiche, mediche e al lavoro missionario mondiale, che ha reso la chiesa avventista una delle organizzazioni missionarie protestanti più grandi e con più rapida crescita. Ciò che ha scritto è raccolto in più di 80 libri, 200 opuscoli e depliant, e 4.600 articoli su diversi periodici. Sermoni, diari, testimonianze speciali e lettere costituiscono altre 60.000 pagine di documenti manoscritti. La portata di questo materiale è incredibile. Le competenze di Ellen G. White non erano limitate a poche e ristrette aree. Il Signore le ha dato consigli a proposito di salute, educazione, vita familiare, temperanza, evangelizzazione, editoria, alimentazione, medicina e in molte altre aree. Forse i suoi scritti riguardanti la salute sono i più sorprendenti perché le sue conoscenze, diffuse più di un secolo fa, sono state confermate dalla scienza moderna.

Le sue opere letterarie si concentrano su Gesù Cristo e confermano i valori etici e morali della tradizione giudeo-cristiana. Benché molti dei suoi scritti siano indirizzati alla chiesa cristiana avventista, un’ampia parte è stata apprezzata da un pubblico più vasto. Il suo famoso libro La via migliore è stato tradotto in più di 100 lingue e ne sono state vendute più di 15.000.000 di copie. La sua opera più consistente è rappresentata da Il gran conflitto, nel quale tratta la grande controversia tra Cristo e Satana, dalle origini del peccato fino alla sua eliminazione dall’universo.

L’impatto dei suoi scritti sugli individui è profondo. Di recente, l’Institute of Church Ministry della Andrews University (Usa) ha fatto uno studio che mette a confronto l’atteggiamento e il comportamento degli avventisti che leggono regolarmente i suoi scritti e coloro che non lo fanno. La ricerca sottolinea il forte impatto che i suoi scritti riescono ad avere su coloro che li leggono abitualmente.

Queste le conclusioni: «I suoi lettori possiedono una più stretta comunione con Cristo, una maggiore certezza della presenza di Dio e possiedono una maggiore capacità di definire i propri doni spirituali. Essi sono più disponibili a dedicare del tempo all’evangelizzazione pubblica e contribuiscono di più al finanziamento di progetti missionari locali. Si sentono più preparati per la testimonianza e sono più impegnati in programmi rivolti all’esterno. Sono tra coloro che studiano di più la Bibbia ogni giorno, che pregano per persone specifiche, che s’incontrano in gruppi di comunione fraterna e che praticano di più il culto di famiglia. Costoro percepiscono la loro chiesa in maniera più positiva e si assumono la responsabilità di convertire più persone».20

Lo Spirito di profezia e la Bibbia. Gli scritti di Ellen G. White non sostituiscono le Scritture. Non possono essere posti sullo stesso livello. Le Scritture ricoprono un posto unico, sono la sola regola tramite la quale lei e i suoi scritti devono essere valutati e alla quale devono essere sottoposti.

  1. La Bibbia è la regola suprema. I cristiani avventisti sostengono pienamente il principio della sola Scriptura della Riforma, cioè la Bibbia come interprete di se stessa e la Bibbia come sola base di tutte le dottrine. I fondatori della chiesa hanno sviluppato le dottrine fondamentali attraverso lo studio della Bibbia; non hanno ricevuto questi insegnamenti tramite le visioni di Ellen G. White. Il suo ruolo principale, durante lo sviluppo di tali dottrine, fu quello di guidare nella comprensione della Bibbia e di confermare le conclusioni raggiunte mediante lo studio della Bibbia.21
    Ellen G. White stessa era convinta e insegnava che la Bibbia è la regola fondamentale per la chiesa. Nel suo primo libro, pubblicato nel 1851, scrive: «Caro lettore, ti raccomando la Parola di Dio affinché sia la regola della tua fede e della tua vita. È in base a essa che saremo giudicati».22 Non ha mai cambiato questa posizione. Molti anni dopo scrive: «Nella sua Parola, Dio ha comunicato agli uomini la conoscenza necessaria alla salvezza. Le sante Scritture devono essere accettate come rivelazione autorevole e infallibile della sua volontà. Esse rappresentano il modello del carattere, rivelano la dottrina e sono il banco di prova dell’esperienza».23
    Nel 1909, durante il suo ultimo discorso alla sessione generale della chiesa, apre la Bibbia, la innalza davanti all’intera congregazione e dice: «Fratelli e sorelle, vi raccomando questo Libro».24 In risposta ai credenti che consideravano i suoi scritti un’aggiunta alla Bibbia, scrive: «Presi la Bibbia e la circondai di varie Testimonianze per la chiesa dirette al popolo di Dio… Voi non siete familiari con le Scritture. Se aveste fatto della Parola di Dio l’oggetto del vostro studio, animati dal desiderio di raggiungere l’ideale biblico e di conseguire la perfezione cristiana, non avreste avuto bisogno delle Testimonianze.
    Proprio perché avete trascurato di attingere dal libro ispirato da Dio, egli ha cercato di raggiungervi con delle testimonianze semplici e dirette, richiamando la vostra attenzione sulle parole ispirate che avevate trascurato di mettere in pratica e raccomandandovi di plasmare la vostra vita in modo conforme ai suoi puri ed elevati insegnamenti».25
  2. Una guida alla Bibbia. Ellen G. White comprende che il suo ministero è quello di guidare il popolo a un ritorno alla Bibbia. «Alla Bibbia è dato poco ascolto», dice, perciò «il Signore ha dato una piccola luce per condurre uomini e donne alla grande luce».26 «La Parola di Dio», scrive in seguito, «è sufficiente per rischiarare l’intelletto più ottenebrato e può essere compresa da quanti desiderano capirla. Nonostante ciò, alcuni che affermano di fare della Parola divina l’oggetto del loro studio, vivono in aperta opposizione con i suoi chiari insegnamenti. Perciò, nell’intento di lasciare senza scuse uomini e donne, Dio dà delle testimonianze semplici ed evidenti per ricondurli a quella Parola che hanno omesso di seguire».27
  1. Una guida per comprendere la Bibbia. Ellen G. White considera i suoi scritti una guida per una più chiara comprensione della Bibbia. «Non viene presentata una verità supplementare; ma Dio, tramite le Testimonianze, ha voluto semplificare le grandi verità già comunicate e presentarle, nel modo da egli scelto, alle persone nell’intento di scuotere le loro menti e imprimervi tali verità affinché tutti siano inescusabili… Le Testimonianze scritte non intendono - offrirvi una nuova luce, ma piuttosto inculcarvi nel cuore le verità contenute nell’ispirazione già rivelata».28
  2. Una guida per applicare i principi biblici. Molti dei suoi scritti applicano i consigli biblici alla vita quotidiana. Ellen G. White dice che è stata «invitata a esporre i princìpi generali a voce e per iscritto e nello stesso tempo a sottolineare i pericoli, gli errori e i peccati di alcuni affinché tutti fossero ammoniti, ripresi e consigliati».29 Cristo promette alla sua chiesa questa guida profetica. Come lei stessa ho sottolineato: «Il fatto che Dio abbia rivelato la sua volontà agli uomini tramite la sua Parola, non ha reso inutile la costante presenza e la guida dello Spirito Santo. Al contrario, lo Spirito era stato promesso dal nostro Salvatore per far comprendere la Parola ai suoi discepoli e illuminarli perché ne applicassero gli insegnamenti».30
    La sfida per il credente. La profezia apocalittica concernente la «testimonianza di Gesù», manifestata tramite lo «Spirito di profezia» negli ultimi tempi della storia umana, sfida ogni individuo a non assumere un’attitudine d’incredulità o d’indifferenza, ma a «esaminare ogni cosa» e a «ritenere il bene». C’è molto da guadagnare, o da perdere, a seconda di come adempiremo l’incarico biblico di questa indagine. Giosafat ci esorta ancora: «Credete nel Signore, vostro Dio, e sarete al sicuro; credete ai suoi profeti, e trionferete!» (2 Cr 20:20). Le sue parole risuonano autentiche ancora oggi.

NOTE

1 Corsivo aggiunto.

2 Esempi biblici di profetesse, cfr. Es 15:20; Gdc 4:4; 2 Re 22:14; Lc 2:36; At 21:9.

3 F.B. HOLBROOK, «The Biblical Basis for a Modern Profet», p. 1, Shelf document, Ellen G. White Estate Inc., Conferenza Generale degli Avventisti del 7° Giorno, 6840 Eastern Ave., Washington, DC, 20012. Cfr. T.H. JEMISON, A Prophet Among You, Pacific Press, Mountain View, 1955, pp. 52-55.

4 Cfr. F.B. HOLBROOK, «Modern Prophet», pp. 3-5.

5 Purtroppo non ci sono documenti completi su ciò che accadde nel corso dell’era cristiana.

6 G. FRIEDRICH, «Prophets and Prophecies in the New Testament», in Theological Dictionary of the New Testament, vol. 6, p. 859.

7 Cfr. G. FRIEDRICH, pp. 860,861.

8 L’espressione «testimonianza di Gesù» è meglio compresa come un genitivo soggettivo, non come un genitivo oggettivo. «Sono possibili due traduzioni: a) la testimonianza circa o concernente Gesù (genitivo oggettivo = ciò che i testimoni proclamano circa Gesù. “Chi dà testimonianza di Gesù”; b) la testimonianza proveniente da o tramite Gesù (genitivo soggettivo) = i messaggi di Gesù alla chiesa. La prova dell’utilizzo di questa espressione nel libro dell’Apocalisse suggerisce che dovrebbe essere compresa come un genitivo soggettivo (una testimonianza proveniente da o tramite Gesù) e che questa testimonianza è stata data mediante la rivelazione profetica» (F.B. HOLBROOK, «Modern Prophet», p. 7). Come prove di ciò F.B. HOLBROOK cita Apocalisse 1:1,2: «“La rivelazione di Gesù Cristo, che Dio gli diede per mostrare ai suoi servi le cose che devono avvenire… e che gli ha fatto conoscere mandando il suo angelo al suo servo Giovanni. Egli ha attestato come parola di Dio e testimonianza di Gesù tutto ciò che ha visto”. In questo contesto è evidente che “la rivelazione di Gesù” designa una rivelazione proveniente da o tramite Gesù a Giovanni. Giovanni riporta questa testimonianza data da Gesù. Entrambe le espressioni del genitivo danno un miglior senso al contesto come genitivi soggettivi e si accordano con le parole conclusive del libro: “Colui che attesta queste cose, dice: ‘Sì, vengo presto!’” (Ap 20:20)» (Ibid., pp. 7,8).

9 Cfr. SDA Bible Commentary, ed. riv., vol. 7, p. 812; T.h. BLINCOE, «The Prophets Were Until John», Ministry, supplemento luglio 1977, p. 24; HOLBROOK, «Modern Prophet», p. 8.

10 J. MOFFATT in Expositor’s Greek Testament, ed.,W. Roberton Nicoll, vol. 5, p. 465.

11 «Spirit of Prophecy», SDA Encyclopedia, ed. riv., p. 1412. Paolo dice che coloro che aspettano il secondo avvento hanno la testimonianza di Cristo confermata così che non possa loro mancare alcun dono (1 Cor 1: 6,7).

12 U. SMITH, «Do We Discard the Bible by Endorsing the Visions?», Review and Herald, 13 gennaio 1863, p. 52, citato in Review and Herald, 1 dicembre 1977, p. 13.

13 Ellen G. WHITE, «A Messenger», Review and Herald, 26 luglio, 1906, p. 8. Il titolo «La messaggera del Signore» le fu dato dall’ispirazione (Ibid).

14 Ellen G. WHITE, Primi scritti, Edizioni ADV, Impruneta, 2006, p. 71.

15 J. M. PEEBLES, «The Word Spiritualism Misunderstood», in Centennial Book of Modern Spiritualism in America, National Spiritualist Association of the United States of America, Chicago, IL, 1948, p. 34.

16 B. F. AUSTIN, «A Few Helpful Thoughts», Centennial Book of Modern Spiritualism, p. 44.

17 Ellen G. WHITE, Il gran conflitto, Edizioni ADV, Impruneta, FI, pp. 446, 459, 460.

18 Per l’interpretazione storica delle profezie di Daniele e Apocalisse predominante nel protestantesimo dalla Riforma al diciannovesimo secolo, cfr. L.E. FROOM, Prophetic Faith of Our Fathers, vol. 2-4. Cfr. cap. 13, p. 161.

19 R. HAMMILL, «Spiritual Gifts in the Church Today», Ministry, luglio 1982, p. 17.

20 R.L. DUDLEY e D. CUMMING Jr., «A Comparison of the Christian Attitudes and Behaviours Between Those Adventist Church Members Who Regularly Read Ellen G. White Books and Those Who Don’t», 1982, pp. 41, 42. Risultati della ricerca dell’Institute of Church Ministry, Andrews University, Berrien Springs. La ricerca ha esaminato le risposte di oltre 8.200 membri appartenenti a 192 chiese avventiste degli Stati Uniti.

21 T.H. JEMISON, A Prophet Among You, pp. 208-210; L.E. FROOM, Movement of Destiny, Review and Herald,Washington D.C., 1971, pp. 91-132; P.G. DAMSTEEGT, Foundations of the Seventh-day Adventist Message and Mission, pp. 103-293.

22 Ellen G. WHITE, Primi scritti, Edizioni ADV, Impruneta, 2006 p. 87.

23 Ellen G. WHITE, Il gran conflitto, Edizioni ADV, Impruneta, p. 16.

24 W. A. SPICER, The Spirit of Prophecy in the Advent Movement, Review and Herald, Washington, D.C., 1937, p. 30.

25 Ellen G. WHITE, I tesori delle testimonianze, Edizioni ADV, Impruneta, 1979, vol. 2, p. 188.

26 Ellen G. WHITE, «An Open Letter», Review and Herald, 20 gennaio 1903, p. 15; cfr. Colporteur Ministry, Pacific Press, Mountain View, 1953, p. 125.

27 Ellen G. WHITE, I tesori delle testimonianze, Edizioni ADV, Impruneta, 1979, vol. 2, p. 187.

28 Ibid., p. 188.

29 Ibid., p. 185.

30 Ellen G. WHITE, Il gran conflitto, Edizioni ADV, Impruneta, 2009, p. 16.

Nota: Questo studio è stato tratto da: LA CONFESSIONE DI FEDE DEGLI AVVENTISTI DEL 7° GIORNO “Le 28 verità bibliche Fondamentali”, edizioni AdV, 2010 - Firenze