03. L’etica cristiana

03. L’etica cristiana

Questo studio è stato tratto dal libro «LA CONFESSIONE DI FEDE DEGLI AVVENTISTI DEL 7° GIORNO “Le 28 verità bibliche fondamentali”, ed. AdV, Firenze, 2010».

«Siamo invitati a essere un popolo santo che pensa, sente e agisce in armonia con i principi del cielo. Affinché lo Spirito possa ricreare in noi il carattere del nostro Signore, dobbiamo impegnarci soltanto in ciò che produrrà nella nostra vita purezza cristiana, salute e gioia. Questo significa che cercheremo di conformare i nostri divertimenti e i nostri svaghi ai più elevati principi di gusto e bellezza cristiani. Pur riconoscendo le differenze culturali, il nostro modo di vestire deve essere improntato alla semplicità, alla modestia e all’ordine, consono con il modo di vivere di coloro la cui vera bellezza non consiste nell’ornamento esteriore, ma in quello duraturo di uno spirito quieto e gentile. Ciò significa che, siccome i nostri corpi sono il tempio dello Spirito Santo, dobbiamo averne cura in modo intelligente. Oltre a un adeguato esercizio fisico e al riposo, dobbiamo adottare la dieta più sana possibile e astenerci dai cibi impuri indicati nelle Scritture. Poiché le bevande alcoliche, il tabacco e l’uso irresponsabile di droghe e narcotici sono dannosi al nostro corpo, dobbiamo astenercene. Al contrario dobbiamo impegnarci in ciò che aiuta i nostri pensieri e i nostri corpi a essere in armonia con l’insegnamento di Cristo,che desidera la nostra salute, la nostra gioia e il nostro bene (cfr. Rm 12:1,2; 1 Gv 2:6; Ef 5:1-21; Fil 4:8; 2 Cor 10:5; 6:14-7:1; 1 Pt 3:1-4; 1 Cor 6:19,20; 10:31; Lv 11:1-47; 3 Gv 2)». – Manuale di Chiesa, capitolo 3,  22.ma dottrina.

L’etica cristiana che determina lo stile di vita di un credente è prima di tutto una testimonianza di gratitudine verso Dio per la straordinaria salvezza che ci ha offerto in Cristo. «Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale. Non conformatevi a questo mondo, ma siate trasformati mediante il rinnovamento della vostra mente, affinché conosciate per esperienza quale sia la volontà di Dio, la buona, gradita e perfetta volontà» (Rm 12:1,2). Di conseguenza, i cristiani dovrebbero salvaguardare e sviluppare le proprie facoltà mentali, fisiche e spirituali in modo da poter onorare al meglio il loro Creatore e Redentore.

Cristo ha pregato il Padre a favore dei suoi discepoli con queste parole: «Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li preservi dal maligno. Essi non sono del mondo,come io non sono del mondo» (Gv 17:15,16). Come può un cristiano essere nel mondo e contemporaneamente separato da esso? In che cosa il suo stile di vita dovrebbe differire da quello del mondo? I cristiani dovrebbero adottare uno stile di vita diverso e seguire dei princìpi, non per amore della diversità, ma per fedeltà verso Dio. Un simile stile di vita permetterà loro di raggiungere il pieno potenziale rendendoli più efficienti nel loro servizio a Dio. Essere delle persone diverse implica una missione: servire il mondo vuol dire essere sia sale sia luce. A che servirebbe il sale se perdesse il suo sapore o la luce se non fosse diversa dalle tenebre? Cristo è il nostro esempio. Egli si è a tal punto identificato con il mondo che è stato accusato di essere «un mangione e un beone» (Mt 11:19). Ma ha messo in pratica i principi di Dio con tale coerenza che nessuno può accusarlo di peccato (Gv 8:46).

Il comportamento e la salvezza

Nel tentativo di definire l’etica cristiana dobbiamo evitare due posizioni estreme. La prima consiste nel considerare le norme e l’applicazione che ne deriva come dei mezzi per ottenere la salvezza. Paolo riassume questa posizione con le seguenti parole: «Voi che volete essere giustificati dalla legge, siete separati da Cristo; siete scaduti dalla grazia» (Gal 5:4). L’altra è quella di credere che poiché le nostre azioni non servono per ottenere la salvezza, possono essere considerate inutili o poco importanti. Paolo si è contrapposto anche a costoro: «Voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un’occasione per vivere secondo la carne» (v. 13). Quando ognuno agisce secondo la propria coscienza e non tiene conto del principio della solidarietà raccomandato dalla Scrittura (Mt 18 e Gal 6:1,2), «la chiesa non è più il corpo di Cristo, quella comunità in cui dovrebbe regnare amore e attenzione reciproci, diventa invece gruppo di individui isolati. Ciascuno segue la propria strada, rifiuta di assumersi una qualche responsabilità verso il proprio prossimo e non gli manifesta alcun interesse».1 Per quanto il nostro comportamento e la nostra spiritualità siano strettamente collegati, nessuno potrà mai conseguire la salvezza per mezzo di una condotta corretta. Piuttosto, l’azione del credente è il frutto naturale della salvezza e si fonda su ciò che Cristo ha già compiuto per noi al Calvario.

Il tempio dello Spirito Santo

Il cristiano come singola persona è, come tra l’altro la chiesa, simile a un tempio nel quale dimora lo Spirito Santo. «Non sapete che il vostro corpo è il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che avete ricevuto da Dio? Quindi non appartenete a voi stessi» (1 Cor 6:19). Per conseguenza, i credenti mettono in pratica dei princìpi sanitari per proteggere il proprio spirito, centro nevralgico del loro corpo e santuario dello Spirito di Cristo. Per questa ragione gli avventisti del 7° giorno, nel corso dell’ultimo secolo, hanno sottolineato l’importanza di una buona salute. 2 Ricerche recenti hanno dimostrato che la comunità avventista presenta meno rischi di fronte alle principali malattie che affliggono la popolazione globale. 3 Come cristiani, siamo interessati a sviluppare un approccio olistico della vita umana: corpo, anima e spirito. Gesù, nostro esempio, ha guarito «ogni malattia e ogni infermità tra il popolo» (Mt 4:23). La Bibbia considera l’essere umano come un’unità psicosomatica indivisibile (cfr. cap. 7, p. 77). Infatti, «la dicotomia tra lo spirito e la materia è estranea al messaggio biblico». 4 Dunque, l’appello di Dio alla santità include tanto la salute fisica quanto quella spirituale. Susanna Wesley,madre del fondatore della chiesa metodista, riassunse questo principio in modo appropriato: «Tutto ciò che può indebolire le tue facoltà razionali, diminuire la sensibilità della tua coscienza, oscurare il sentimento che tu hai di Dio, diminuire la forza e l’autorità della tua mente sul tuo corpo, è una cosa errata, per quanto possa apparire in sé innocente».5 Le leggi di Dio, comprese quelle sulla salute, non sono arbitrarie ma pensate dal nostro Creatore affinché potessimo gioire al meglio della vita. Satana, il nostro avversario, invece, vuole toglierci la salute, la gioia, la pace e, infine, distruggerci (cfr. Gv 10:10).

Le benedizioni di dio per una salute totale

La salute totale dipenderà, molto, dall’applicazione di alcuni princìpi divini, semplici ma efficaci. Altri, come quelli relativi alla sana alimentazione, lo sono di meno perché riguardano direttamente abitudini e pratiche correnti, ben ancorate al nostro stile di vita. Per questa ragione, dedicheremo più spazio a quei principi che sono stati mal compresi, controversi e rifiutati.6

L’esercizio fisico. L’esercizio regolare è un princìpio semplice per accrescere le energie, alleviare lo stress, avere un maggior autocontrollo, rafforzare il corpo, equilibrare il proprio peso, avere una forma smagliante, una pelle più bella e una digestione regolare. Riduce i rischi di depressione, malattie cardiache e cancro. L’esercizio fisico non dovrebbe essere qualcosa di facoltativo: è essenziale per mantenere una salute ottimale, sia fisica sia mentale.7 L’attività fisica promuove il benessere, mentre l’inattività e la pigrizia procurano malattie (Prv 6:6-13; 14:23). Dio ha affidato ai primi esseri umani un lavoro manuale: coltivare il giardino e vivere all’aria aperta (Gn 2:5,15; 3:19). Cristo stesso ha dato l’esempio di attività fisica, passando la maggior parte della sua vita nella bottega di falegnameria, poi, durante il suo ministero, percorrendo a piedi le strade della Palestina.8

La luce solare. La luce è essenziale alla vita (1:3). Essa alimenta il processo della produzione di sostanze indispensabili per la vitalità del nostro corpo. Contribuisce altresì alla produzione di ossigeno necessario per vivere. La luce solare promuove la salute e la guarigione.

L’acqua. Il corpo umano per il 75 per cento è formato di acqua, ma si disidrata continuamente con la respirazione, la traspirazione e altri liquidi di scarto. Occorre bere da sei a otto bicchieri di acqua al giorno per mantenersi in forma. Un’altra funzione importante dell’acqua è il suo utilizzo per l’igiene personale e il rilassamento che ne deriva.

L’aria fresca. La vita in un ambiente con aria viziata – all’interno o all’esterno della casa – comporta una carenza di ossigenazione che nuoce al buon funzionamento delle nostre cellule. Ciò rende la persona meno vigile e meno reattiva. È perciò importante fare tutto il possibile affinché il continuo ricambio d’aria provveda un’abbondante ossigenazione.

Vita temperata, senza droghe e senza stimolanti. Le droghe hanno invaso la nostra società perché offrono nuovi stimoli e liberano temporaneamente dallo stress e dal dolore. Il cristiano è circuito dalla seduzione di queste droghe, presenti anche in molte bevande popolari, dall’apparenza innocua, come caffè, tè e bevande a base di cola che contengono alcaloidi.9 Le ricerche hanno dimostrato che l’assunzione di droghe leggere possono condurre progressivamente al consumo di droghe sempre più nocive, che alterano gravemente le funzioni mentali. Il cristiano avrà dunque la saggezza di astenersi da tutto ciò che è dannoso e consumare con moderazione ciò che fa bene.

1. Il tabacco. Il tabacco, in qualsiasi sua forma, è un lento veleno che nuoce alle capacità fisiche, mentali e morali. All’inizio i suoi effetti sono a malapena riconoscibili. Eccita e poi paralizza i nervi, indebolendo e offuscando il cervello. Il tabacco crea assuefazione e permette ad altri veleni presenti nel fumo (monossido di carbonio, catrame, fenoli, ecc.) di devastare tutto il corpo. I fumatori si suicidono lentamente,10 venendo meno al sesto comandamento che dice di «non uccidere» (Es 20:13).

2. Le bevande alcoliche. L’alcool è una delle droghe più diffusa del pianeta. L’etilismo colpisce milioni di persone. Non solo nuoce a coloro che ne fanno uso, ma danneggia anche la società in generale, causando rotture familiari, incidenti mortali e miseria. Poiché Dio comunica con noi solo mediante la nostra mente, è bene ricordarsi che l’alcool influisce negativamente su tutte le funzioni mentali. A mano a mano che il livello di alcool aumenta nell’organismo, il bevitore soffre di una progressiva mancanza di coordinazione e sperimenta confusione, disorientamento, torpore, amnesia, coma e perfino morte. Bere regolarmente bevande alcoliche produce, a lungo andare, perdita di memoria, di razionalità e di capacità di apprendimento.11 Alcuni racconti biblici che fanno riferimento all’uso di bevande alcoliche potrebbero dare l’impressione che Dio ne approvi l’uso. La Bibbia menziona anche che il popolo d’Israele ha introdotto delle pratiche sociali che Dio non approva come il divorzio, la poligamia e la schiavitù. Quando leggiamo quei brani sarebbe utile ricordarsi del principio che Dio non approva necessariamente tutto ciò che permette. La risposta che Gesù dà circa le ragioni bibliche del divorzio presenta un interessante principio interpretativo: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostri mogli; ma da principio non era così» (Mt 19:8).12 La condizione dell’uomo prima del peccato è il modello divino verso il quale il Vangelo vorrebbe riportarci. L’uso delle bevande alcoliche non fa parte del piano originale di Dio, tanto quanto non ne fanno parte le pratiche di cui abbiamo appena parlato.13

3. Altre droghe e narcotici. Ci sono molte altre droghe e narcotici dannosi tramite i quali Satana distrugge la vita umana.14 I veri cristiani, contemplando Cristo, continueranno a glorificare Dio con i propri corpi, riconoscendo il loro valore, consapevoli che appartengono a Cristo e che sono stati riscattati dal suo sangue prezioso.

Il riposo. Un riposo adeguato è essenziale per la salute del corpo e della mente. L’ordine pieno di compassione che Cristo ha dato ai discepoli sfiniti, è rivolto anche a noi: «Venitevene ora in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un poco» (Mc 6:31). Il momento dedicato al riposo ci procura quella serenità necessaria per stare in comunione con Dio. «Fermatevi», egli esorta, «e riconoscete che io sono Dio» (Sal 46:10). Dio sottolinea questo bisogno mettendo da parte il settimo giorno della settimana come giorno di riposo (Es 20:10). Il riposo è molto più che dormire o interrompere le proprie occupazioni quotidiane. Riguarda anche il modo in cui trascorriamo il nostro tempo libero. La stanchezza non è sempre solo causata dallo stress o da un lavoro duro o faticoso: le nostre menti possono anche essere affaticate dall’eccessiva stimolazione che proviene dai mezzi di comunicazione, dalla malattia o dai vari problemi personali. La ricreazione dovrebbe essere nel senso stesso della parola una ri-creazione. Rafforza, rigenera, rinfresca la mente e il corpo, preparando l’essere umano a ritornare alle proprie occupazioni con rinnovato vigore. Per vivere la vita al meglio, i cristiani dovrebbero praticare solo forme di ricreazione e d’intrattenimento che rafforzano il loro legame con Cristo e migliorano la salute. Le Scritture riportano il seguente principio che aiuta i cristiani a selezionare una buona ricreazione: «Non amate il mondo, né le cose che sono nel mondo. Se uno ama il mondo, l’amore del Padre non è in lui. Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo» (1 Gv 2:15,16).

1. Cinema, televisione, radio e internet. Questi media possono essere dei magnifici strumenti formativi. Hanno completamente cambiato l’atmosfera del nostro mondo moderno e ci mettono in facile contatto con la vita, il pensiero e le attività dell’intero globo.15 Il cristiano deve tenere a mente che il cinema e la televisione influenzano la vita di un individuo più profondamente di qualsiasi altra singola attività. Disgraziatamente, con una diffusione quasi continua di pellicole e programmi fondati su violenza, sensualità, corruzione, questi strumenti avviluppano le nostre famiglie con influssi malsani e degradanti. Se non riusciamo a essere decisi nelle nostre scelte, i nostri focolari «diventeranno il palcoscenico di spettacoli mediocri o squallidi».16 Il cristiano impegnato si terrà alla larga da film e programmi televisivi che siano immorali, violenti e sensuali. I media audio-visivi non sono nocivi in se stessi. Gli stessi canali che mostrano la profondità della bassezza umana possono pure trasmettere la predicazione del Vangelo della salvezza. Tuttavia, i buoni programmi televisivi non devono farci venire meno alle nostre responsabilità. I cristiani devono darsi dei princìpi non solo per determinare quali spettacoli vedere, ma anche per limitare il tempo da passare davanti al piccolo schermo. Le loro relazioni sociali e le loro responsabilità della vita non ne devono soffrire. Se non riusciamo a fare le dovute distinzioni o se ci manca la capacità di controllare questi mezzi, è molto meglio liberarsene completamente piuttosto che permettere loro di dominare la nostra vita, inquinando la mente o facendoci perdere tempo prezioso (cfr. Mt 5:29,30). La Bibbia dice che quando contempliamo Cristo «siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in gloria» (2 Cor 3:18). La contemplazione esercita su di noi una potenza che trasforma. Ma il cristiano deve tenere sempre presente che questo principio si applica anche negli aspetti negativi. Le pellicole che presentano i peccati e i crimini dell’umanità – assassini, adulteri, furti e altre azioni ignobili – contribuiscono alla decadenza morale attuale. Il consiglio di Paolo in Filippesi 4:8, mette a fuoco un principio che ci aiuta a identificare la qualità della ricreazione: «Quindi, fratelli, tutte le cose vere, tutte le cose onorevoli, tutte le cose giuste, tutte le cose amabili, tutte le cose di buona fama, quelle in cui è qualche virtù e qualche lode, siano oggetto dei vostri pensieri».

2. La lettura e la musica. Gli stessi nobili criteri di selezione si applicano, per il cristiano, anche alla lettura e alla musica. La musica è un dono di Dio intesa a ispirare pensieri puri, nobili ed elevati. La buona musica, dunque, promuove le più raffinate qualità del carattere. Una musica avvilente, invece, «distrugge il ritmo dell’anima e fa declinare la moralità». Per questa ragione i discepoli di Cristo eviteranno «qualsiasi melodia che ispirandosi al jazz, al rock e roll o ad altre forme correlate, ricorrono a un linguaggio che esprime sentimenti balordi o insignificanti».17 Canzoni che contengono parole futili e degradanti non meritano di essere ascoltate (Rm 13:11-14; 1 Pt 2:11).18 Anche la lettura è un elemento culturale di grande valore. C’è una grande varietà di buona letteratura che nutre la mente. C’è, tuttavia, anche una «marea di pessima letteratura, spesso camuffata in maniera attraente, che danneggia l’intelletto e la morale. Romanzi di avventura sfrenata o di crimini, veri o fittizi, non sono consigliabili perché sono un ostacolo per lo sviluppo di uno stile di vita nobile, onesto e puro in armonia con Cristo.19

3. Le attività inaccettabili. Gli avventisti, tra l’altro, insegnano che sono da evitare quelle attività che possono sfociare in passioni incontrollabili come il gioco d’azzardo, gioco di carte con puntate in denaro, corse, ecc., o la frequentazione di spettacoli mondani e luoghi in cui si danza (1 Gv 2:15-17). Il tempo sprecato a guardare eventi sportivi violenti è ugualmente contrario all’etica cristiana (Fil 4:8). Ogni attività che indebolisce la relazione con il nostro Signore e che ci fa perdere di vista i valori eterni rende le nostre menti prigioniere della potenza dell’avversario. I cristiani, invece, dedicheranno il loro tempo libero in attività salubri, in modo da rinvigorire veramente il corpo, l’anima e lo spirito.

Un’alimentazione sana. Il Creatore ha suggerito alla prima coppia la dieta ideale: «Vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento» (Gn 1:29). Dopo la caduta, Dio aggiunge al loro regime alimentare anche «l’erba dei campi» (3:18). I problemi di salute attuali si concentrano su malattie di tipo degenerativo, direttamente connesse all’alimentazione e allo stile di vita. Il nutrimento ideale proposto da Dio – cereali, frutta fresca e secca, verdura e legumi – contiene i giusti ingredienti nutritivi per mantenere la salute in stato ottimale.

1. Regime alimentare delle origini. La Bibbia non è contraria all’alimentazione che include l’uso di carne di animali puri. Ma nell’Eden Dio non aveva previsto per l’uomo un’alimentazione a base di carne in quanto non intendeva togliere la vita a nessun animale. Un’alimentazione vegetariana equilibrata è l’ideale per la salute, un fatto confermato da numerosi studi scientifici.20 Le persone che consumano prodotti animali o derivati, possono danneggiare la loro salute con malattie causate da batteri e da virus in essi contenuti.21 Si stima che ogni anno, solo negli Stati Uniti, milioni di persone soffrono di intossicazione provocata dai gallinacei, contaminati da salmonella o altri microrganismi che le ispezioni veterinarie non hanno rilevato.22 Numerosi ricercatori pensano che «la contaminazione batteriologica dei cibi pone un problema ben più grave degli additivi chimici e dei conservanti»: ci si aspetta un aumento di queste malattie.23 Recenti studi hanno indicato anche che esiste una stretta relazione tra il consumo di carne e l’insorgenza di malattie quali arteriosclerosi, cancro, disturbi renali, osteoporosi e diminuzione dell’aspettativa di vita.24 La dieta ideale – vegetariana – è quella che Dio ha prescritto nel giardino dell’Eden; ma a volte non sempre si può ottenere l’ideale. In queste circostanze, dovute a situazioni specifiche e particolari, coloro che desiderano stare in ottima salute, si nutriranno del miglior cibo possibile a loro disposizione.

2. I cibi puri e impuri. Solo dopo il diluvio Dio ha introdotto la carne come alimento. Dal momento che ogni vegetazione era stata distrutta, Dio dà a Noè e alla sua famiglia il permesso di cibarsi con carni animali, proibendo però di mangiarne il sangue (Gn 9:3-5). La Scrittura ci ricorda che Dio raccomanda a Noè di utilizzare per l’alimentazione umana solo le carni di animali puri. Noè e la sua famiglia hanno bisogno di animali puri sia per il nutrimento sia per i sacrifici (8:20); per questa ragione Dio ordina a Noè di prendere con sé nell’arca sette coppie di animali puri e una sola coppia di animali impuri (7:2,3). Levitico 11 e Deuteronomio 14, forniscono un’ampia trattazione sul tema degli animali puri e impuri.25 Le carni provenienti da animali impuri non costituiscono il miglior nutrimento per l’uomo. Molti di essi infatti si nutrono di carcasse o sono predatori. A causa delle loro abitudini alimentari, questi animali sono veicoli privilegiati per trasmettere malattie. Diversi studi effettuati sulla carne di maiale e i crostacei hanno dimostrato che oltre al loro apporto moderato di colesterolo, contengono tossine e agenti contaminanti.26 Astenendosi dai cibi impuri, il popolo di Dio dimostra gratitudine per la propria redenzione da un mondo corrotto e impuro che lo circonda (Lv 20:24-26; Dt 14:2). L’introduzione di qualsiasi cosa impura nel corpo-tempio, dimora dello Spirito Santo, non rispecchia l’ideale di Dio. Il Nuovo Testamento non abolisce la distinzione tra i cibi puri e impuri. Alcuni credono che poiché queste leggi alimentari siano menzionate in Levitico, esse sono di natura cerimoniale o rituali e dunque non più valide per i cristiani. Ma la distinzione tra gli animali puri e impuri è stata fatta al tempo di Noè, molto prima che nascesse il popolo d’Israele. In quanto princìpi salutistici, queste leggi alimentari sono ancora valide.27

3. Regolarità, semplicità ed equilibrio. Ogni cambiamento delle abitudini alimentari deve essere progressivo e ragionevole per essere benefico. I cibi ricchi di materie grasse e di zucchero devono essere utilizzati con molta moderazione. Inoltre, per trarre un profitto maggiore dagli alimenti, occorre prepararli nel modo più semplice e naturale possibile e mangiare a intervalli regolari. Un regime alimentare complesso e stimolante non è tra i più salutari. I troppi condimenti e le spezie irritano il sistema digestivo28 e al loro impiego costante viene associato un gran numero di problemi di salute.29

Abbigliamento cristiano. Dio conosce bene anche i nostri bisogni in campo del vestiario (Mt 6:25-33). Dovremmo fondare le nostre scelte d’abbigliamento su principi quali la semplicità, la modestia, la praticità, la salute e la bellezza.

  1. Semplice. Un cristiano si riconosce dal modo di vestirsi e dal modo di comportarsi in ogni circostanza. La sua testimonianza fa appello alla semplicità. «Il modo in cui ci vestiamo mostra al mondo chi e cosa siamo; non si tratta di un requisito legale ereditato dall’era vittoriana, ma un’espressione del nostro amore per Gesù».30
  2. Di alta virtù morale. I cristiani non macchieranno la bellezza del loro carattere con mode indecenti (1 Gv 2:16). Poiché desiderano testimoniare della propria fede, si vestiranno e agiranno con modestia per affermare la loro salute morale evitando di evocare desideri impuri. Il suo obiettivo non è quello di mettersi in mostra ma di glorificare Dio.
  3. Pratico ed economico. Come amministratori dei beni che Dio ci ha affidato, i cristiani praticheranno l’economia, evitando ornamenti «d’oro o di perle o vesti lussuose» (1 Tm 2:9). Tuttavia, essere economi non significa necessariamente acquistare abiti meno cari. Spesso accade che gli articoli di buona qualità sono anche i più economici perché durano più a lungo.
  4. Salutare. L’alimentazione non è l’unico fattore per una buona salute. Dei vestiti che non proteggono adeguatamente il corpo, lo comprimano o che, in un modo o nell’altro, ledono il benessere fisico, devono essere evitati.
  5. Caratterizzato da una bellezza naturale. I cristiani accettano il monito contro «la superbia della vita» (1 Gv 2:16). Riferendosi ai gigli dei campi, Cristo illustra il concetto celeste dell’estetica: grazia, semplicità, purezza e bellezza naturale. «Neanche Salomone, con tutta la sua gloria, fu vestito come uno di loro» (Mt 6:29). La vanità delle nostre mode attuali non ha alcun valore agli occhi di Dio (1 Tm 2:9). I cristiani potranno esercitare un influsso salutare sui non credenti, non adottando un modo di vivere secondo il mondo, ma manifestando un modo diverso di vivere, attraente e disteso. Pietro ha detto che i mariti non credenti possono essere «guadagnati, senza parola, dalla condotta delle loro mogli… casta e rispettosa». Invece di curarsi dell’aspetto esteriore, consiglia i credenti di concentrarsi sullo sviluppo «intimo e nascosto nel cuore, la purezza incorruttibile di uno spirito dolce e pacifico, che agli occhi di Dio è di gran valore» (1 Pt 3:1-4). Con i seguenti tre punti si riassume la posizione della Scrittura a questo riguardo.
  6. La vera bellezza è rivelata nel carattere. Pietro e Paolo hanno indicato i principi base che devono guidare i cristiani, uomini e donne, a proposito dei loro ornamenti: il vostro fascino «non sia quello esteriore, che consiste nell’intrecciarsi i capelli, nel mettersi addosso gioielli d’oro e nell’indossare belle vesti» (v. 3). «Allo stesso modo, le donne si vestano in modo decoroso, con pudore e modestia: non di trecce e d’oro o di perle o di vesti lussuose, ma di opere buone, come si addice a donne che fanno professione di pietà» (1 Tm 2:9,10).
  7. La semplicità va di pari passo con la riforma spirituale. Quando Giacobbe chiede ai membri della sua famiglia di consacrarsi a Dio, rinunciano a «tutti gli dèi stranieri che erano nelle loro mani e gli anelli che avevano agli orecchi», oggetti che Giacobbe seppellisce (Gn 35:2,4).31 Dopo l’apostasia d’Israele davanti al vitello d’oro, Dio ordina al popolo: «Ora togliti i tuoi ornamenti e vedrò come io ti debba trattare». Come segno di ravvedimento, essi «si spogliarono dei loro ornamenti» (Es 33:5,6). Paolo spiega chiaramente che le Scritture riportano queste apostasie «per servire da esempio e sono state scritte per ammonire noi, che ci troviamo nella fase conclusiva delle epoche» (1 Cor 10:11).
  8. La buona gestione richiede sacrifici. Mentre una grande fetta del mondo combatte contro la fame, il materialismo dispiega tutte le sue tentazioni: abiti costosi, vetture, gioielli, gadgets di ogni tipo e case di gran lusso. La semplicità dello stile di vita e la modestia nell’apparire pongono i cristiani in netto contrasto con l’avidità, il materialismo opulento di questa società pagana contemporanea che attribuisce un maggior valore alle cose a scapito delle persone. Secondo gli insegnamenti e i principi esposti, crediamo che i cristiani non debbano adornarsi con gioielli non secondo il messaggio biblico. Con ciò intendiamo dire che tutto ciò che serve a mettersi in mostra – anelli, orecchini, collane, braccialetti, fermacravatta, gemelli ai polsini, spille e ogni altro gioiello, non è né necessario né in armonia con la semplicità descritta dalla Scrittura.32 La Bibbia associa il trucco vistoso e appariscente al paganesimo e all’apostasia (2 Re 9:30; Ger 4:30). Quanto all’utilizzo dei cosmetici, quindi, crediamo che i cristiani dovrebbero mantenere un aspetto naturale e sano. Se glorifichiamo il Salvatore con il nostro modo di parlare, agire e vestire, attireremo, come le calamite, altre persone a Cristo.33

I principi degli ideali cristiani

In ogni manifestazione, la vita del cristiano è una risposta alla salvezza in Cristo. Desidera onorare Dio e vivere secondo l’esempio di Gesù. Sebbene alcuni considerano lo stile di vita cristiano come una lista di divieti, dovremmo, piuttosto, vederlo come dei principi positivi che hanno una funzione nella storia della salvezza. Gesù ha messo l’accento sul fatto che egli è venuto perché avessimo la vita in abbondanza! Quali sono i principi che ci guidano verso una vita pienamente realizzata? Quando lo Spirito Santo entra nella vita di un individuo, avviene un cambiamento decisivo, manifesto a tutte le persone che lo circondano (Gv 3:8). Non solo lo Spirito dà origine al cambiamento, ma prosegue anche la sua opera dopo. Il frutto dello Spirito è l’amore (Gal 5:22,23). Un cristiano amabile è l’argomento più convincente a favore del cristianesimo.

Vivere con la mente di Cristo. «Abbiate in voi lo stesso sentimento che è stato anche in Cristo Gesù» (Fil 2:5). In tutte le circostante, favorevoli o avverse, dovremmo cercare di capire e vivere in armonia con il volere e la mente di Gesù (1 Cor 2:16). Ellen G. White ha notato i meravigliosi risultati di una vita vissuta in questa relazione. «La vera ubbidienza nasce dal cuore. Gesù mise tutto il suo cuore in ciò che faceva. Se lo vogliamo, trasformerà il nostro cuore e la nostra mente secondo la sua volontà e così, ubbidendo, non faremo che seguire i nostri impulsi. La volontà dell’uomo, trasformata e santificata, proverà la sua massima soddisfazione nel servire il Signore. Quando riusciremo a conoscere Dio, nei limiti in cui è possibile, allora la nostra vita diventerà un’espressione continua dell’ubbidienza. Il peccato sembrerà sempre più odioso per coloro che apprezzano il carattere del Cristo e vivono in comunione con Dio».34

Vivere per lodare e glorificare Dio. Dio ha fatto tantissimo per noi e il solo modo di testimoniargli la nostra gratitudine è di dare lode al suo nome. I salmi sottolineano molto questo aspetto della vita spirituale. «Così ti ho contemplato nel santuario, per veder la tua forza e la tua gloria. Poiché la tua bontà vale più della vita, le mie labbra ti loderanno. Così ti benedirò finché io viva, e alzerò le mani invocando il tuo nome. L’anima mia sarà saziata come di midollo e di grasso, e la mia bocca ti loderà con labbra gioiose» (Sal 63:2-5). Un tale atteggiamento di lode orienterà tutta la vita del cristiano nella giusta prospettiva. Fissando lo sguardo sul nostro Salvatore crocifisso, che ci ha redento dalla condanna e ci ha liberato dalla potenza del peccato, troveremo le motivazioni per fare solo «ciò che gli è gradito» (1 Gv 3:22; cfr. Ef 5:10). I cristiani non vivono «più per se stessi, ma per colui che è morto e risuscitato per loro» (2 Cor 5:15). Dio è al primo posto in tutto ciò che fa, pensa, dice e desidera. Egli non avrà altri dèi oltre al suo Redentore (1 Cor 10:31).

Vivere per essere di esempio. Paolo dice di non dare «motivo di scandalo» a nessuno (v. 32). «Io mi esercito ad avere una coscienza pura davanti a Dio e agli uomini» (At 24:16). Se il nostro esempio conduce altri al peccato, significa che siamo una pietra d’inciampo per le stesse persone per le quali Gesù è morto. «Chi dice di rimanere in lui, deve camminare com’egli camminò» (1 Gv 2:6).

Vivere per servire. La salvezza di uomini e donne perduti è il vero obiettivo di una vita cristiana consacrata. Paolo dice: «Io compiaccio a tutti in ogni cosa, cercando non l’utile mio ma quello dei molti, perché siano salvati» (1 Cor 10:33; cfr. Mt 20:28).

Requisiti e linee guida

In ragione dell’impatto che la condotta di un individuo ha sulla sua esperienza spirituale e sulla sua testimonianza, la chiesa ha stabilito alcune norme di comportamento per coloro che desiderano diventarne membri. Questi criteri includono l’astensione dal tabacco, dalle bevande alcoliche, da sostanze chimiche che alterano la mente e dai cibi impuri, oltre alla testimonianza di una crescente maturazione nell’esperienza cristiana, riscontrabile nella modestia dell’abbigliamento e nella gestione del tempo libero. Questi requisiti minimi non comprendono certo tutto l’ideale di Dio per il credente. Sono semplicemente i primi passi essenziali nello sviluppo di una crescente e radiosa esperienza cristiana. Questi criteri costituiscono il fattore importante per l’unità nella comunità dei credenti. Lo sviluppo di un comportamento cristiano, a «immagine e a somiglianza» di Dio, è un cammino progressivo che necessita dell’unione con Cristo per tutta la vita. Vivere una vita santa non significa altro che sottomettere quotidianamente la nostra volontà al controllo di Cristo e conformarci quotidianamente con i suoi insegnamenti, così come egli ce li ha rivelati con la pratica dello studio della Bibbia e con la preghiera. Ognuno di noi segue un processo di maturazione spirituale diverso; dunque, è importante che ciascuno si astenga dall’esprimere giudizi verso fratelli e sorelle più deboli nella fede (Rm 14:1; 15:1). I cristiani uniti al Salvatore hanno un solo ideale: fare del loro meglio per onorare il Padre che è nei cieli, colui che ha preparato un così ricco piano per la nostra salvezza. «Sia dunque che mangiate, sia che beviate, sia che facciate qualche altra cosa, fate tutto alla gloria di Dio» (1 Cor 10:31).

Note

1 L.A. KING, «Legalism or Permissiveness: An Inescapable Dilemma?», The Christian Century, 16 aprile, 1980, p. 436.

2 Per lo sviluppo delle basi bibliche di uno stile di vita sano nella chiesa avventista, cfr. P.G. DAMSTEEGT,Foundations of the Seventh-day Adventist Message and Mission,pp. 221240; P.G. DAMSTEEGT, «Health Reforms and the Bible in Early Sabbatarian Adventism», Adventist Heritage,inverno 1978, pp. 13-21.

3 Cfr. L.R. WALTER, J.E. WALTON, J.A. SCARFFENBERG, How You Can Live Six Extra Years, Woodbridge Press, Santa Barbara, 1981, p. 4; D.C. NIEMAN, H.J. STANTON, «The Adventist Lifestyle – A Better Way to Live», Vibrant Life, marzo/aprile 1988, pp. 14-18. Cfr. G. CASTRO, Religione e salute, Edizioni ADV, Impruneta, 2008.

4 Zondervan Pictorial Encyclopedia of the Bible, Zondervan Publishers, Gran Rapids, 1975, vol. 1, p. 884.

5 C.B. HAYNES, «Church Standards n. 5», Review and Herald, 30 ottobre, 1941, p. 7.

6 Per una trattazione più ampia di queste semplici regole, cfr. V.W. FOSTER, New Start, Woodbridge Press, Santa Barbara, 1988.

7 Cfr. K.H. COOPER, Aerobics Program for Total Well Being,M. Evans, New York, 1982; Physical Fitness Education Syllabus, Loma Linda University, Department of Health Science, School of Health, Loma Linda, 1976-1977; J. DIGNAM,«Walking into Shape», Signs of the Times, luglio 1987, p. 16; B.E. BALDWIN, «Exercise», Journal of Health and Healing 11, n. 4, 1987, p. 20-23; J. WIESSEMAN, Phisical Fitness,Abundant Living Health Series, vol. 5, Loma Linda University, School of Health, n.d., pp. 21,37,38,45. Cfr. D. MOORE,«Walk Your Tension Away», Your Life and Health, n. 4, 1984, pp. 12,13.

8 Tra le varie forme di esercizio, il cammino si classifica ai primi posti. Cfr. J.A. SCHARFFENBERG, «Adventist Responsibility in Exercise», manoscritto non pubblicato; Ellen G. WHITE, Testimonies,vol. 3, p. 78; Ellen G. WHITE,«Temperance», Health Reformer, aprile 1872, p. 122; DIGNAM,«Walking Into Shape», pp. 16,17.

9 È stato provato che la caffeina contribuisce anche ad aumentare il colesterolo nel sangue, la pressione sanguigna, i succhi gastrici e le ulcere peptiche. È inoltre implicata nelle malattie cardiache, nel diabete e nei cancri al colon, alla vescica e al pancreas. L’uso frequente durante la gravidanza aumenta il rischio di difetti e di scarso peso del neonato. Cfr. R. O’BRIEN, S. COHEN, «Caffeine», Encyclopedia of Drug Abuse,Facts on Life, New York, 1984, pp. 50,51; M.V. BALDWIN, «Caffeine on Trial», Life and Health, ottobre 1973, pp. 10-13; E. D. GORHAM, L. F. GARLAND, F. C. GARLAND e ALTRI, «Coffee and Pancratic Cancer in a Rural California County», Western Journal of Medicine, gennaio 1988, pp. 4853; B.K. JACOBSEN, D.S. THELLE, “Heart Study: Is Coffee Drinking an Indicator of Lifestyle with High Risk for Ischemic Heart Disease?”, Acta Medica Scandinavia 222, N°3, 1987, pp. 215-221; J.D. CURB,D.M. REED,J.A. KAUTZ, K. YANO, «Coffee, Caffeine and Serum Cholesterol in Japanese Living in Hawaii», American Journal of Epidemiology, aprile 1986, pp. 648-655. Consumatori di grandi quantità di caffè sono anche «meno attivi in religione» (B.S. VICTOR, M. LUBETSKY, J.F. GREEN, «Somatic Manifestations of Caffeinism», Journal of Clinical Psychiatry,maggio 1981, p. 186. Per il contenuto di caffeina nelle varie bevande, cfr. «The Latest Caffeine Scoreboard», FDA Consumer, marzo 1984, pp. 14-16; BOSLEY, «Caffeine: Is It So Harmless?», in Ministry,agosto 1986, p. 28; W.J. CRAIG, T.T. NGUYEN, «Caffeine and Theobromine Levels in Cocoa and Carob Products», Journal of Food Science, gennaio-febbraio 1984, pp. 302-303,305.

10 Nel caso del sistema circolatorio, il tabacco aumenta il rischio di attacchi cardiaci, di pressione alta e di malattie vascolari periferiche come la malattia di Buerger, che porta all’amputazione delle dita delle mani e dei piedi. Nel caso del sistema respiratorio, il tabacco provoca un aumento dei decessi a causa del cancro ai polmoni, bronchiti croniche, ed enfisema. Paralizza le ciglia bronchiali che purificano i polmoni e i bronchi dalle impurità, e è associato al cancro alla laringe, alla bocca, all’esofago, alla vescica, ai reni e al pancreas. È anche connesso all’aumento delle ulcere duodenali e ai decessi provocati da complicazioni derivanti dalle ulcere. Cfr. «Smoking and Health: A Report of the Surgeon General», US Department of Health, Education and Welfare,Washington D.C., 1979.

11 Cfr. G.C. BOSLEY,«The Effects of Small Quantities of Alcohol», Ministry, maggio 1986, pp. 24-27. È provato che tra i bevitori sociali l’alcol produce il restringimento dei lobi frontali, centro del discernimento morale (L.A. CALA, B. JONES, P. BURNS e ALTRi, «Results of Computerized Tomography, Psychometric Testing and Dietary Studies in Social Drinkers, With Emphasis on Reversibility After Abstinence», Medical Journal of Australia, 17 settembre 1983, pp. 264-269. Cfr. BOSLEY,«Why a Health Message», Advenist Review, 30 luglio 1987, p. 15. Studi psicologici su bevitori sociali mostrano che le loro abilità mentali e intellettuali sono alterate (D.A. PARKER, E. S. PARKER,J.A. BRODY, R. SCHOENBERG, «Alcohol Use and Cognitive Loss Among Employed Men and Women»,American Journal of Public Health,maggio 1983, pp. 521-526). Gli accaniti bevitori diminuiscono progressivamente la frequenza in chiesa (A.M. EDWARD, R. WOLFE, P. MOLL e E. HARBURG, «Psycological and Behavioral Factors Differentiating Past Drinkers and Lifelong Abstainers», American Journal of Public Health, gennaio 1986, p. 69.

12 Cfr. cap. 16, nota 8, per la discussione sul vino utilizzato nella santa Cena.

13 Nell’Antico Testamento, il termine generale per vino è yayin. Esso designa il succo d’uva in tutti i suoi vari stati, da quello non fermentato al fermentato, sebbene è spesso usato per indicare vino invecchiato contenente alcol. La parola più comune per il vino non fermentato è tirosh. È frequentemente tradotto come «vino nuovo», il succo d’uva appena pigiato. Entrambi i termini sono resi con oinos nella traduzione greca dell’Antico Testamento della Septuaginta (LXX). Oinos è il termine generalmente usato nel Nuovo Testamento per indicare il vino e si riferisce sia a quello non fermentato che a quello fermentato, a seconda del contesto. (Per l’Antico Testamento cfr. R.P. TEACHOUT, «The Use of ‘Wine’ in the Old Testament», Tesi di Th. D., 1979, disponibile tramite University Microfilms International, A. Arbord; L.O. CESAR,«The meaning of Yayin», Tesi di M.A., Andrews University, Berrien Springs, 1986; W. PATTON, Bible Wines, Sane Press, Oklahoma City, n.d., pp. 54-64. La stessa espressione «bevande forti» (shekar in ebraico) indica una bevanda dolce, generalmente fermentata e derivata da fonti diverse dall’uva. Include prodotti come la birra (derivata dall’orzo, dal miglio, o dal grano) o il vino di datteri o di palma. L’espressione non si riferisce ai liquori distillati perché la distillazione non era conosciuta dagli israeliti (PATTON, pp. 57,58,62). Il vino fermentato. Le Scritture condannano il vino alcolico perché porta alla violenza, alla miseria e alla distruzione (Prv 4:17; 23:29,35). Fa tendere i leader all’oppressione (Is 56:10-12) e fu associato con la perversione della ragione dei capi israeliti (Is 28:7) e del re Baldassar (Dn 5:1-30). Il vino non fermentato. La Bibbia parla favorevolmente del vino non fermentato (mosto) o del succo d’uva e lo raccomanda come una grande benedizione. Esso è presentato come un’offerta a Dio (Nm 18:12,13; Nm 10:37-39; 13:12,13). È una delle benedizioni di Dio (Gn 27:28, «mosto», TILC; Dt 7:13; 1:14; Prv 3:10; Is 65:8; Gioele 3:18), «rallegra Dio e gli uomini» (Gdc 9:13, ND) e simboleggia le benedizioni spirituali (Is 55:1,2; Prv 9:2,3). È anche una bevanda salutare (1 Tm 5:23).

14 Cfr. Drug Enforcement Administration, Drugs of Abuse,3°ed., United States Department of Justice, Washington, D.C., n.d.; D. SPERLING,«Drug Roundup», Adventist Review,9 aprile 1987, pp. 12,13.

15 SDA Church Manual, p. 147.

16 Ibid.

17 Ibid., p. 148. Per esempi di degradazione della musica moderna e dei divertimenti, cfr. T. GORE, Raising PG Kids in an X-rated Society,Abingdon Press, Nashville, 1987.

18 «Un’altra forma di divertimento che ha un influsso malefico è la danza sociale. “Come viene praticato oggi, il ballo rappresenta una vera e propria scuola del vizio, una terribile maledizione per la società”, Messaggi ai giovani, p. 278 (Cfr. pp. 204,205). Cfr. 2 Cor 6:15-18; 1 Gv 2:15-17; Gc 4:4; 2 Tm 2:19-22; Ef 5:8-11; Col 3:5-10)». In vista di quest’influenza del peccato, i cristiani farebbero bene a non «praticare i divertimenti commerciali, unendosi alle moltitudini mondane, dai costumi leggeri e dalle passioni sensuali, “amanti del piacere anziché di Dio» (2 Tm 3:4); SDA Church Manual, p. 148.

19 Ibid., pp. 146,147.

20 Sui privilegi della dieta vegetariana, cfr. S. HAVALA, J. DWYER,«Position of the American Dietetic Association: Vegetarian Diets – Technical Support Paper», Journal of American Dietetic Association, marzo 1988, pp. 352-355; T.D. SHULTZ, W.J. CRAIG e ALTRI,«Vegetarianism and Health» in Nutrition Update,vol. 2, 1985, pp.131-141; U.D. REGISTER, L. M. SONNENBERG,«The Vegetarian Diet», Journal of the American Dietetic Association, marzo 1973, pp. 253-261.

21 Cfr. Committee on the Scientific Basis of the Nation’s Meat and Poultry Inspection Program, Meat and Poultry Inspection, National Academy Press,Washington, D.C., 1985, pp. 21-42; J.A. SCHARFFENBERG, Problems with Meat,Woodbridge Press, Santa Barbara, pp. 32-35.

22 Cfr. Committee on Meat and Poultry Inspection,Meat and Poultry Inspection,pp. 68-123; R.M. ANDREWS, «Meat Inspector: “Eat at Own Risk”», Washington Post, 16 maggio, 1987.

23 F. YOUNG, Commmissario del Food and Drug Administration e S. Miller, direttore del FDA’s Center for Food Safety and Applied Nutrition, come citato da C. SUGARMAN, «Rising Fears Over Food Safety», Washington Post, luglio 1986. Cfr. Ellen G. WHITE, Consigli su cibi e alimentazione, Edizioni ADV, Impruneta, 2008, p. 268.

24 SCHARFFENBERG, Problems With Meat, pp. 12-58.

25 Cfr. W. SHEA, «Clean and Unclean Meats», manoscritto non pubblicato, Biblical Research Institute, General Conference of SDA.

26 W.J. CRAIG,«Pork and Shellfish – How Safe Are They?», in Health and Healing 12, n. 1, 1988, pp. 10-12.

27 L’interesse del Nuovo Testamento per la santità è coerente con quello dell’Antico Testamento. C’è un interesse spirituale, come pure fisico, per il benessere delle persone (Mt 4:23; 1 Ts 5:23; 1 Pt 1:15,16). Marco afferma che Gesù «dichiarò puri tutti i cibi»: ciò non significa che Gesù abolì la distinzione tra i cibi puri e impuri. La discussione che egli ebbe con i farisei e gli scribi non aveva niente a che fare con il genere di cibo, bensì con la maniera in cui i discepoli mangiavano. La questione era se il rituale di lavarsi le mani prima di magiare fosse necessario (Mc 7:2-5). In effetti, Gesù disse che ciò che rende una persona impura non è il cibo di cui si nutre anche se con le mani sporche, ma i pensieri malvagi del cuore (Mc 7:20-23), perché il cibo «non gli entra nel cuore ma nel ventre e se ne va nella latrina». Così dicendo, Gesù dichiarò che tutti i cibi mangiati anche con mani sporche sono «puri» (Mc 7:19). La parola greca per «cibi» (bromata) utilizzata qui, è il termine generale per cibo e si riferisce a tutti i cibi che l’uomo consuma; non designa soltanto quelli di carne. La visione di Pietro sugli animali, riportata in At 10, non insegna che gli animali impuri sono diventati adatti per essere consumati; bensì che i pagani non erano impuri e che lui poteva associarsi a loro senza esserne contaminato. Pietro stesso comprese la visione in questo modo e spiegò «Voi sapete come non sia lecito a un giudeo di aver relazioni con uno straniero o di entrar in casa sua; ma Dio mi ha mostrato che nessun uomo deve essere ritenuto impuro o contaminato» (At 10:28). Nelle sue lettere ai Romani e ai Corinzi (Rm 14; 1 Cor 8:4-13; 10:25-28), Paolo trattò delle ripercussioni che la diffusa pratica pagana di offrire cibi a base di carne agli idoli, avrebbe avuto sui cristiani. La questione era questa: mangiare il cibo offerto agli idoli era un atto di adorazione? Coloro che erano forti nella fede non credevano che fosse così e allora mangiavano qualsiasi carne che venisse offerta agli idoli. Coloro che non avevano una fede così forte utilizzavano solo i vegetali che non erano offerti agli idoli. Paolo ammonì che nessuno deve disprezzare chi mangia i legumi, o giudicare chi «crede di poter mangiare di tutto» ciò che è adatto per l’alimentazione (Rm 14:2). Paolo avvertì contro le apostasie future che avrebbero impedito ai credenti di partecipare alle due cose che Dio diede all’umanità durante la creazione: il matrimonio e il cibo. I cibi implicati sono tutti quelli che Dio creò affinché l’uomo li consumi. Le parole di Paolo non devono essere intese come se i cibi impuri fossero stati «creati perché quelli che credono e hanno ben conosciuto la verità ne usino con rendimento di grazie» (1 Tm 4:3).

28 Il pepe, le spezie, la mostarda, i cibi in salamoia e sotto-aceto e altre sostanze simili danneggiano lo stomaco. Innanzitutto irritano la sua parete. Poi distruggono la sua barriera mucosa, indebolendo la sua resistenza agli attacchi. L’irritazione dello stomaco influisce sul cervello, il quale a sua volta influisce sul temperamento e produce spesso irritabilità. Cfr. M.A. SCHNEIDER e ALTRI,«The Effect of Spice Ingestion on the Stomach», American Journal of Gastroenterology 26 (1956): 722, come citato in «Physiological Effects of Spices and Condiments», Loma Linda University, Department of Nutrition, school of Health, mimeographed. Ellen G. WHITE, Consigli su cibi e alimentazione, Edizioni ADV, 2008, pp. 238-243.

29 I condimenti e le spezie possono anche produrre infiammazione all’esofago e distruggere la barriera mucosa dell’intestino tenue e del colon. Possono irritare i reni e contribuire all’ipertensione. Alcuni contengono elementi che favoriscono l’insorgere di carcinomi. Cfr. K.I. BURKE, A. BURKE, «How Nice is Spice?», in Adventist Review,8 gennaio 1987, pp. 14,15; Department of Nutrition, «Spices and Condiments»; M. V. BALDWIN, B. E. BALDWIN, «Spices – Recepices for Trouble», Wildwood Echoes,inverno 1978-79, pp. 8-11.

30 W. G. JOHNSSON, «On Behalf of Simplicity», Adventist Review, 20 marzo, 1986, p. 4.

31 The SDA Bible Commentary,vol. 1, p. 417.

32 Cfr. Year-End Meeting Actions of the North American Division of Seventh-day Adventists, 1986, pp. 23-25.

33 L’uso di cosmetici non è totalmente innocuo. Alcune sostanze chimiche usate nella loro preparazione possono entrare nella circolazione sanguigna attraverso l’assorbimento della pelle e, a seconda della sostanza e della sensibilità della persona,possono danneggiare la salute. Cfr. N. SHAFER, R.W. SHAFER, «Potential Carcinogenic Effect of Hair Dyes», New York State Journal of Medicine, marzo 1976, pp. 294-396; S.J. TAUB, «Cosmetic Allergies: What Goes on Under Your Makeup», Eye, Ears, Nose, and Throat, aprile 1976, pp. 131,132; S.J. Taub, «Contaminated Cosmetics and Cause of Eye Infections», Eye, Ears, Nose, and Throat, febbraio 1976, pp. 81,82; Cfr. Ellen G. WHITE, «Words to Christian Mothers», Review and Herald, 17 ottobre, 1871.

34 Ellen G. WHITE, La speranza dell’uomo, p. 512.