Possiamo riassumere molte delle caratteristiche della nostra esistenza dicendo che l’essere umano è essenzialmente corporeo. Esistiamo in una forma corporea. Non si tratta semplicemente del fatto che abbiamo un corpo. Più precisamente, noi siamo il corpo.[1] Troviamo questa fondamentale caratteristica dell’esistenza umana in una delle più importanti dichiarazioni bibliche sull’uomo: «Allora il Signore Dio plasmò l’uomo con polvere del suolo e soffiò nelle sue narici un alito di vita e l’uomo divenne un essere vivente» (Ge 2:7 CEI).
Il corpo, dunque, l’organismo fisico, è un aspetto costitutivo dell’esistenza umana. Non possiamo immaginare la vita umana al di fuori di un qualche tipo di corpo. In realtà, un essere umano senza un corpo costituirebbe una contraddizione di termini.
Possiamo percepire l’importanza che il corpo riveste per l’esistenza umana, nelle descrizioni bibliche della risurrezione dai morti. «Così pure della risurrezione de’ morti. Il corpo è seminato corruttibile, e risuscita incorruttibile … è seminato corpo naturale, e risuscita corpo spirituale» (1Co 15:42,44). Per Paolo, il passaggio da questa vita alla vita futura comporta una trasformazione radicale, ma non presuppone un lasciarsi l’esistenza corporea dietro le spalle.
Dal momento che l’esistenza umana è essenzialmente corporea, ne consegue che il corpo è qualcosa di buono che merita di essere trattato con cura. In se stesse, le cose che rendono la nostra vita fisica gradevole sono buone. Per quel che riguarda la Bibbia non c’é niente di male nel mangiare e nel bere. Dio stesso provvide al cibo di Adamo ed Eva (Ge 2:9,16). Gesù promise di mangiare e bere con i suoi discepoli nel regno di Dio (Lu 22:16-18), e Giovanni vide i redenti liberati dal problema della fame e della sete (Ap 7:16).
Nella visione cristiana dell’uomo, l’idea che i bisogni fisici naturali debbano essere repressi è totalmente assente. Nella ricerca della santità, erroneamente, delle persone vivono senza mangiare e bere a sufficienza per lunghi periodi, a volte per anni.[2] La Bibbia sostiene il digiuno, ma solo come una misura momentanea in vista di un beneficio spirituale. Non ci incoraggia invece mai a sottoporci a dure privazioni fisiche per migliorare la nostra condizione spirituale. Al contrario, la Bibbia ci chiede di curare la nostra salute.
Unità della vita
Una seconda implicazione della nostra corporeità è quella dell’unità della vita umana. É vero che l’essere umano è multidimensionale. Siamo qualcosa di più che dei semplici organismi fisici. Ma per quante altre caratteristiche possiamo avere, non possiamo separarle dalla nostra corporeità: non possono esistere da se stesse.
Ciò contraddice l’idea diffusa che vi sia una parte dell’essere umano che possa esistere come realtà autonoma e possa sopravvivere al di fuori del corpo. Alcuni credono che lo “spirito” o l'”anima” possano esistere senza il corpo. Ma, secondo la Bibbia, il corpo e ogni altra cosa associata alla vita, coesistono insieme in una unità indivisibile.
Queste due diverse visioni dell’uomo sono, a volte, chiamate “olistica” e “dualistica”. L’olismo vede l’uomo come una unità complessa dai molti aspetti. Questi sono correlati e nessuno può esistere da solo. Il dualismo considera invece l’uomo come un essere composto, come l’unione di cose essenzialmente diverse nella loro natura, quali il corpo e l’anima. Secondo il dualismo, una di queste parti è la vera portatrice dell’identità personale e non ha bisogno dell’altra parte per esistere. Come vedremo, questi diversi modi di comprendere portano anche a comprensioni della morte radicalmente diverse.
Anima e spirito
L’esame dei testi biblici che parlano dell’uomo sostengono la visione olistica. La Bibbia impiega un certo numero di parole per descrivere l’essere umano. Tra questi vi sono le parole “anima” e “spirito”. Entrambi appaiono in Genesi 2:7. La parola ebraica per “alito”, che troviamo in questo testo, è spesso tradotta “spirito” e si riferisce al potere, proveniente da Dio, che anima gli esseri fisici. Non è qualcosa che possa esistere separatamente dal corpo né è qualcosa di peculiarmente umano. Secondo Ecclesiaste 3:19, sia gli esseri umani che gli animali sono tutti dotati dello stesso alito.
La parola ebraica per “essere vivente” è tradotta “anima vivente” nella versione del Luzzi. É lo stesso termine che appare in Genesi 1:21,24 dove si riferisce alle varie forme di vita animale. Gli esseri umani, dunque, non sono le sole anime che esistano. Gli animali sono anime ugualmente, nel senso biblico della parola.
Inoltre, la parola tradotta “anima” in questo verso, si riferisce all’organismo come un tutto, non a qualche sua parte. L’anima non è qualcosa che possa essere separata dalla persona: è invece la persona nella sua interezza. In altri termini, l’essere umano non ha un’anima ma è un’anima.
La dignità del corpo
L’uomo, essere completo in cui il corpo e l’anima costituiscono un’unità indissolubile, creato e redento da Dio, ha l’obbligo di vedere la dignità anche negli aspetti fisici della vita oltre che in quelli spirituali.
Si onora Dio non soltanto con la mente, ma anche con il corpo, perché il nostro corpo è «il tempio dello Spirito Santo» (1 Co 6:19). La Scrittura ci esorta a presentare i nostri corpi come «sacrificio vivente» (Ro 12:1). Questo significa che non solo la mente agisce sul corpo, ma che anche il corpo può influenzare i nostri pensieri. L’ecologia della persona non riguarda solo i pensieri negativi, ma anche le abitudini quotidiane e lo stile di vita (droghe, alcol, tabacco possono avvelenare non solo i nostri corpi ma anche i pensieri e le relazioni).
Henlee H. Barnette nota che «quello che le persone sono disposte a fare agli altri, per gli altri, con gli altri e al proprio ambiente, dipende in buona misura da quello che pensano di Dio, della natura, di se stessi e del destino».[3]
Il concetto dell’uomo secondo la Bibbia incoraggia tutti ad avere rispetto per la persona intera. Nella predicazione, nell’insegnamento e nella missione la chiesa deve rispondere non solo alle esigenze spirituali, ma anche a quelle fisiche. È compito della chiesa salvaguardare il creato e rispettare la persona, in modo che ogni credente possa ricercare la salute fisica, emotiva e spirituale.
Nella proclamazione del vangelo, la chiesa non si occuperà solo delle «anime» (persone), ma anche delle condizioni di vita, della prevenzione, della salute, dell’alimentazione e dell’educazione. Lo scopo dovrebbe essere quello di servire al meglio il mondo, non di evitarlo, chiudendosi in uno spazio sacro. I problemi della giustizia sociale, della guerra, del razzismo, della povertà e dello squilibrio economico riguardano tutti i credenti perché essi credono che Dio operi per restaurare l’uomo e il mondo intero. L’educazione cristiana dovrebbe promuovere lo sviluppo della persona nella sua completezza.
La formazione scolastica dovrebbe mirare non solo allo sviluppo intellettivo, ma anche a quello fisico e spirituale. Un buon programma di educazione fisica dovrebbe essere considerato importante quanto quelli accademici e religiosi. I genitori e gli educatori dovrebbero fornire le nozioni basilari per acquisire buone abitudini alimentari, per prendersi cura del proprio corpo e per svolgere un programma di esercizi fisici regolari.
La visione biblica della persona ha anche implicazioni di carattere medico. La scienza medica ha recentemente sviluppato quella che è nota come «medicina integrata». Professionisti «integrali» della salute «enfatizzano la necessità di curare l’intera persona, inclusa la condizione fisica, la nutrizione, lo stato emotivo, lo stato spirituale, i valori dello stile di vita e dell’ambiente».[4]
Nel 1975, durante la prolusione accademica alla facoltà di medicina dell’università John Hopkins, il dott. Jerome D. Frank disse ai suoi allievi: «Qualsiasi trattamento di una malattia che non inglobi anche lo spirito umano, è grandemente insufficiente».[5]
Il mantenimento della salute fisica e la sua eventuale guarigione in caso di malattia, dovranno sempre coinvolgere l’intera persona.
Concludendo, “L’organismo umano è sempre più inteso come unità mente-corpo. La scienza sta, faticosamente, abbandonando l’idea di un corpo «come macchina», separato dalla testa, lasciando il posto al concetto di network. In altre parole, l’organismo è da intendersi come una rete che grazie all’azione di cellule nervose, ormoni e neurotrasmettitori mette in relazione gli organi del corpo, attivando un dialogo a livello biomolecolare e in reciproco condizionamento. Quando questo dialogo funziona e non trova ostacoli, possiamo godere di buona salute. Questo risultato lo raggiungiamo mettendo in pratica un completo stile di vita salutare che va dalla scelta di una buona alimentazione a quella di svolgere dell’attività fisica, fino alla ricerca di serenità interiore, frutto della condivisione di valori che mettono al primo posto il rispetto di se stessi e degli altri, nonché l’approfondimento della relazione con Dio. Parlare di benessere del corpo significa anche riferirsi alla salute della mente. E viceversa. In questa prospettiva, la salute del corpo ha una grande influenza sulla vita psichica e spirituale. Con un corpo indebolito è più arduo compiere atti di volontà; anche lo spirito è stanco. La sofferenza e le malattie possono portare alla depressione e diminuire così l’attività e la resistenza morale. Chi ha poca salute assolve con maggiore difficoltà i propri doveri verso se stesso, verso gli altri e verso il suo Creatore. Un buon equilibrio psicofisico, invece, rafforza le risoluzioni dello spirito e favorisce i progressi del carattere. «Carissimo – scrive Giovanni a Gaio – io prego che in ogni cosa tu prosperi e goda buona salute, come prospera l’anima tua» (3 Giovanni 2). Cristo ben sapeva tutto ciò, dal momento che dedicò la maggior parte del suo ministero a guarire gli ammalati: «Gesù percorreva tutte le città e i villaggi, insegnando nelle loro sinagoghe, predicando il vangelo del regno e guarendo ogni malattia e ogni infermità» (Matteo 9:35).[6]
«Or il Dio della pace vi santifichi egli stesso completamente; e l’intero essere vostro, lo spirito, l’anima e il corpo, sia conservato irreprensibile per la venuta del Signore nostro Gesù Cristo» (1Tessalonicesi 5:23).
Past. Francesco Zenzale
Note:
[1] Corpo (ebr. ghewiyya, basar; gr: sôma). Nell’A.T. non esiste un termine specifico per «corpo»; troviamo ghewiyya 13 volte; in 7 casi la Riv. Traduce con «corpo» (Ge 47:18; Giud 14:9, Neem 9:37; Ez 1: 11,23 e Dan 10:6), negli altri con «cadavere», «morto». L’equivalente aramaico gheshem si trova 5 volte (solo in Dan 3: 27,28; 4:33; 5:21; 7:11) e viene sempre tradotto dalla Riveduta con «corpo». Basar (carne) si trova 270 volte in ebraico e 3 in aramaico. In circa 50 casi indica il corpo (Lev 16:4; Num 19:7; Prov 14:30, ecc.). Nel NT sôma figura 142 volte, soprattutto nelle lettere paoline (91 volte), sarx (carne, figura 147 volte (91 in Paolo) e a volte indica il corpo (Gal 4:13 – Cei).
[2] «L’avversione al corpo, che da Nietzsche in poi è stata vista come un connotato del cristianesimo, è penetrata nella chiesa del tardo ellenismo ed è completamente estranea al pensiero biblico» Emil Bruner, citato in Dizionario dei concetti biblici del NT, a cura di Coenen e altri, Bologna 1980, p. 386).
[3] H.H. BARNETTE, The Church and the Ecological Crisis, New York, 1972, p. 65.
[4] Encyclopedia Americana, 1983 ed., s. v. «Holistic Medicine», p. 294.
[5] Cited by N. COUSINS, Anatomy of an Illness, New York, 1979, p. 133. Consideriamo degno di nota, tra i vari libri che parlano della medicina olistica, i seguenti: D. ALLEN e altri., Whole Person Medicine, Downers Grove, Illinois, 1980; E. GAEDWAG, ed., Inner Balance: The Power of Holistic Healing, Englewood Cliffs, NJ, 1979; M. WALKER, Total Health: The Holistic Alternative to Traditional Medicine, New York, 1979; J. LA PATRA, Healing the Coming Revolution in Holistic Medicine, New York, 1978.
[6] G. Marrazzo, “Ascolta la Parola” – Stile di vita – ed. AdV, 2004, Firenze.