L’avventismo in Italia ha avuto inizio grazie alla predicazione dell’ex frate francescano Michael Belina Czechowsky che, durante un viaggio negli Stati Uniti, aveva conosciuto e accettato la predicazione del ritorno di Cristo. Ritornato in Europa nel 1864, egli cominciò a predicare nelle valli valdesi dove, in seguito alla sua testimonianza, si convertì Catherina Revel, la prima avventista europea.
Nel 1884 fu stampato il primo giornale avventista italiano, L’ultimo Messaggio. Nel 1903 fu organizzata la «Missione Italiana» con a capo il past. Charles Everson, ma i membri avventisti erano solo 37, sparsi un po’ ovunque sul territorio nazionale. I 100 membri vengono raggiunti solo nel 1913. Il presidente Everson cercava in tutti i modi di fare inserire la chiesa cristiana avventista nel tessuto sociale e perseguì anche l’idea di aprire delle scuole serali dove insegnare, tra l’altro, francese e inglese. Grazie alla generosità di alcuni giovani avventisti californiani, fu aperta nel cuore di Roma una scuola che poi si trasformò in scuola tecnica. L’iniziativa ebbe successo, infatti si iscrissero un’ottantina di studenti seguiti da una decina di insegnanti.
Durante la prima guerra mondiale l’opera avventista in Italia rimase senza guida fino al 1921, quando fu nominato a dirigere la Missione il pastore austriaco Diolode G. Werner, sostituito, dal 1928 al 1934, dall’italiano Gianluigi Lippolis.
All’inizio del ventennio fascista, in Italia si contavano solo 300 membri di chiesa ma, nonostante i vari ostacoli dovuti alla scarsa libertà di predicare il Vangelo, l’avventismo si diffuse a poco a poco in varie regioni italiane e nelle città più importanti e, proprio nel 1929, anno della stipula del Concordato con la Chiesa cattolica, si costituì la Unione di Missioni Avventiste del 7° Giorno.
Durante la seconda guerra mondiale furono vietati i rapporti con la Chiesa d’origine, quella americana, e il già piccolo numero di credenti rischiava di scomparire. Per loro fu aperto un fascicolo presso l’archivio dello Stato, sezione «Culti pericolosi». I ministri di culto avventisti, come altri delle denominazioni di minoranza, subirono processi, intimidazioni e condanne; furono chiusi dei luoghi di culto e diverse comunità subirono gli attacchi della popolazione che era istigata a commettere atti violenti verso locali di altre fedi religiose.
Per rimanere fedeli all’osservanza del sabato, alcuni avventisti persero il lavoro e qualche militare fu internato e perse la vita. I 92 rappresentanti evangelisti erano i più esposti; in quanto rappresentanti di letteratura non tradizionale, essi erano accusati di diffondere libri rivoluzionari. Spesso furono fermati, denunciati e, talvolta, anche imprigionati.
Nel febbraio 1932, a Firenze fu celebrato un processo nei confronti del direttore del periodico avventista L’Araldo della verità, past. Gian Luigi Lippolis, che aveva pubblicato un articolo dal titolo: «Il Cristo e l’Anticristo». L’accusa era: vilipendio della religione di stato. Lippolis fu difeso dall’avv. Ulisse Contri, ma fu condannato a un mese e dieci giorni di prigione. Per tale sentenza, il papa Pio XI si congratulò direttamente con Mussolini.
Dal 1934 al 1958, il presidente della Chiesa italiana fu il past. Luigi Beer. Nel 1940 a Firenze fu aperta la scuola di teologia per preparare i futuri pastori ma, dal 1943 al 1946, fu sospesa la pubblicazione delle due riviste L’Araldo della Verità e Il Messaggero Avventista. Nonostante le tante difficoltà, in questo periodo i membri passeranno da 1.038 a 1.290 e, nel 1947, faranno la prima comparsa le trasmissioni radio e il Corso biblico per corrispondenza.
Il 1948 fu un anno speciale per l’Italia tutta: entrava finalmente in vigore la nuova Costituzione che garantiva la piena libertà religiosa. Gli avventisti, come gli evangelici in genere, credevano che da quel momento in poi avrebbero potuto predicare con la massima libertà. Ma purtroppo le leggi fasciste, fra cui il famigerato Codice Rocco, erano ancora in vigore e bisognò aspettare quasi un decennio prima che si potessero vedere i frutti della Costituzione.
Una svolta importante si ebbe con un processo al responsabile locale della comunità avventista di Monzone: Vinicio Luchicchia. Questi fu accusato di aver officiato un servizio di culto senza regolare autorizzazione il 18 ottobre 1952. Fu difeso da Piero Calamandrei, noto giurista e Padre costituente, e nel 1954 fu assolto.
Con l’entrata in funzione della Corte Costituzionale, nel 1956, molte leggi restrittive del periodo fascista furono dichiarate incostituzionali e fu garantita una maggiore libertà. La Chiesa avventista fu riconosciuta come ente di culto con D.P.R. del 13 aprile 1978, ai termini della legge sui culti ammessi del 1929.
Nel 1972 si verifica un fatto che mette in evidenza la Chiesa avventista a livello nazionale. Per la prima volta, a Torino, essa organizza un Piano dei 5 giorni per smettere di fumare sotto un’aertenda. Il corso viene seguito da oltre mille persone e la Rai se ne occupa con uno speciale Gr1. Lo stesso successo di pubblico avrà il corso a Roma.
Oggi, in Italia, la Chiesa avventista è perfettamente riconosciuta. Il 29.12.1986 ha firmato con il Governo italiano, in base all’art. 8 della Costituzione, l’Intesa che è stata poi trasformata nella legge 22.11.1988 n. 516. Grazie a essa, è riconosciuta la sua piena libertà di agire su tutto il territorio nazionale, la Chiesa può nominare direttamente i suoi ministri di culto senza l’intervento delle prefetture, i responsabili di chiesa e i suoi pastori possono offrire liberamente assistenza negli ospedali e nelle carceri, il riposo sabbatico è riconosciuto e garantito, così come sono riconosciuti i matrimoni celebrati davanti a ministri di culto avventisti; sono altresì riconosciuti gli enti ecclesiastici della denominazione. Grazie sempre a questa legge, la Chiesa cristiana avventista italiana può concorrere alla ripartizione dell’otto per mille che ha accettato solo per scopi sociali, umanitari, culturali e assistenziali in Italia e all’estero.
Organizzata in circa 150 comuni, la Chiesa avventista comprende oltre 9.500 membri battezzati che si radunano in 137 comunità di cui 29 a carattere etnico: ghanesi; ucraine; romene; filippine; latinoamericane; brasiliane, ecc. Essa ha in Italia una casa editrice e una facoltà teologica a Firenze, una casa di riposo a Forlì, due centri giovanili uno a Poppi (AR) e uno a Piazza Armerina (EN), 9 radio locali.