Dipende dal testo che leggiamo, dal contesto e dai nostri stessi presupposti. Quando Ellen G. White scrisse a proposito degli ultimi tempi, argomento al quale dedicò una piccola parte dei suoi scritti, parlò di chiese ufficiali contrarie alla libertà religiosa e al rimanente fedele. In ogni modo, fece sempre una chiara distinzione tra sistemi, organizzazioni e membri sinceri. Non siamo salvati perché «protestanti», «cattolici» o «avventisti», ma perché Gesù è morto per noi. Non dobbiamo mai dimenticare che le organizzazioni religiose diventeranno parte di «Babilonia», quando uniranno le loro forze per perseguitare chi non accetta il loro credo. La definizione apocalittica di «malvagi» è legata alle loro azioni. Sbagliano e fanno il gioco di Satana perché perseguitano coloro «che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù» (Ap 14:12).
Leggendo quello che Ellen G. White scrisse a proposito delle chiese e delle religioni, dobbiamo sempre tenere presente il contesto. Siamo perseguitati dai «protestanti»? Siamo oggi sistematicamente perseguitati dal Vaticano? Quando la serva del Signore si espresse in merito alla vita cristiana e alla cura pastorale, si dichiarò favorevole alle buone relazioni. Scrisse infatti: «I nostri pastori dovrebbero cercare di avvicinarsi a quelli delle altre chiese. Pregate con e per questi uomini, per i quali Gesù intercede. Come messaggeri di Cristo dobbiamo dar prova di un profondo e sincero interessamento nei confronti di questi pastori del gregge» (Testimonies, vol. 6, p. 78; 2TT, p. 254).
Quello che abbiamo appena letto non possiamo certo definirlo un concetto contrario alle relazioni, una strategia che mira all’isolamento. Scrisse anche: «Il Signore ha dei suoi rappresentanti in tutte le chiese» (Ibid., p. 70). Ellen G. White ammonì pastori e membri che attaccano le altre confessioni: «Siate prudenti nei vostri sforzi, fratelli, per non assalire troppo violentemente i pregiudizi della gente. Non dobbiamo in alcun modo attaccare le altre denominazioni: perché ciò crea solo uno spirito combattivo e chiude le orecchie e i cuori alla penetrazione della verità. Abbiamo la nostra opera da compiere, che non è quella di abbattere ma di costruire» (Manuscript Releases, vol. 20, 136.3).
Potremmo continuare a citare Ellen G. White, dimostrando che la sua posizione non incitava all’isolamento e all’aggressività nei confronti di altre chiese: «Il Signore non ha comandato al suo popolo di fare invettive contro chi trasgredisce la sua legge. In nessun caso siamo chiamati ad attaccare altre chiese» (Review and Herald, 20 aprile 1911, par. 21).
Dire che gli scritti di questa donna di fede costituiscono un ostacolo alle relazioni positive e sincere non è esatto. Non siamo soli su questa terra e non lo saremo neanche in quella rinnovata. Mantenere dei buoni rapporti con gli altri non significa favorire l’ecumenismo. Dobbiamo mantenere dei buoni rapporti con i nostri vicini, come spero che sia, ma questo non vuole dire scendere a compromessi sui punti di fede e nemmeno voler costringere gli altri alla conversione. Se amiamo le persone al di là delle diversità, la nostra sarà una forte testimonianza.