06. Il giorno del Signore

06. Il giorno del Signore

Premessa

«Nella storia dell’umanità il giorno festivo ha attenuato la schiavitù dell’uomo e gli ha ricordato che esiste un “padrone” nel cielo, superiore a qualunque padrone terreno, che è dalla parte dei poveri e degli oppressi. E anche oggi il giorno festivo settimanale assolve una funzione importante. La nostra attenzione viene, infatti, continuamente sollecitata per proporci consumi, per imporci un attivismo frenetico, per insegnarci a divertirci spendendo. Tra questi stimoli rischiamo di dimenticare noi stessi. Il sabato biblico serve al credente per riscoprire se stesso e il suo rapporto con il Creatore.

Non dobbiamo concepire il tempo come radicalmente diviso fra sacro e profano: tutto il tempo può essere dedicato alla gloria di Dio, anche quello utilizzato lavorando. Ma il Signore ci conosce e sa che solo fissando dei limiti possiamo regolare la nostra vita secondo un progetto equilibrato. Ecco che, paradossalmente, un divieto, invece di rappresentare un limite per la libertà e la dignità dell’uomo, tende a esaltarne tutte le potenzialità. Il sabato non va vissuto come facevano i farisei, come un insopportabile codice di divieti. Gesù ha rovesciato questa concezione: “... Il sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato” (Mr 2:27).

Ma perché proprio il sabato e non la domenica o un altro giorno? La risposta è allo stesso tempo semplice e complessa. Il fatto che la domenica non abbia basi bibliche risulta evidente anche a una lettura superficiale del Nuovo Testamento. Perché allora proprio il sabato? Nel racconto biblico il sabato risale direttamente alla settimana creativa, è il settimo giorno durante il quale Dio “si riposò” dando un esempio all’uomo, offrendo un dono non a un popolo ma all’intera umanità.

Gli avventisti credono che nessuna autorità terrena, neppure la chiesa, possa cambiare o eliminare un comandamento di Dio. Come sarebbero diversi e migliori, gli uomini se riuscissero un giorno su sette a ritrovare la propria dimensione più profonda, riscoprendo il loro Dio e Creatore! La chiesa avventista invita tutti a fare questa esperienza che, se capita nel suo giusto valore, può arricchire enormemente la vita di ognuno» (V. Fantoni e R. Vacca).

DOMANDE E RISPOSTE

1. Perché la chiesa avventista osserva come giorno di riposo il sabato?
Risposta: Il sabato come giorno speciale di riunione e di devozione affonda le sue origini nella parola di Dio: nell’insegnamento dei profeti, di Gesù Cristo e degli apostoli. Nella parola di Dio, si possono evidenziare oltre sessanta motivi per osservare il sabato. G. Marrazzo, nel suo libro Ascolta la Parola, presenta quattro caratteristiche sull’importanza del sabato e la sua osservanza.

1. Il sabato è un «memoriale», è il giorno commemorativo del maggior prodigio di tutti i tempi: la creazione, l’apparizione cioè, delle cose dal nulla in favore dell’uomo l’espressione vivente dell’amore traboccante di Dio. Così Filone, un filosofo contemporaneo di Cristo, diceva del sabato: «Questo giorno è la festa, non di una città o di una contrada, ma di tutta la terra. È l’unico giorno degno di essere chiamato giorno di festa per tutti i popoli e anniversario della nascita del mondo».

2. Il sabato è un «giorno di riposo e di contemplazione». Un’attività senza sosta, fatta per amore del denaro o dell’ambizione, rischierebbe di minare la salute dell’uomo e di soffocarne le aspirazioni più elevate. Il sabato offre a ognuno la necessaria distensione oltre alla gioia di appartenere a Dio e alla soddisfazione di ammirarne l’opera. «Se tu trattieni il piede dal violare il sabato, facendo i tuoi affari nel mio santo giorno; se chiami il sabato una delizia e venerabile ciò che è sacro al SIGNORE; se onori quel giorno anziché seguire le tue vie e fare i tuoi affari e discutere le tue cause, allora troverai la tua delizia nel SIGNORE » (Is 58:13,14).

3. Il sabato è un «giorno di culto e di più intensa vita spirituale», un giorno in cui l’uomo è invitato a dimenticare le preoccupazioni e le ansie della vita quotidiana, e a ricercare una più intima comunione con il suo Dio, con i propri simili e con le cose create. Chi osserva il sabato pensando con amore al suo Creatore, vede brillare nella sua vita una luce reale: «Beato l’uomo che fa così,
il figlio dell’uomo che si attiene a questo, che osserva il sabato astenendosi dal profanarlo» (Is 56:2).

4. Il sabato è un «segno» tra Dio e l’uomo. «Il SIGNORE parlò ancora a Mosè e disse: quanto a te, parla ai figli d’Israele e di’ loro: badate bene di osservare i miei sabati, perché il sabato è un segno tra me e voi per tutte le vostre generazioni, affinché conosciate che io sono il SIGNORE che vi santifica. I figli d’Israele quindi dovranno osservare il sabato, lo celebreranno di generazione in generazione, come un patto perenne. Esso è un segno perenne tra me e i figli d’Israele; poiché in sei giorni il SIGNORE fece i cieli e la terra, e il settimo giorno cessò di lavorare e si riposò» (Es 31:12,13,16,17). «Santificate i miei sabati e siano essi un segno fra me e voi, dal quale si conosca che io sono il SIGNORE, il vostro Dio» (Ez 20:20) (G. MARRAZZO , Ascolta la Parola, Ed. ADV, Firenze, 2004, pp. 130-131).


2. Dov’è scritto che si debba osservare il sabato?

Risposta: La Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno crede che l’origine del giorno di riposo sia antichissima, risale addirittura all’epoca della creazione. Nel libro della Genesi si legge: «Così furono compiuti i cieli e la terra e tutto l’esercito loro. Il settimo giorno, Dio compì l’opera che aveva fatta, e si riposò il settimo giorno da tutta l’opera che aveva fatta. Dio benedisse il settimo giorno e lo santificò, perché in esso Dio si riposò da tutta l’opera che aveva creata e fatta» (Ge 2:1-3). Dio stesso, dunque, istituì questo giorno, dando in qualche modo il primo esempio della sua osservanza: «Dio si riposò il settimo giorno» è detto, infatti, nel brano citato. È ovvio che il riposo di Dio non possa avere lo stesso significato del riposo dell’uomo. Il Creatore non si stancò, non sentì il bisogno di riposarsi («Dio non si affatica e non si stanca» – Is 40:28), ma piuttosto cessò l’attività creativa, essendo ormai l’opera sua completa e perfetta. Infatti il termine ebraico tradotto con «si riposò» significa letteralmente «cessò», da shâbat, che significa «cessare»; analogamente shabbât, sabato, vuol dire «cessazione». Dio, quindi, «cessò» di creare nel settimo giorno e per questo benedisse e santificò il sabato, quale suggello dell’opera creativa.

L’importanza dell’osservanza del sabato, come giorno festivo, è stata confermata da Dio sul monte Sinai, nel quarto comandamento. «Ricordati del giorno del riposo per santificarlo. Lavora sei giorni e fa’ tutto il tuo lavoro, ma il settimo è giorno di riposo, consacrato al Signore Dio tuo; non fare in esso nessun lavoro ordinario, né tu, né tuo figlio, né tua figlia, né il tuo servo, né la tua serva, né il tuo bestiame, né lo straniero che abita nella tua città; poiché in sei giorni il Signore fece i cieli, la terra, il mare e tutto ciò che è in essi, e si riposò il settimo giorno; perciò il Signore ha benedetto il giorno del riposo e lo ha santificato» (Es 20:8-11).

Nel Nuovo Testamento, il sabato è menzionato cinquantotto volte, sempre con il suo carattere specifico di giorno sacro di riposo, di adorazione e atti di misericordia. Gesù ha osservato il sabato, come pure i discepoli, anche dopo la sua morte (Lu 4:16; 23:56; 24:1). Inoltre le parole profetiche di Gesù circa la distruzione di Gerusalemme «pregate che la vostra fuga non avvenga d’inverno né di sabato» (Mt 24:20) testimoniano dell’osservanza del settimo giorno da parte della chiesa apostolica molti anni dopo la sua morte ((cfr. Ge 2:1-3; Es 20:8-11; Lu 4:16; Is 56:5,6; 58:13,14; Mt 12:1-12; Es 31:13-17; Ez 20:12,20; De 5:12-15; Eb 4:1-11; Le 23:32; Mr 1:32).

Il cardinale Gibons scriveva: «Potete leggere la Bibbia dalla Genesi all’Apocalisse e non troverete una sola parola che autorizzi la santificazione della Domenica. Le Sacre Scritture sanciscono l’osservanza religiosa del Sabato» (G. Gibbons, La Fede dei nostri padri, ed. Paoline, 1958).

In breve, la Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno, crede che il sabato sia stato consacrato come «giorno festivo» e questa sua fisionomia gli conferisce dei caratteri particolari che lo distinguono nettamente dagli altri giorni della settimana, caratteri che devono essere conosciuti dagli uomini, perché Dio istituì il giorno di riposo proprio per il loro bene.

Approfondimento: Ventitré motivi per osservare il sabato – Past. G. Leonardi


3. Perché la maggior parte delle chiese osserva la domenica?

Risposta: Giuseppe Piccinno, evidenzia che «la storia della domenica cristiana nel periodo che va dal «giorno della risurrezione di Cristo» fino a Costantino ci dice che la domenica non era giorno di riposo ufficiale. I cristiani lavoravano di domenica […] Durante questo tempo gli interventi dei Padri vogliono dimostrare solo la preminenza della domenica rispetto al sabato sulla base della Sacra Scrittura, anche se non si può far valere una inconfondibile prescrizione di Gesù o degli apostoli di festeggiare la domenica al posto del sabato […] Dalla legge di Costantino in poi, che dichiarò la domenica giorno di riposo ufficiale nell’Impero, si assiste nella chiesa cristiana alla trasformazione della domenica in sabato cristiano, conservando, man mano sempre più, di esso tutto ciò che riguardava il suo senso legalista e negativo, tralasciando il suo contenuto teologico e spirituale. Per influsso della legislazione ufficiale sulla domenica, in epoca post-costantiniana, questa viene a sostituire il sabato, anzi è più opportuno dire che la domenica, erede del sabato, diventa «il sabato cristiano». (Convegno ecumenico su «Il giorno del Risorto: vita per le Chiese e pace per il mondo» Bari, 26-29 Settembre 2004, relazione, di P. Giuseppe Piccino, Docente di Liturgia e Direttore di «Temi di predicazione: ”La celebrazione settimanale della Pasqua, punto di vista cattolico”», pp. 52, 54).

Nel libro Perché siamo Cattolici e non protestanti, alla domanda se la santificazione della domenica, come giorno di riposo è esplicitamente confermata nella Scrittura, il teologo risponde: «No di certo, eppure tutti i protestanti considerano la santificazione di questo giorno particolare come essenziale alla salute. Dire che si santifica la domenica a ricordo della risurrezione di Cristo è confessare che si agisce senza punto appoggiarsi alla Scrittura e sarebbe come affermare che si deve santificare il giovedì perché in questo giorno Gesù ascese al cielo, e si riposò dopo la grande opera della redenzione umana». (Perché siamo cattolici e non protestanti, Ut Unum Sint, Collana diretta da Giacomo Alberione, Imprimatur 1949, ed. Paoline, 1956).

Il Nuovo Testamento non solo non offre alcun elemento per sostenere che i primi Cristiani trasgredissero il sabato, ma non attribuisce nessun significato al primo giorno della settimana. Si hanno pochi riferimenti, nei vangeli, attinenti alla domenica. Quattro hanno a che fare con le visite alla tomba di Gesù all’alba del giorno della sua risurrezione (Mt 28:1; Mr 16:2; Lu 24:1; Gv 20:1). Il contesto di uno di essi, Luca 24:1, suggerisce che le donne visitarono la tomba il primo giorno della settimana proprio perché tale giorno non era considerato sacro.

Approfondimento: Dal sabato alla domenica – Past. F. Zenzale


4. I primi cristiani s’incontravano nel primo giorno della settimana. Questo non dovrebbe provare che la domenica aveva occupato il posto del sabato?

Risposta: La parola di Dio prescrive l’osservanza del sabato come giorno di riposo. L’osservanza della domenica, in ricordo della risurrezione di Gesù è un precetto ecclesiale. Il Dr. A. Neander, scriveva: «La festività della domenica, come tutte le altre festività, fu sempre un comandamento umano e gli apostoli non ebbero mai alcuna intenzione di stabilire un comandamento divino in questo senso; lungi da loro e dalla prima chiesa apostolica ogni intento di trasferire la legge del Sabato alla Domenica». (Dr. A. Neander, The History of the Christian Religion and Church, p. 186).

Se Gesù avesse voluto, che il nuovo popolo di Dio, onorasse la sua risurrezione, nel primo giorno della settimana, rinunciando al sabato, settimo giorno, sicuramente egli non avrebbe esitato di annunciarlo agli apostoli dopo la sua risurrezione ed essi lo avrebbero chiaramente trasmesso alla chiesa nascente. Nulla di tutto ciò. Colui che «è lo stesso ieri, oggi e in eterno» (Eb 13:8), è datore di una legge santa, buona e giusta (Ro 7:12) e di un comandamento altrettanto santo, buono giusto, benedetto e messo da parte per uso sacro, che mai ha abrogato.

La chiesa avventista, ritiene che il sabato non sia una semplice dottrina, ma un’esperienza di vita, perché è in stretta relazione con ciò che commemora: creazione, redenzione e santificazione. Dal sabato sgorgano nuove dimensioni della nostra esperienza personale con Dio.  In esso cogliamo uno stretto legame tra fede e pratica (Gm 2). Quindi una comprensione più profonda del significato del sabato può arricchire la nostra esperienza con il Signore e un’appropriata celebrazione del sabato può aiutarci ad afferrarne pienamente il motivo per cui Dio disse: «Ricordati del giorno di sabato per santificarlo» (Es 20: 8 – Cei).

Approfondimento: Risposte alle obiezioni inerenti l’osservanza del sabato – di G. Leonardi e F. Zenzale


5. Con la venuta di Cristo i comandamenti del Vecchio Testamento sono stati aboliti?

Risposta: «Gli avventisti si sentono chiamati da Dio al compito particolare di riproporre con forza al mondo contemporaneo il valore eterno dei dieci comandamenti. I credenti fedeli sono definiti nell’Apocalisse come coloro “… che osservano i comandamenti di Dio e la fede in Gesù” (Ap 14:12). Le “dieci parole” del Sinai restano un punto di riferimento fondamentale con cui anche la morale laica deve fare i conti. Ogni cosa nell’universo risponde a delle leggi; la vita fisica stessa si regge su leggi immutabili. Ma il nostro vivere abbraccia anche valori non materiali: intelligenza, bellezza, volontà, etica, spiritualità. E anche questi valori hanno le loro leggi. Solo Dio, che ci ha creati, conosce le leggi che ci permettono di vivere in armonia con lui, con il suo progetto, con il prossimo, con la natura. La Bibbia afferma che il nostro malessere morale deriva proprio dalla volontà di sottrarci alle leggi che Dio ha donato e che sono espressione del suo carattere; fra di esse i dieci comandamenti sono i più importanti.

L’apostolo Giacomo afferma: “Parlate e operate come dovendo esser giudicati da una legge di libertà” (2:12). L’evangelista Giovanni scrive: “E da questo sappiamo che l’abbiam conosciuto: se osserviamo i suoi comandamenti… Perché questo è l’amor di Dio: che osserviamo i suoi comandamenti; e i suoi comandamenti non sono gravosi” (1 Gv 2:3; 5:3).

Il decalogo non scadrà mai perché la volontà umana avrà sempre bisogno di una guida chiara e sicura. Ma anche un’espressione così elevata di giustizia può trovare il suo senso più profondo solo nel messaggio di Cristo. Egli, con la sua vita, ha mostrato come l’ubbidienza al Creatore resti il dovere fondamentale dell’uomo. La legge è dunque un dono divino e come tale va accolta. Grazie a essa comprendiamo noi stessi, i nostri ambiti, i nostri obblighi morali, vediamo i nostri limiti e
le nostre colpe; la legge è uno specchio che ci propone continuamente l’esigenza del perdono divino. L’ubbidienza alla volontà di Dio è frutto della grazia e della “nuova nascita”. Chi si sente salvato dal Signore, sa che il suo privilegio è quello di essergli fedele e che la sua felicità è legata all’armonia con i suoi precetti. Gli avventisti accettano i dieci comandamenti nella lettera e nello spirito con cui sono scritti in Esodo al capitolo 20» (V. FANTONI e R. VACCA, cit. da G. MARRAZZO, Ascolta la Parola, Ed. ADV, Firenze, 2004, p. 111).

Approfondimento:

  • La legge di Dio
  • Legge e Grazia


6. In che modo la chiesa avventista ricorda la risurrezione di Cristo?

Risposta: La Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno vive l’esperienza della risurrezione di Cristo avendo il pensiero rivolto al cielo o al ritorno di Cristo; giorno in cui anche i credenti risusciteranno (1 Te 4: 13-18). Nell’attesa di questa beata speranza, commemora la morte e la risurrezione di Gesù in occasione del rito della cena del Signore.

La cena del Signore è una parte distintiva del culto cristiano. Secondo il Nuovo Testamento Gesù la istituì mentre celebrava la Pasqua insieme ai suoi discepoli la notte prima della sua morte (Mt 26:26-29; Mr 14:22-25; Lu 22:14-19; 1 Co 11:23-25). I cristiani chiamano questo rito in diversi modi. «Eucaristia», che significa “ringraziamento”, è uno dei più antichi. «cena del Signore» è il nome abitualmente dato tra i protestanti che parlano anche di «Comunione». I Cattolici Romani la chiamano «Messa».

La dimensione più ovvia della cena del Signore è quella della memoria. Secondo la tradizione ricordata da Paolo, Gesù disse «Fate questo in memoria di me» per due volte durante il rito: una volta quando spezzò il pane e di nuovo quando diede il vino. La cena del Signore ci ricorda Gesù in modo straordinario, richiamando l’attenzione specialmente sulla sua morte. Egli disse «Questo è il mio corpo» mentre spezzava il pane, e descrisse il vino quale «mio sangue, il sangue del patto, il quale è sparso per molti per la remis¬sione dei peccati» (Mt 26:28; cfr. Mr 14:24).

La cena del Signore pone la morte di Gesù in una prospettiva sacrificale. Si tratta di qualcosa che egli sperimentò in nostro favore, il mezzo attraverso il quale la salvezza diventa disponibile per noi. Cibarsi degli elementi rafforza la nostra consapevolezza che ciò che avvenne allora ha degli effetti su noi oggi.

«Poiché io ho ricevuto dal Signore ciò che vi ho anche trasmesso: che il Signore Gesù, nella notte in cui fu tradito, prese del pane, e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: “Prendete, mangiate; questo è il mio corpo che è spezzato per voi; fate questo in memoria di me”. Parimenti, dopo aver cenato, prese anche il calice, dicendo: ”Questo calice è il nuovo patto nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete in memoria di me”. Poiché ogni volta che mangiate di questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore, finché egli venga» (1 Co 11: 23-26).

Un’altra dimensione di questo rito così importante è quella dell’anticipazione. La cena del Signore dirige la nostra attenzione verso il futuro oltre che verso il passato. Tutti e quattro i testi che ricordano la celebrazione del primo servizio si riferiscono al futuro. Secondo il primo vangelo, Gesù disse: «Io vi dico che d’ora in poi non berrò più di questo frutto della vigna, fino al giorno che lo berrò nuovo con voi nel regno del Padre mio» (Mt 26:29). Paolo con¬clude il suo riassunto sulla cena del Signore con l’affermazione: «Perché ogni volta che voi mangiate questo pane e bevete di questo calice, voi annunziate la morte del Signore finch’egli venga» (1 Co 11:26).

Il concetto di un banchetto messianico figura in modo significativo nel pensiero giudaico del tempo di Gesù (cfr. Lu 14:15). Gesù stesso usò il tema del banchetto in due delle sue parabole (Mt 22:1-14; Lu 14:16-24). La cena del Signore ci ricorda la gioia della comunione personale con Cristo che ci attende quando il regno di Dio sarà pienamente stabilito. Esso intensifica il nostro desiderio di vivere questa esperienza.

La cena del Signore risveglia anche il senso di dipendenza da Gesù qui e ora. Il simbolismo del servizio di comunione fa pensare al fatto che dipendiamo da Cristo per la vita spirituale come lo siamo dal cibo e dalla bevanda per quella fisica. Mangiare e bere durante la cena del Signore, ci rende vivamente coscienti di questo fatto. Il farlo ci aiuta a comprendere l’importanza di un rapporto profondo e costante con Gesù.


7. Come si fa a rispettare il comandamento del sabato in una società dove è richiesto di lavorare senza tener conto di festività e giorni di riposo particolari?

Risposta: Secondo il rapporto mondiale sulla libertà religiosa, redatto dal Dipartimento Affari pubblici e Libertà religiosa della Conferenza Generale, il problema maggiore, da sempre quello specifico per gli avventisti, è l’osservanza del sabato. In molti paesi i nostri membri continuano a perdere il lavoro o a chiudere attività, a saltare esami o concorsi programmati di sabato. Ogni anno abbiamo casi drammatici e, spesso, i nostri fratelli sono licenziati o costretti a licenziarsi. Molti accettano questi drammi considerandoli prove di fede o semplicemente come il prezzo da pagare per restare fedeli alla volontà di Dio. L’osservanza del sabato può essere un problema cruciale anche in quei paesi che rispettano i diritti umani, immaginano lo scenario là dove questi diritti generalmente sono calpestati.

Negli Stati Uniti, il primo emendamento, che protegge la libertà religiosa, genera una reazione più attiva. Succede anche in altre nazioni. Gli avventisti si presentano davanti al tribunale se si vedono negati un loro diritto. La chiesa ha un fondo speciale ed esperti per intraprendere azioni di difesa di questo tipo. Questo impegno legale può essere positivo sia per i membri sia per la chiesa, ma anche per la causa dei diritti umani. Il potere degli affari e del sistema governativo viene messo alla prova grazie al tema centrale del diritto di ogni uomo alla libertà religiosa.

In Italia, Polonia, Ungheria, Spagna, Perù e Colombia, dove la Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno è stata ufficialmente riconosciuta e dove il diritto di osservare il sabato è sancito dalla legge. In Polonia, Italia e Colombia il governo e il parlamento hanno appositamente votato una legge per gli avventisti. Esistono nuove condizioni legislative favorevoli anche in Brasile, Argentina e Venezuela, tutte nazioni a grande maggioranza cattolica. È una situazione molto interessante! Non dobbiamo inoltre sottovalutare la possibilità che vengano promulgate leggi a favore della libertà religiosa di altri diritti in generale, che non si riferiscono in particolare agli avventisti, ma che offrono anch’essi benefici nella loro applicabilità (Tratto da 101 domande, di J. Graz e B.B. Beach, Ed. Adv, Firenze, 2008).

In Italia, tra lo Stato italiano e l’Unione Italiana delle Chiese Cristiane Avventiste del 7° Giorno è stata firmata un’intesa in base all’art. 8 della Costituzione, intesa che è stata trasformata nella legge 22 novembre 1988, n. 516, pubblicata sul Supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale n. 283 del 2 dicembre ’88, chiedo rispettosamente di poter fruire del riposo settimanale in giorno di sabato, così come dispone l’art. 17, commi 1 e 2, della suddetta legge che testualmente dice:

«La Repubblica italiana riconosce agli appartenenti alle Chiese cristiane avventiste il diritto di osservare il riposo sabatico biblico che va dal tramonto del sole del venerdì al tramonto del sabato. Gli avventisti dipendenti dallo Stato, da enti pubblici o da privati o che esercitano attività autonoma, o commerciale o che siano assegnati al servizio civile sostitutivo, hanno diritto di fruire, su loro richiesta, del riposo sabatico come riposo settimanale. Tale diritto è esercitato nel quadro della flessibilità dell’organizzazione del lavoro. In ogni caso, le ore lavorative non prestate il sabato sono recuperate la domenica o in altri giorni lavorativi senza diritto ad alcun compenso straordinario».


8. È la stessa cosa osservare la domenica al posto del sabato astenendosi dal lavoro e andando in chiesa?
Risposta: La parola di Dio prescrive l’osservanza del sabato e non il primo giorno della settimana. Molti credenti ritengono che non ci sia nessun giorno particolare da dedicare al Signore e che ognuno è libero di fare ciò che meglio ritiene opportuno. Ciò significa che anche la domenica la si osserva non tanto per adorare il Signore e in ricordo della risurrezione, ma per semplice abitudine sociale e culturale. Altri, invece, credono che la domenica abbia sostituito il sabato in ricordo della risurrezione di Cristo.

Come chiesa avventista, riteniamo che sia saggio esaminare ogni cosa e ritenere il bene (1 Te 5:21. Appropriarsi dell’esempio degli abitanti di Berea,  i quali «ricevettero la Parola con ogni premura, esaminando ogni giorno le Scritture per vedere se le cose stavano così» (At 17:11).

«Il sabato è stato fatto per l’uomo» (Mr 2:27). Questa parola di Gesù nella sua applicazione ha un valore estensivo pari alla durata della nostra umana esistenza. Il sabato non è un giorno uguale a qualsiasi altro e l’osservanza di un giorno rispetto al sabato non è facoltativo o non si deve arrivare alla conclusione di ritenere l’osservanza della domenica, come giorno divinamente istituito. Gesù Cristo ha dichiarato di essere il «Signore anche del sabato» e non del primo giorno della settimana (Mr 2:28). Se il Maestro, come «figlio dell’uomo» o «come uomo» ha osservato il sabato non si comprende il motivo per cui il discepolo non debba osservarlo.

La parola di Dio precisa che il sabato è segno di santificazione, d’appartenenza a Dio (Ez 20:12,20), di redenzione (De 5:15), di comunione con Dio e con i fratelli e sorelle in Cristo. Ci offre la possibilità di avere nel cuore la certezza che Dio è all’origine e alla fine della nostra esistenza e che dal giorno in cui siamo nati, egli ci ha custodito come la pupilla dell‘occhio e desidera attuare un programma di santificazione in vista della vita eterna (De 32:10; Sl 17:8).
Approfondimento: Il sabato


9. Quale rapporto c’è fra l’osservanza del sabato e la grazia?

Risposta: Quando parliamo della grazia, è solito pensare alla salvezza offertaci da Dio nella persona di Gesù Cristo.  Giustamente, Paolo evidenzia che «è per grazia che siamo stati salvati» (Ef 2:4-10), ma questo è uno dei molteplici aspetti della grazia, perché lo stesso apostolo parla delle «ricchezze della sua grazia» (1: 7). Come se questo non bastasse a descrivere l’eccellente bontà di Dio, Paolo rafforza la sua affermazione precedente parlando dell’«immensa ricchezza della sua grazia, mediante la bontà che egli ha avuta per noi» (2:7).

La grazia, secondo la parola di Dio, ha anche un aspetto pratico: Dio aiuta il povero, l’oppresso, il malato terminale e tutti quelli che soffrono. Si rivolge a chi ha bisogno e risponde a quelle necessità che nessun altro può soddisfare. I suoi interventi implicano la liberazione e la protezione, il soccorso e la fortificazione. Pertanto, la grazia di Dio non si limita alla nostra salvezza.

Nel capitolo 3 Paolo parla della grazia di Dio che gli ha affidato un compito e un ministero particolari (vv. 2,7). Egli aggiunge: «A me, dico, che sono il minimo di tutti i santi, è stata data questa grazia di annunziare agli stranieri le insondabili ricchezze di Cristo» (v. 8).

Molti secoli prima di Paolo, il profeta Isaia, riferendosi all’opera del Messia, annunciava «l’anno di grazia del Signore» con le seguenti parole: «Lo spirito del Signore, di Dio, è su di me, perché il Signore mi ha unto per recare una buona notizia agli umili; mi ha inviato per fasciare quelli che hanno il cuore spezzato, per proclamare la libertà a quelli che sono schiavi, l’apertura del carcere ai prigionieri, per proclamare l’anno di grazia del Signore, il giorno di vendetta del nostro Dio; per consolare tutti quelli che sono afflitti; per mettere, per dare agli afflitti di Sion un diadema invece di cenere, olio di gioia invece di dolore, il mantello di lode invece di uno spirito abbattuto, affinché siano chiamati terebinti di giustizia, la piantagione del Signore per mostrare la sua gloria» (Is 61:1-3).

Quest’annuncio profetico ci aiuta a capire che tutta l’attività di Gesù è espressione della grazia di Dio e che nulla di tutto quello che faceva era lasciato al caso o  a coincidenze fortuite.

Ad esempio, i miracoli di Gesù «sono come le parole: esprimono sempre un’idea e un significato; oppure sono come i gesti, nei quali s’incarna sempre un’intenzione e una volontà… esprimono la presenza di Dio che si rivela e agisce nella vita e nella storia degli uomini per la loro integrale liberazione. In essi si manifestano l’amore, la tenerezza, la fedeltà, la forza e la potenza di Dio. Sono i segni concreti del regno di Dio presente e futuro» (AA.VV., Una comunità legge il Vangelo di Marco 2, vol. 1, ed. Dehoniane, Bologna, 1975, p. 75,. (Cfr. Lu 10:9; 11:20; 17:21).

Fra le tante guarigioni compiute da Gesù, come rivelazione della presenza del regno  di Dio, manifestazione della sua grazia, sette di queste furono compiute di sabato. Ciò non dovrebbe essere considerato un fatto casuale ma intenzionale.  Non solo per l’adempimento della profezia, ma soprattutto per la valenza teologica, sociale, esistenziale ed escatologica del settimo giorno (Ge 2:1-3; Es 20:8-11; Eb 4: 4-10, ecc.).

Paul K. Jewett nota con perspicacia: «Troviamo nelle guarigioni fatte di Sabato, non solo atti di amore, compassione e misericordia, ma veri “atti sabatici”, atti che mostrano come il Sabato messianico, l’adem­pimento del riposo sabatico dell’Antico Testamento, abbia fatto irru­zione nel mondo. Quindi il Sabato fra tutti i giorni è quello più appro­priato per effettuare guarigioni» (P. K. Jewett (n.49), p. 42). Allo stesso modo C. F. Evans nota che «Cristo fece uno sforzo speciale per guarire di Sabato… In risposta alla regola della sinagoga, la quale affermava che è possibile guarire di Sabato solo se si deve salvare la vita, Gesù rivendica il Sabato come giorno necessario per quella guarigione che è la liberazione di un mem­bro del popolo scelto dalla schiavitù di Satana (Lu 13:14-16). Il Sabato, quale memoriale di pace e di riposo divino, è il giorno più a­datto per compiere quelle opere che costituiscono il suo adempimento, poiché esse sono segni dell’avvento dell’ordine messianico di pace» (C. F. Evans, «Sabbath», A Theological Word Book of The Bible, 1959, p. 205, cit. da S. Bacchiocchi in Riposo divino per l’inquietudine umana, Ed. Adv, Falciani, Impruneta (Fi), 1983, p. 134).

 Approfondimento: La Grazia e il sabato – Past. F. Zenzale


10. In breve, quale utilità possiamo trarre dall’osservanza del sabato per l’uomo moderno?
Risposta: Abraham Joshua Heschel, sul significato del sabato per l’uomo moderno, ha scritto: «Nell’oceano tumultuoso del tempo e della fatica vi sono isole di tranquillità dove l’uomo può trovare rifugio e ricuperare la propria dignità. Questa isola è il settimo giorno, il sabato, un giorno di distacco dalle cose, dagli strumenti e dagli affari pratici e di attaccamento allo spirito… Dal fondo dei giorni in cui lottiamo e della cui bruttezza soffriamo, guardiamo al sabato come la nostra patria, come alla nostra sorgente e al nostro punto d’arrivo. In questo giorno lasciamo da parte le occupazioni volgari per ritrovare la nostra condizione autentica… il sabato è un giorno di indipendenza dalle condizioni sociali. Tutta la settimana possiamo meditare e tormentarci se siamo ricchi o poveri, se abbiamo successo o meno nel nostro lavoro; se conseguiamo i nostri scopi o manchiamo di realizzarli… il sabato non è tempo di ansia o preoccupazione personale, di qualunque attività che possa smorzare lo spirito della gioia… Il sabato non è tempo per ricordare i peccati, per confessare o pentirsi e nemmeno per invocare sollievo o chiedere qualunque cosa di cui possiamo avere bisogno; è un giorno fatto per la lode, non per le suppliche. Il digiuno, il lutto, le manifestazioni di dolore sono proibiti… Durante il settimo giorno ci si deve astenere dalla fatica e dallo sforzo, perfino nel servizio di Dio» (A. J. Heschel, Il sabato, il suo significato per l’uomo moderno, Rusconi editore, Milano, 1972, pp. 46-48).

Oggi viviamo nell’era dell’elettronica, in cui gli esseri umani hanno imparato a comunicare per mezzo di strumenti altamente sofisticati, allontanandosi sempre più da quella ch’è una vera relazione di comunicazione tra due esseri. Migliaia di famiglie giungono al divorzio per mancanza di tempo, di comunicazione, allora il sabato fornisce alla coppia il tempo per stare insieme, per approfondire il loro amore, esprimere tenerezze e familiarizzare con il prossimo.

Amare il sabato è amare quello che abbiamo in comune con Dio, con la famiglia, il prossimo, la natura e il resto della creazione. L’uomo senza il sabato sarebbe un uomo che ha conosciuto solo se stesso; sarebbe scambiare Dio per una cosa, sarebbe l’abisso che lo separa dall’universo. Un uomo senza una finestra che dall’eternità si apra sul tempo.

«Se tu trattieni il piede dal violare il sabato, facendo i tuoi affari nel mio santo giorno; se chiami il sabato una delizia e venerabile ciò che è sacro al Signore; se onori quel giorno anziché seguire le tue vie e fare i tuoi affari e discutere le tue cause, allora troverai la tua delizia nel Signore; io ti farò cavalcare sulle alture del paese, ti nutrirò della eredità di Giacobbe tuo padre», poiché la bocca del Signore ha parlato» (Is 58:13,14).

01. Ventitre motivi per osservare il sabato

di Giovanni Leonardi* «Se mi amate, osserverete i miei comandamenti» (Giovanni 14:15). Molti credono che come cristiani non siamo più tenuti a osservare il sabato. Alcuni pensano che non c’è nessun giorno specifico da dedicare al riposo ma che ognuno lo fa quando può o gli conviene, per cui anche la domenica è osservata non …

02. Dal Sabato alla Domenica (breve excursus storico)

Past. Francesco Zenzale Aspetti introduttivi Il Sabato come giorno speciale di riunione e di devozione dei cristiani affonda le sue origini nella Parola di Dio: nell’insegnamento dei profeti, di Gesù Cristo e degli apostoli.[1] Come riconosceva il cardinale Gibbons: «Potete leggere la Bibbia dalla Genesi all’Apocalisse e non troverete una sola parola che autorizzi la …

03. Risposte alle obiezioni inerenti l’osservanza del sabato

«Il vostro parlare sia sempre con grazia, condito con sale, per sapere come dovete rispondere a ciascuno» (Colossesi 4:6) Scrive, P. Giuseppe Piccinno, «La storia della domenica cristiana nel periodo che va dal «giorno della risurrezione di Cristo» fino a Costantino ci dice che la domenica non era giorno di riposo ufficiale. I cristiani lavoravano …

04. La legge di Dio

Studio tratto dal libro LA CONFESSIONE DI FEDE DEGLI AVVENTISTI DEL 7° GIORNO – Le 28 verità bibliche fondamentali – Ed. AdV – Firenze, 2010,  cap. 19 “La Legge di Dio”. I grandi principi della legge di Dio sono contenuti nei dieci comandamenti e sono stati manifestati nella vita di Cristo. Essi sono l’espressione dell’amore …

05. Legge e Grazia

«Voi non siete sotto la legge, ma sotto la grazia» (Rm 6:14). Questo studio è stato tratto dal libro “La legge di libertà” di R. Badenas, ed. AdV, Impruneta, (Fi) Per il suo equilibrio spirituale l’uomo necessita, allo stesso tempo, della legge e della grazia, di norme che lo orientino e della possibilità di inquadrare …

06. Il Sabato

Studio tratto dal libro LA CONFESSIONE DI FEDE DEGLI AVVENTISTI DEL 7° GIORNO – Le 28 verità bibliche fondamentali – Ed. AdV – Firenze, 2010,  cap. 20  “Il Sabato”. Il Creatore, dopo i sei giorni della creazione, si riposò il settimo giorno e istituì il sabato come memoriale della creazione. Il quarto comandamento dell’immutabile legge …

07. La Grazia e il Sabato

Il valore del sabato è tale che qualcuno affermò che «Quando Israele osserverà un solo sabato secondo le prescrizioni, il Messia verrà» (Esodo Rabba 25:12). “Le tradizioni e i costumi degli uomini non devono mai prendere il posto della verità rivelata” (E. G. White).[1] Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». E …