Premessa
La Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno, sin dagli albori, ha svolto un‘opera meravigliosa in favore della salute totale. Infatti, è la prima comunità, nell’ambito protestante, a promuovere attività socio-sanitarie a livello mondiale con conferenze, programmi di vario genere, cliniche e ospedali ad alto livello internazionale. Spesso collabora con l’ONU e altri paesi. Tutto ciò grazie a una sana comprensione della parola di Dio, che indubbiamente è stata ispiratrice e compagna di viaggio.
Sono numerosi i riferimenti biblici che esortano l’uomo a un equilibrato stile di vita. Dalla genesi, primo libro della Bibbia, all’Apocalisse, Dio manifesta un particolare interesse per la salute totale dell’uomo. Il suo primo atto d’amore verso l’uomo riguarda l’alimentazione (Ge 1:29). Dopo il diluvio al popolo d’Israele, impartisce delle precise indicazioni alimentari (Ge 9:1-5). Il libro del Levitico offre un’interessante lista di animali commestibili e non (Le 11:1-47). La lista appare curiosamente in successione al racconto dell’inaugurazione del tabernacolo nel deserto. In questo importante evento la presenza divina si manifestò in modo visibile come non era mai accaduto dall’Eden in poi. Come nel giardino, la fedeltà umana alla parola di Dio si relaziona concretamente con la selezione di certi alimenti, segnalati affinché l’uomo prenda coscienza di ciò che è «sacro e profano, puro e impuro» (Le 10:9-10).
Nel Nuovo Testamento, Gesù mostra una particolare attenzione guarendo chi era debilitato (Mt 14:14) e l’apostolo Paolo afferma che il nostro «corpo è il tempio dello Spirito Santo» e che pertanto dobbiamo interessarci seriamente (1 Co 3: 16-17).
Il giornale dell'Associazione Medica Americana, pubblicò uno studio che paragonava la salute di 11.000 avventisti californiani di sesso maschile con quella di altri maschi dello Stato. In questo studio, fu rilevato che:
- Gli avventisti subivano il primo attacco cardiaco, dieci anni più tardi rispetto alla media dei maschi californiani;
- Gli avventisti pativano attacchi cardiaci in ragione del 40% in meno rispetto agli altri uomini;
- Il cancro della bocca, della laringe e dell'esofago era dieci volte meno comune fra gli avventisti;
- Gli avventisti avevano un livello di colesterolo nel sangue sensibilmente inferiore;
- Gli avventisti vivono dieci anni più a lungo della media e in buona salute.
(The Journal of American Medical Association, 10, October 1966)
È evidente che quando comprendiamo che il nostro corpo è «il tempio dello Spirito Santo» e amiamo Dio con tutto il cuore, immancabilmente sgorga la gioia di rispettare la leggi della salute, tale da glorificare Dio nel nostro corpo, secondo la sua volontà.
DOMANDE E RISPOSTE
Attualmente, soprattutto nei paesi occidentali più ricchi, ci si è progressivamente allontanati dalla dieta ideale, dando il primo posto a cibi che un tempo erano mangiati solo eccezionalmente, come molti alimenti animali (carni e latticini) o che non erano per niente conosciuti, come zucchero, farine molto raffinate (ottenibili solo da procedimenti moderni), oli raffinati (estratti chimicamente da semi o frutti oleosi); o addirittura che non esistono in natura (additivi, conservanti, grassi presenti in alcune margarine).
Soltanto dopo che il diluvio ebbe devastato la terra facendo sparire temporaneamente la vegetazione, la Scrittura accenna al permesso concesso all’uomo di nutrirsi di carne. A partire da questo momento si rileva un brusco accorciamento della vita, di cui probabilmente è causa fondamentale il passaggio al regime carneo e il cambiamento dei fattori ambientali. Per le dieci generazioni antidiluviane la durata media della vita era di 912 anni, mentre per le prime dieci postdiluviane precipita a 317 anni (e quella attuale, come tutti sappiamo, è molto inferiore a quest’ultima!). Tuttavia, per limitare i pericoli provenienti dall’uso della carne, fu indicata una norma di scelta, per cui erano giudicati commestibili alcuni animali detti «puri», e inadatti all’alimentazione gli altri, detti «impuri». La formulazione precisa di questa distinzione si trova nel capitolo undici del libro del Levitico, dove sono elencati vari criteri distintivi a seconda degli animali. Due comunque sono i più importanti, e li riportiamo qui sotto. Si considerano «puri», e quindi commestibili, gli animali che presentano le tre caratteristiche di cui al v. 3: «Mangerete ogni animale che ha l’unghia spartita, il piede forcuto e che rumina». E per i pesci: «Tutto ciò che ha pinne e squame nelle acque, tanto nei mari quanto nei fiumi» (v. 9). La mancanza di una sola di queste caratteristiche sopra menzionate toglie all’animale o pesce la qualifica di «puro», cioè di adatto all’alimentazione. Fra gli animali «impuri», si menziona e si condanna particolarmente il maiale: «… e anche il porco che ha l’unghia spartita ma non rumina; lo considererete impuro. Non mangerete la loro carne e non toccherete i loro corpi morti» (De 14:8).
La scienza conferma la pericolosità dell’uso della carne di quest’animale per la salute dell’organismo umano. La distinzione tra animali «puri» e «impuri» non ha certamente niente d’arbitrario. È ragionevole supporre che essa definisca inadatta all’organismo umano la carne degli animali impuri per i suoi effetti fisiologici diretti. Alcuni eminenti studiosi come il prof. Luciano Pecchiai, ipotizza che alla base di alcune malattie genetiche ci sia il consumo protratto nei secoli di questo tipo di carne. È nostro interesse dunque astenercene mettendo in pratica le sagge istruzioni che ci sono date nella Bibbia. (G. Marrazzo, Ascolta la Parola, ed. ADV, Firenze, 2004, cap. 16, pp. 140-142).
Risposta:La dichiarazione di Gesù si situa nel contesto di una disputa a proposito della legge cerimoniale, propriamente: le abluzioni delle mani prima di mangiare. Infatti, il modo di comportarsi dei discepoli (vv. 1,2) suscita la domanda dei farisei (v. 5), che è spiegata da Marco in un inciso (vv. 3,4). In primo luogo, Gesù non risponde a tono, ma allarga il discorso smascherando l’ipocrisia dei fa¬risei, citando il profeta Isaia (vv. 6,7), ravvisando, nell’atteggiamento dei farisei, la trasgressione della parola di Dio per seguire prescrizioni umane (v. 8).
Nei versetti 9-13, Gesù ri¬prende ancora più duramente l’invettiva contro i farisei: ripetendo la denuncia già espressa, espone un esempio dell’aberrante mentalità farisaica – il giuramento del Corbàn – mettendone in risalto la grettezza e meschinità anche nei riguardi delle persone. Conclude ripetendo per la terza volta il grave rim¬provero.
Come si può facilmente dedurre, da una parte abbiamo i farisei che rimproverano i discepoli perché non si lavano le mani prima di «toccare cibo», una pratica puramente rituale e non sanitaria; dall’altra troviamo Gesù che biasima il comportamento dei farisei perché questi ne combinano una più grossa: «tralasciano il comandamento di Dio» per la «tradizione» umana. Egli mostra loro l’incongruenza dell’utilizzo del «Corbàn» (offerta a Dio), che permetteva di sottrarsi dall’osservanza del quinto comandamento (v. 13).
In questo contesto, che chiaramente non ha nulla a che fare con le prescrizioni sanitarie, ma cultuali e farisaiche, Gesù dichiara: «Non c’è nulla fuori dell’uomo che entrando in lui possa contaminarlo» (v. 15).
Più tardi i discepoli lo interrogano sul senso di questa parabola e Gesù risponde: «Egli disse loro: “Anche voi siete così incapaci di comprendere? Non capite che tutto ciò che dal di fuori entra nell’uomo non lo può contaminare, perché non gli entra nel cuore ma nel ventre e se ne va nella latrina?”. Così dicendo, dichiarava puri tutti i cibi. Diceva inoltre: ”È quello che esce dall’uomo che contamina l’uomo; perché è dal di dentro, dal cuore degli uomini, che escono cattivi pensieri, fornicazioni, furti, omicidi, adultèri, cupidigie, malvagità, frode, lascivia, sguardo maligno, calunnia, superbia, stoltezza. Tutte queste cose cattive escono dal di dentro e contaminano l’uomo» (Mr 7:18-23).
La medesima risposta la troviamo in Matteo 15:16-20, dove, però, viene omessa la frase del versetto 19 di Marco: «dichiarava puri tutti i cibi» dal greco «katharizōn panta brōmata» che significa letteralmente: «purificati tutti gli alimenti».
«Non capite che tutto quello che entra nella bocca va nel ventre ed è poi espulso nella latrina? Ma ciò che esce dalla bocca viene dal cuore, ed è quello che contamina l’uomo. Poiché dal cuore vengono pensieri malvagi, omicidi, adultèri, fornicazioni, furti, false testimonianze, diffamazioni. Queste sono le cose che contaminano l’uomo; ma il mangiare con le mani non lavate non contamina l’uomo».
Quali alimenti Gesù ha dichiarato puri? Gesù dichiara puri, gli alimenti che secondo la legge si potevano mangiare, ma che per i farisei diventavano impuri o contaminati per la mancata purificazione delle mani. Infatti, i farisei rimproverano i discepoli di mangiare con le mani impure, in altre parole non lavate, e Gesù Cristo cerca di far capire che questa negligenza è del tutto umana e non rende impuri gli alimenti che quindi non contaminano l’uomo. L’abluzione delle mani prima di mangiare era una semplice azione salubre, ma i farisei l’avevano trasformata in un rito religioso attinente alla salvezza.
Risposta: «Uno crede di poter mangiare di tutto, mentre l’altro che è debole, mangia verdure. Colui che mangia di tutto non disprezzi colui che non mangia di tutto; e colui che non mangia di tutto non giudichi colui che mangia di tutto, perché Dio lo ha accolto. (…) Io so e sono persuaso nel Signore Gesù che nulla è impuro in se stesso; però se uno pensa che una cosa è impura, per lui è impura» (Ro 14: 2, 3, 14).
Se noi applichiamo la formula: «nulla è impuro in se stesso» nel senso rigorosamente letterale, mettiamo l’apostolo Paolo in contraddizione con se stesso. Difatti, nella seconda lettera ai Corinzi, l’apostolo, riconosce che certe cose sono realmente impure quando egli cita Isaia 52:11: «Perciò, uscite di mezzo a loro e separatevene, dice il Signore, e non toccate nulla d’impuro; e io vi accoglierò» (2 Co 6: 17).
La pratica religiosa dall’astensione della carne sacrificata agli idoli era largamente diffusa nel mondo antico, soprattutto nel mondo giudeo – cristiano. Infatti, i credenti di Roma erano turbati proprio come la comunità di Corinto, perché ritenevano che mangiare della carne che era stata offerta agli idoli, significasse in qualche modo contaminarsi e commettere idolatria.
Nella lettera ai Corinzi l’apostolo Paolo scrive: «Quanto dunque al mangiare carni sacrificate agli idoli, sappiamo che l’idolo non è nulla nel mondo, e che non c’è che un Dio solo. Poiché, sebbene vi siano cosiddetti dèi sia in cielo sia in terra, come infatti ci sono molti dèi e molti signori, tuttavia per noi c’è un solo Dio, il Padre, dal quale sono tutte le cose, e noi viviamo per lui, e un solo Signore, Gesù Cristo, mediante il quale sono tutte le cose e mediante il quale anche noi siamo. Ma non in tutti è la conoscenza» (1 Co 8: 4-7).
Notiamo bene il modo in cui Paolo affronta il problema: «… alcuni, abituati finora all’idolo, mangiano di quella carne come se fosse una cosa sacrificata a un idolo; e la loro coscienza, essendo debole, ne è contaminata. Ora non è un cibo che ci farà graditi a Dio; se non mangiamo, non abbiamo nulla di meno; e se mangiamo non abbiamo nulla di più. Ma badate che questo vostro diritto non diventi un inciampo per i deboli. Perché se qualcuno vede te, che hai conoscenza, seduto a tavola in un tempio dedicato agli idoli, la sua coscienza, se egli è debole, non sarà tentata di mangiare carni sacrificate agli idoli? Così, per la tua conoscenza, è danneggiato il debole, il fratello per il quale Cristo è morto» (1 Co 8: 7-11).
Secondo l’apostolo Paolo, l’uomo forte o maturo, nel senso spirituale, è chi mangia della carne che era stata prima sacrificata alla divinità, senza alcun timore, perché è consapevole della non esistenza degli idoli. Per lui anche se un alimento è stato offerto a un idolo non cambia nulla, perché egli non ci crede. L’uomo debole è invece chi «mangia solo verdure». Ovvero, una persona, forse, da poco convertita che non ha ancora superato completamente il suo timore verso le sue antiche divinità. Pertanto riteneva che mangiare della carne che era stata prima sacrificata agli idoli, significasse partecipare al culto idolatra.
Gli alimenti in sé erano puri, ma per lui, a causa della sua conoscenza debole, erano Koinos, ovvero impuri, immangiabili. In Romani 14:14, Paolo dice che non c’è nulla di impuro in se sesso, e che ciò che si ritiene impuro è dovuto al fatto che i neofiti, in qualche modo sono ancorati alle divinità pagane: una specie di superstizione.
Concludendo, ambedue i gruppi: i deboli e i forti, restano nell’ambito della fede, ma i vegetariani sono deboli nella fede, ossia non hanno ancora la forza di affrontare la libertà che il cristiano possiede in Cristo come fanno invece gli altri che Paolo chiama «forti»; i primi sono «deboli» perché sono ancora ancorati a reminiscenze pagane, che condizionano la loro libertà acquisita in Cristo. La differenza non sta nella natura della carne, ma piuttosto nello spirito e nella comprensione dell’insegnamento evangelico. È una semplice questione di maturità spirituale.
Risposta: La Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno crede che la grazia sia elargita da Dio come dono esaustivo e quindi non richiedente compenso quale l’osservanza della legge, di norme alimentari, sacrifici, promesse, ecc. (Ef 2:8-9). Non ci sono condizioni accessorie. La grazia, dono di Dio, non è un espediente pubblicitario: è assolutamente e completamente gratuita. Non dobbiamo guadagnarci il cielo facendo qualcosa: il perdono, la vita eterna sono nostre per quello che Gesù ha fatto per noi (1 P 1:18-19).
Tuttavia, la chiesa cristiana avventista, crede che le direttive divine circa il nostro modus vivendi sono sgorganti dalla salvezza. La grazia in sé è portatrice di benessere spirituale, sociale e fisico. Dio aiuta il povero, l’oppresso, il malato terminale e tutti quelli che soffrono. Si rivolge a chi ha bisogno e risponde a quelle necessità che nessun’altro può soddisfare. I suoi interventi implicano la liberazione e la protezione, il soccorso e la guarigione sorretta dall’ingiunzione a non continuare a vivere in modo dissoluto (Gv 5:14). L’apostolo Paolo nella Lettera a Tito evidenzia l’attività pedagogica della grazia. Egli sostiene che essa «ci insegna a rinunciare all’empietà e alle passioni mondane, per vivere in questo mondo moderatamente, giustamente e in modo santo, aspettando la beata speranza e l’apparizione della gloria del nostro grande Dio e Salvatore, Cristo Gesù» (Tt 2:12,13).
La grazia promuove in chi è giustificato (Tt 3:4-7) uno stile di vita secondo i frutti dello Spirito che sono: «amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mansuetudine, autocontrollo» (Ga 5:22). Essendo il nostro corpo «tempio dello Spirito Santo» (1 Co 6:19), l’ecologia della persona non riguarda solo i pensieri negativi, ma anche le abitudini alimentari. Un’errata alimentazione, l’uso di droghe, alcol e tabacco possono avvelenare i nostri corpi, i pensieri e le relazioni.
Il corpo non è qualcosa da considerare privo di significato. L’intero nostro essere, in tutte le sue espressioni: fisico, psichico e spirituale, fluisce dalle mani di Dio (Ge 2:7), quindi merita di essere trattato con cura. In tal senso il Signore diede ad Adamo ed Eva, delle precise indicazioni su come salvaguardare la dignità del corpo (Ge 2:9,16). Gesù promise di mangiare e bere con i suoi discepoli nel regno di Dio (Lu 22:16-18) e Giovanni vide i re¬denti liberati dal problema della fame e della sete (Ap 7:16). È dunque saggio curare la nostra salute, non come coadiuvante della salvezza, ma nella gioia della grazia.
Quest’opera meravigliosa della grazia è possibile nell’azione dello Spirito Santo (2 Te 2:13). Quando il credente studia la vita di Cristo, lo Spirito Santo agisce sulla sua mente e sulla coscienza rigenerando le facoltà fisiche, mentali e spirituali (Tt 3:5; 1 Te 5:23). Di fatto lo Spirito Santo non rivela soltanto il Cristo all’uomo, ma nella sua qualità di sostituto di Cristo in noi, ci trasforma alla sua immagine, determinando il rinnovamento radicale nella nostra vita (Ro 8:1-10).
È errato pensare che Dio non sia interessato alla nostra salute; ed è altrettanto sbagliato cogliere l’invito di Dio a non mangiare cibi impuri, come una proibizione. Questo falso concetto s’addice bene a qualche sciagurato padre o madre che si disinteressa della salute dei propri figli, ma non ha nulla a che fare con Dio. A ragione Gesù disse: «Se dunque voi, che siete malvagi, sapete dare buoni doni ai vostri figli, quanto più il Padre vostro, che è nei cieli, darà cose buone a quelli che gliele domandano!» (Mt 7: 11).
Dio desidera più d’ogni altra cosa al mondo il nostro bene; Egli vuole prendere cura della nostra salute fisica, mentale e spirituale, ma spesso noi preferiamo il frutto dell’albero della conoscenza del bene e del male, del proprio discernimento, e questo, spesso, non favorisce lo «star bene». Il paradosso è che noi, da malati, chiediamo a Dio di guarirci; ma non dovremmo forse prima chiedergli perdono per avere scelto uno stile di vita nutrizionale non conforme alla sua volontà?
In breve, non sarà l’alimentazione a farci guadagnare la via del cielo; siamo salvati per grazia e per essa soltanto (Ef 2:8). Tuttavia, potremmo fallire e non realizzare il proposito di Dio per le nostre vite per colpa di abitudini alimentari errate che potrebbero provocare malattie e morti premature ed evitabili. Non lasciamoci fuorviare: quello che mangiamo è importante. Il credente dunque è invitato a concedere spazio «affettivo» alla grazia affinché promuova un autocontrollo, che non sia di facciata, ma autentico, capace di un nuovo orientamento che coinvolga tutti gli aspetti della vita, quali la spiritualità, le relazioni sociali, la salute del corpo, l’economia, l’attività fisica, ecc.
Approfondimento: La dignità del corpo
Risposta: «Nel primo libro della Bibbia, la Genesi, è il Creatore in persona a offrirci il menù perfetto una buona salute: «Dio disse: “Ecco, io vi do ogni erba che fa seme sulla superficie di tutta la terra, e ogni albero fruttifero che fa seme; questo vi servirà di nutrimento”» (Ge 1:29). Questa dieta originale era totalmente basata sui vegetali. Quando Adamo ed Eva lasciarono il giardino, il Signore aggiunse «l’erba dei campi» (3:18), o ortaggi a radice al loro cibo quotidiano. Stabilendo il nostro tipo di alimentazione su quei cibi saggiamente selezionati nelle giuste quantità dal menù del nostro Creatore, potremo tranquillamente supplire alle nostre necessità nutrienti ottimali:
Cereali: dovrebbero costituire la base della nostra alimentazione; comprendono pane, pasta e riso tutti di farina integrale. Se pro¬venienti da fonti grezze (non raffinate), ciascuno di quei cibi sarà ricco di fibra, carboidrati complessi e una serie di vitamine e cereali.
Frutta e verdura: sono alimenti che si presentano in un’ampia gamma di colori, sapori e consistenza; costituiscono la fonte più copiosa di fitochimici protettivi, antiossidanti, vitamine e mine¬rali. Molte persone sembrano preferire la frutta alla verdura, ma al nostro organismo serve un’assunzione equilibrata dei due tipi di alimenti. Quelli che si presentano nei colori più accesi spesso con¬tengono quantità superiori di fitochimici e antiossidanti.
Legumi, frutta secca e semi: legumi come i fagioli, i piselli e le len¬ticchie sono un’eccellente fonte di proteine buone, ma anche di mi¬nerali, vitamine e altri elementi protettivi. La frutta secca oleaginosa e i semi forniscono i grassi essenziali, ma dato che sono una fonte concentrata di calorie, li dovremmo limitare a non più di una o massimo due porzioni al giorno. In questo gruppo i non vegetariani includerebbero pesce, pollame e carne, ma si tratta di alimenti che sarebbe bene consumare in quantità molto moderate. Qualcuno decide di inserire nella propria dieta anche le uova e i latticini. È im¬portante sapere che tutti i prodotti di origine animale contengono molto colesterolo, che può contribuire alla comparsa di patologie coronariche. Sebbene i cibi di origine animale garantiscano molti importanti nutrienti, tra i quali il calcio e la vitamina B12, presen¬tano alcune problematiche per la salute. La vitamina B12 compare solo nei prodotti animali e previene l’anemia perniciosa e disturbi neurologici, favorendo anche la normale divisione cellulare. È fon-damentale, per quanti decidono di non consumarli, inserire nel proprio regime alimentare un numero sufficiente di cibi arricchiti con tale vitamina o altrimenti assumerla sotto forma di integratore su base quotidiana.
Grassi, oli, dolciumi e sale: il corpo ha bisogno di questi nutrienti solo in minima quantità. Se i grassi essenziali e il sodio sono vitali per una condizione ottimale di salute, la loro eccessiva assunzione può causare gravi problemi. Lo iodio è un minerale essenziale fa¬cilmente ottenibile se si usa sale iodato, ma lo si può ricavare anche dal sale marino, dalle alghe o da un integratore. Per essere in salute non serve invece lo zucchero raffinato, ma usato in modestissime quantità aggiunge alle pietanze sapore e gusto. I nutrizionisti oggi riconoscono che il cibo vegetale dovrebbe rappresentare la base di un’alimentazione sana in grado di sostenere il nostro stato di salute e di ridurre il rischio di malattie. Una delle chiavi principali per riu¬scire ad avere una dieta vegetale equilibrata è selezionare una varietà di alimenti il cui colore, consistenza e sapore la rendano più appe¬tibile. Alimenti che sarebbe meglio provenissero dalla coltivazione naturale, quindi non raffinati e nemmeno confezionati. L’obiettivo dovrebbe essere quello di mangiare cibo integrale». (Mark A. Finley and Peter N. Landless, Segreti del Benessere, Consigli per migliorare la qualità della vita, ed. ADV, Firenze , 2014, pp. 24-26).
In breve, la chiesa cristiana avventista crede che sia importante adottare la dieta più sana possibile e astenerci dai cibi impuri indicati nelle scritture. Un’alimentazione ovo-lacto-vegetariana è plausibilmente compatibile col desiderio di Dio nel prenderci cura del nostro corpo quale tempio dello Spirito Santo.
Risposta:Rolando Rizzo in un suo articolo elenca sette fattori attuali che trasformano radicalmente il significato che ha avuto la bevanda alcolica dai tempi biblici rispetto al mondo moderno, e ne fanno oggi il killer sociale numero uno dell’intero pianeta. Un killer cui una comunità cristiana, cosciente della propria vocazione, non può che opporre una radicale resistenza. Fra i tanti elementi di riflessione:
1. Le sole bevande alcoliche che gli uomini biblici conoscevano erano il vino e la birra. Oggi sono migliaia in tutte le culture e aumentano ogni giorno. Una pubblicità pressante è riuscita a farne la necessità di ogni momento della vita, soprattutto se lieto. Non è raro che in una normale cena tra amici si consumino in quantità diverse 8-10 bevande alcoliche diverse.
2. La bevanda alcolica media dei tempi biblici (che non conosceva la distillazione) non superava i 9-10 gradi; in certi casi poteva raggiungere estremi di 15-16 gradi. Usando la metafora della droga, allora, esisteva la possibilità dello spinello da cui, però, era impossibile passare all’eroina. Oggi si va dai 5-6 gradi dei wine cooler, ai 7-8 gradi degli spumantini, ai 40 gradi e oltre della Vodka, passando per gli amari detti digestivi con 35-40 gradi… L’alcolismo nasce spesso dall’accumulo giornaliero di piccole dosi di varie bevande alcoliche.
3. Nel passato, le bevande alcoliche si trovavano nelle rare cantine dei ricchi e nelle poche bettole, ai crocicchi delle strade e nei villaggi. Anche volendo bere, la possibilità di reperirle era molto complicata. Le bevande alcoliche erano consumate prevalentemente nei giorni di festa. Oggi, non solo si possono reperire bottiglie in ogni angolo di strada, ma ogni casa media è fornita di un piccolo bar.
4. Un adolescente dei tempi biblici, quando vedeva il proprio genitore bere aveva scarsissime possibilità di imitarlo lontano dalle feste. Non c’era nessuna TV che lo spingeva a bere, nessuna immagine che associava l’alcol al successo e alla forza. Non c’erano le mille occasioni di bere, sniffare, fumare, che oggi, con il denaro in tasca, un ragazzo può incontrare a ogni angolo. Il ragazzo di allora, viveva la maggior parte del suo tempo nell’ambito della famiglia patriarcale formata da genitori, nonni, zii e fratelli maggiori. Una fortezza pedagogica contro il vizio che oggi non esiste più.
Malgrado ciò «la Bibbia ci avverte al riguardo: ”Il vino è schernitore, la bevanda alcolica è turbolenta, chiunque se ne lascia sopraffare non è saggio”. ”Guai a quelli che la mattina si alzano presto per correre dietro alle bevande alcoliche e fanno tardi la sera, finché il vino li infiammi” (Pr 20:1; Is 5:11). Anche Paolo mette in guardia i credenti contro i pericoli dell’ubriachezza: ”Non ubriacatevi, il vino porta alla dissolutezza; ma siate ricolmi di Spirito” (Ef 5:18).
L’alcol degrada e deprava tutti quelli che cadono sotto il suo dominio. L’alcolismo è una delle maggiori piaghe del mondo moderno. Questo nemico dell’individuo e della specie umana è la causa della maggior parte degli incidenti stradali e riempie prigioni e cliniche di esseri umani a lui dipendenti, quando non fa terminare i giorni delle sue vittime in liti tremende. La Bibbia dà un giudizio severo su tutti quelli che sono schiavi dell’alcol: ”… né ubriachi, né oltraggiatori, né rapinatori erediteranno il regno di Dio” (1 Co 6:10)». (G. Marrazzo, Ascolta la Parola, ed. ADV, Firenze, 2004, pp. 143,144).
Approfondimento: Astemi perché?
La Chiesa Cristiana Avventista del 7° Giorno, pur insegnando l’importanza di un’alimentazione vegetariana, si attiene agli insegnamenti contenuti nella parola di Dio. Nel ventiduesimo punto dottrinale si legge: «… Oltre a un adeguato esercizio fisico e al riposo, dobbiamo adottare la dieta più sana possibile e astenerci dai cibi impuri indicati nelle Scritture. Poiché le bevande alcoliche, il tabacco e l’uso irresponsabile di droghe e narcotici sono dannosi al nostro corpo, dobbiamo astenercene. Al contrario dobbiamo impegnarci in ciò che aiuta i nostri pensieri e i nostri corpi a essere in armonia con l’insegnamento di Cristo, che desidera la nostra salute, la nostra gioia e il nostro bene» (Manuale di Chiesa, «Dottrine fondamentali» ed. ADV, Firenze, 2006, p.16.).
«L’Antico Testamento offre alla nostra meditazione un notevole esempio degli effetti benefici di una sana alimentazione. Giovanissimo, il profeta Daniele fu fatto prigioniero e deportato a Babilonia e fu scelto insieme con altri tre giovani ebrei, nobili come lui, per servire nel palazzo del re. Qui egli prese «in cuor suo la risoluzione di non contaminarsi con le vivande del re e col vino che il re beveva». Per questo, convinse il suo sorvegliante a nutrire lui e i compagni con una semplice dieta vegetariana, per un periodo di prova di dieci giorni. «Alla fine dei dieci giorni, essi avevano miglior aspetto ed erano più prosperosi di tutti i giovani che avevano mangiato i cibi del re. Giunto il momento della loro presentazione, il capo degli eunuchi condusse i giovani da Nabucodonosor. Il re parlò con loro; ma fra tutti quei giovani non se ne trovò nessuno che fosse pari a Daniele, Anania, Misael e Azaria, i quali furono ammessi al servizio del re. Su tutti i punti che richiedevano saggezza e intelletto, sui quali il re li interrogasse, li trovava dieci volte superiori a tutti i magi e astrologi che erano in tutto il suo regno» (Daniele 1:8,15,18-20). L’esempio di Daniele e dei suoi compagni, e molti altri che si potrebbero citare, mostrano eloquentemente che, se l’uomo mettesse in pratica i principi enunciati dalla Bibbia e praticasse l’equilibrio e l’autocontrollo nelle cose permesse, e l’astinenza in quelle nocive, non solo vivrebbe più a lungo, ma godrebbe di una vita più sana e felice». (G. Marrazzo, Ascolta la Parola, ed. ADV, Firenze, 2004, p. 145).
Approfondimento: L’etica Cristiana
01. Astemi, perché?
Stile di vita: La scelta di non fare uso di bevande alcoliche può avere un fondamento biblico? L’alcol è responsabile di molti incidenti e sofferenze; per un credente avventista l’astinenza è in armonia con il messaggio della Bibbia pur senza un divieto categorico (Rolando Rizzo) Avventista convinto sin dall’infanzia, la mia identificazione con la chiesa …
02. La dignità del corpo
Possiamo riassumere molte delle caratteristiche della nostra esistenza dicendo che l’essere umano è essenzialmente corporeo. Esistiamo in una forma corporea. Non si tratta semplicemente del fatto che abbiamo un corpo. Più precisamente, noi siamo il corpo.[1] Troviamo questa fondamentale caratteristica dell’esistenza umana in una delle più importanti dichiarazioni bibliche sull’uomo: «Allora il Signore Dio plasmò …
03. L’etica cristiana
Questo studio è stato tratto dal libro «LA CONFESSIONE DI FEDE DEGLI AVVENTISTI DEL 7° GIORNO “Le 28 verità bibliche fondamentali”, ed. AdV, Firenze, 2010». «Siamo invitati a essere un popolo santo che pensa, sente e agisce in armonia con i principi del cielo. Affinché lo Spirito possa ricreare in noi il carattere del nostro …